PADRONANZA DI SÉ

    II modo di educare il bambino è diverso da quello adatto per l’adulto, perciò si richiede assai più calma e padronanza di sé. Del resto il fanciullo non comprende subito quanto gli dite, immerso com’è in un sogno inferiore. Se la vostra voce è troppo forte o stridula, il suo apparato uditivo non registra che suoni privi di senso.     * II modo di educare il bambino è diverso da quello adatto per l’adulto, perciò si richiede assai più calma e padronanza di sé. Del resto il fanciullo non comprende subito quanto gli dite, immerso com’è in un sogno inferiore. Se la vostra voce è troppo forte o stridula, il suo apparato uditivo non registra che suoni privi di senso. Scompigliato, sgridato, scosso, perde il poco controllo che ha su di sé, s’affanna, diventa goffo, timido, pauroso.
Se questi fatti si ripetono spesso, c’è pericolo che acquisti quel famoso complesso d’inferiorità che ne farà un vinto della vita o un ribelle.

* Quando il bambino fa del suo meglio, conviene lasciargli tutto il tempo possibile, che è normalmente più lungo di quello necessario per l’adulto, per tutti quegli atti la cui esecuzione richiede una coordinazione e una precisione che non sono innate. Alcuni psicologi hanno notato che i “Presto! presto! Sbrigati!…”, invece di sveltire l’azione, la complicano per colui che la deve compiere, rendendola, diremo così, ” più laboriosa “.

* Non è sempre facile mantenere la calma. Alle numerose preoccupazioni personali che opprimono quelli che hanno il peso d’una famiglia, si aggiungono la trepidazione della vita moderna e il rapido logorio nervoso, soprattutto quando la famiglia non ha che un alloggio precario o insufficiente. Tuttavia, ad ogni costo bisogna che vi manteniate calmi: otterrete un risultato migliore con meno logorio nervoso. Sono poi in gioco l’equilibrio e la confidenza dei vostri bambini!

* Per mantenere la calma bisogna che siate prima di tutto convinti della sua importanza per voi e per i vostri fanciulli. Quando poi sentite di trovarvi all’estremo (ma se è possibile, non attendete mai l’ultimo limite), fermatevi per pochi minuti; isolatevi e possibilmente coricatevi per un istante; sgranchitevi e distendete i vostri muscoli l’uno dopo l’altro; respirate profondamente tre o quattro volte; comportatevi come se foste calmissimi; mostratevi sorridenti. Potrete costatare che le cose andranno meglio.

* Spessissimo i fanciulli sono irritati unicamente perché si fanno irritare.

* Salvo il caso di cattivo tempo, fate in modo che i bambini prendano aria quotidianamente e possano divertirsi con gioia. Tenere rinchiuso un bambino tutta un’intera giornata in un appartamento, è tenere un leone in gabbia, è richiedergli uno sforzo sovrumano.

* Non dimenticate che il bambino modella istintivamente il suo comportamento su quello dei grandi. Se si comincia a rassicurare un bambino che non ha mai sognato di aver paura, o a consolare un altro cui non è mai passato per la testa il pensiero di disperarsi, si crea in lui la paura o il dispiacere.

* Un fanciullo batte la testa, piange. Non si tratta di vezzeggiarlo oltre misura, nè di punirlo perché si è fatto male. Il padre o la madre, irritati, a volte esclamano: ” Ben ti sta “, salvo a giustificare subito questo giudizio: ” Non dovevi correre… Dovevi fare attenzione… Se facevi ciò che ti avevo detto, non avresti cozzato! “. Si sgrida l’infelice perché si è fatto male, o meglio, perché si è stizziti che si sia fatto male. La vittima d’altra parte protesta contro tanta incomprensione con grida, via via più acute.

* Un musone o un collerico sono sempre disarmati dalla calma dei familiari, Compresi della loro stupidaggine, non possono decentemente volgere il rancore contro nessuno, e perciò non hanno altra risorsa che fare ammenda onorevole. Al contrario, se si accorgono che gli altri si esasperano per causa loro, comprendono di aver raggiunto lo scopo e sono pronti a ricominciare alla prima occasione.

* Non rispondete alla collera con la collera. Potete esigere che il bambino si padroneggi allorché voi stessi ne siete incapaci? Al contrario, date prova di essere doppiamente calmi, verso un tale bambino. A nulla gioverebbe il batterlo.

* Come la calma incute rispetto e silenzio, così il nervosismo sovreccita. L’asprezza sconcerta il bambino: per lui persona veramente grande è quella che si sa dominare e conservare la calma. Quando la vede andare in collera fino a perdere il controllo di sé, quando la vede nervosa, irritata e irritante… il rispetto diminuisce e l’autorità perde la sua forza.

* Genoveffa (14 anni) non va molto d’accordo con la madre e d’altra parte si accorge che questa non si sa padroneggiare. Ripetute volte, mentre la madre la schiaffeggiava, rispondeva: ” Batti pure, so bene che ciò ti distende i nervi “; e la madre era obbligata a smettere. Risultato: la madre non ha più alcuna autorità e influenza sulla figlia alla quale non ispira più rispetto.

* La calma venne definita: ” La maestà della forza “. Padronanza inferiore, la quale fa sì che non si impartisca un ordine importante senza averci prima pensato con piena cognizione di causa, e che permette di giudicare con imparzialità ciò che conviene al bene del bambino. Padronanza esteriore, riflesso di quella interna che si legge nella calma del viso, dello sguardo, dell’andatura, dei gesti, del linguaggio.

* L’umore uguale e l’equilibrio debbono presiedere gli studi, nei piccoli come nei grandi. Non scuotete il bambino, non abbrutitelo con rimproveri, non lo fate vivere in mezzo alle tempeste e ai lampi dell’impazienza. Non urlate a squarciagola: ” Non combinerai mai nulla! Sarai buono a nulla! Sarai la vergogna della tua famiglia! “. Tempo e forze perdute. Anzichè recitare questo melodramma, riprendete dolcemente e instancabilmente ciò che il bambino non ha capito. Poiché si tratta di questo: il bambino dice delle assurdità quando non capisce o non ama ciò che gli si insegna.

* Se proviamo a sorvegliarci attentamente durante un’intera giornata nei diversi atteggiamenti verso i fanciulli, quante sgridate inutili, eccessive, proibizioni intempestive, strilli e chiasso scopriremo! Quanto rumore fanno fanciulli ed educatori! E dire che questi fanno rumore per impedire a quelli di farne. Alziamo troppo spesso la voce e dobbiamo riconoscere che la maggior parte delle parole, indirizzate ai bambini nel corso della giornata, hanno un tono autoritario, annoiato, offeso, irritato, e che, dopo tutto, nel 50% dei casi avremmo potuto stare zitti o parlare con calma. Alziamo la voce perché siamo alti un metro più dei bambino e perché dobbiamo abbassare gli occhi per guardarlo. E lui, poiché deve alzare gli occhi verso di noi, si sente impotente e schiacciato. Non ci chiniamo abbastanza verso il bambino: gli parliamo dall’alto e a distanza. Se avete un’osservazione da fare ai vostro piccolo, abbassatevi davanti a lui, così da guardarlo da vicino e alla stessa altezza: vi accorgerete che la voce sarà molto più dolce: provatevi ad adirarvi in quella posizione!

* Non avete il diritto di perdere il controllo di voi stessi. Mai i vostri nervi prendano il sopravvento! Non date spettacolo ai piccoli quando non siete più padroni di voi stessi: non c’è nulla che faccia perdere l’autorità e il prestigio come il nervosismo collerico.

* Per favorire nel fanciullo la conquista del corpo per mezzo dello spirito, l’adulto non ha molto da fare: deve concedergli spazio, dargli libertà di movimento, fornirgli il materiale della sua esperienza. Ciò però che deve dargli innanzi tutto è la calma, perché il rumore dissipa e stanca; il silenzio invece favorisce lo sforzo e porta al raccoglimento. Tutto ciò non è difficile. Una volta compreso il compito del bambino, l’adulto assume subito un atteggiamento di rispetto; si abitua a parlare a voce bassa e a contare le parole; si guarda dall’intervenire intempestivamente e dall’imporsi. Non giudica più, compatisce; non rimprovera, ma viene in aiuto.
Così, nella grande opera che si compie dinanzi ai suoi occhi, non si attribuisce la parte principale, ma umilmente cerca di assecondare il fanciullo negli sforzi di coordinazione che, nel bambino diventato adulto, devono pervenire al trionfo dello spirito.