I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Progresso e numero dei delitti

1. Grande è il numero dei misfatti su la terra.
2. Bisogna gemere sul progresso del male.

1. GRANDE È IL NUMERO DEI MISFATTI SU LA TERRA. – La Sacra Scrittura ci dice che ai tempi di Noè era tale la piena dei delitti, che Dio poté dire che ogni uomo aveva deviato dal retto sentiero, che tutta la terra era corrotta, e che il mondo tutto riboccava di ogni sorta d\’iniquità (Gen. VI, 11-12). O come simili ai giorni di Noè, sono i giorni presenti! Non potrebbe forse un nuova Michea gridare con ragione: «Il santo scomparve dalla terra, e il giusto si involò di mezzo agli uomini; tutti tendono insidie nel sangue; il fratello caccia a morte il fratello»? (MICH. VII, 2).
 In conseguenza dello sterminio (atto dall\’Angelo del Signore in mezzo agli Egizi, nota il sacro testo che non vi era casa La quale non avesse da piangere qualche morto (Exod. XII, 30). Poveri noi! non si potrebbe oggidì asserire, in vista dello spaventoso progresso che va facendo il mal costume, che quasi non vi è famiglia che non debba lamentare un qualche morto spirituale? Sembrano fatti per noi i gemiti del Profeta su la quasi universale corruzione degli uomini, tanto che raramente s\’incontra chi nuoti salvo tra il comune pervertimento, essendo tutti caduti in dissoluzione, divenuti inutili e fatti abominevoli per i loro iniqui divisamenti Psalm. XIII, 1, 3).
 Leggiamo nel libro II dei Maccabei, che al tempo di Antioco si facevano grandi stragi di giovani, di vecchi, di donne, di ragazzi e di
 fanciulle (V, 13). Triste immagine di quello che noi vediamo per il numero e progresso dei misfatti!… La maggior parte degli uomini serve al demonio e diventa sua preda e pascolo, così che vediamo avverata la parola di Michea: «La terra sarà desolata dai delitti» (VII, 13).
 Non possiamo forse appropriare al secolo nostro quelle parole di S. Paolo: «Molti vi sono disobbedienti, frivoli, seduttori»? (Tit. I, 10) e quelle altre di S. Giovanni: Tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, portano nelle loro mani o sul fronte impresso il suggello, il carattere della bestia? (Apoc. XIII, 16). Infatti qual altro secolo mai più del presente ha veduto tanta piena d\’indifferenza, d\’incredulità, di empietà, di bestemmie, di profanazioni, di odi, di ribellioni, di calunnie, d\’impurità, d\’ingiustizie, di menzogne, di scandali, di orgoglio, d\’invidia, di avarizia, di ambizione, d\’eccessi in ogni genere?
 
 2. BISOGNA GEMERE SUL PROGRESSO DEL MALE. – Ai tempi che l\’empio Antioco opprimeva di mali il popolo di Dio, il pio ed intrepido Matatia così esalava il dolore dell\’animo suo: Misero me! perché sono io nato per vedere l\’afflizione del mio popolo e la rovina della città santa, per dimorarvi mentr\’essa è data in mano ai suoi nemici? Il suo santuario sta in potere di stranieri, il suo tempio è come uomo zimbello all\’ignominia; i monumenti della sua gloria furono trasportati su terra straniera, i suoi vecchi furono scannati, e i giovani passati a fil di spada. Fu spogliata di tutta la sua magnificenza; di libera divenne schiava, e quanto vi era in lei di bello, di splendido, di santo, fu manomesso e profanato. Perché dunque noi viviamo ancora? E Matatia coi suoi figli si stracciarono le vesti e vestirono il cilizio e fecero grande lutto; quindi ad alta voce Matatia si mise a gridare per la città: Chi ha zelo della legge e osserva l\’alleanza del Signore, mi segua. E si ritirò egli e i suoi figli ai monti, abbandonando tutto ciò che nella città avevano (I Mach. II). Assistendo noi ai medesimi eccessi, e forse più enormi ancora, imitiamo questo santo vecchio e i suoi figli; gemiamo, piangiamo, preghiamo, fuggiamo.