INDEFETTIBILITÀ

Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. INDEFETTIBILITÀ (della Chiesa): l'indefettibilità è quella prerogativa della Chiesa, in virtù della quale essa durerà fino alla consumazione dei tempi, conservando inviolato il deposito trasmessole dal suo Sposo Divino (implica perciò l'infallibilità).

Anche questa prerogativa promana dalla natura e dal fine della Chiesa stessa; infatti essendo essa la continuatrice dell'opera di Cristo deve durare finché vi sarà sulla terra un'anima da salvare. Del resto il Redentore ne ha fatto esplicita promessa: «Io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli» (Mt. 28, 20); «Le porte dell'inferno non prevarranno contro la mia Chiesa» (Mt. 16. 19). S. Ambrogio, facendo eco alle parole di Cristo, paragona la Chiesa ad una nave «che viene continuamente agitata dai marosi e dalle procelle, ma che non potrà mai naufragare perché il suo albero maestro è la Croce di Cristo, il suo nocchiero è il Padre e il custode della sua prora lo Spirito Santo, i suoi rematori gli Apostoli» (Liber. de Salomone, c. 4).
Alla promessa divina ha risposto ubbidiente la storia. Ogni età ha messo a prova la costanza e la stabilità della Chiesa: le persecuzioni dei primi secoli, le eresie trinitarie e cristologiche dal IV all'VIII secolo, lo scisma d'Oriente e il nicolaismo d'Occidente, la lotta tra papi e imperatori nel Medioevo, la riforma, la rivoluzione francese, sono passate come bufere sul tempio di Dio che è rimasto immobile in mezzo al crollo d'imperi, d'istituti e di civiltà che sembravano destinate a sfidare i secoli. «Stat crux dum volvitur orbis!».
Perciò il Concilio Vaticano affermava che «l'invitta stabilità della Chiesa è un grande e perenne motivo di credibilità e una testimonianza irrefragabile della sua missione divina, onde come un segno levato tra i popoli (Is. 11, 12) invita a sé gli infedeli e assicura i suoi figli che la fede che essi professano è poggiata sopra un fondamento sicurissimo» (DB, 1794).