IDOLATRIA

Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. IDOLATRIA (dal gr. = culto degli idoli): consiste nel prestare a false divinità il culto che si deve soltanto a Dio.

Alcuni Padri dicono che l'idolatria è la più grave offesa che si possa fare a Dio, perché gli ruba l'onore e pospone il Creatore alla creatura.
L'idolatria nella sua forma più volgare identifica la divinità (qualunque essa sia) con l'idolo (immagine materiale): in questo senso essa s'avvicina al Feticismo (v. questa voce), che però più che una religione è una bassa magia utilitaria e individuale. In una forma più elevata, secondo l'opinione e l'insegnamento dei sacerdoti e dei dotti, l'idolatria presenterebbe l'idolo come l'immagine della divinità alla quale propriamente si riferirebbe il culto. Ma è storicamente provato che gli idolatri ammettono che la divinità informa l'idolo col suo spirito, che resta sempre presente e legato ad esso. Contro i razionalisti i cattolici dimostrano, in base a una oggettiva critica dei documenti, che l'idolatria non è il primo stadio della religione, ma è piuttosto una degenerazione: dal monoteismo al politeismo idolatrico e non viceversa. L'uomo cadde nell'idolatria man mano che perdette di vista il Dio supremo e vero sotto la pressione delle passioni (cfr. s. Paolo nella Lett. ai Rom. c. 1). Il senso del divino, che è in fondo ad ogni religione, è anche la radice dell'idolatria: esso subisce una deviazione dalle sfere celesti verso le cose terrene, probabilmente sotto l'azione dell'animismo (v. questa voce), per cui gli antichi credevano che ogni cosa fosse animata e mossa da uno spirito. La Chiesa fu sempre assai severa coi cristiani caduti nell'idolatria durante le persecuzioni.
 V. Animismo, Feticismo.