GESÙ CRISTO

Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. GESÙ CRISTO (Gesù, dall\’ebr. Ieshùa = Salvatore; Cristo dal gr. = Unto cioè Messia). E\’ il Figlio di Dio fatto uomo.

Gli Evangeli ci permettono di ricostruire il quadro della vita di Cristo e di comprenderne l\’insegnamento con perfetta aderenza alla realtà storica che l\’una e l\’altro precedette ed accompagnò. Il periodo dell\’infanzia di Gesù costituisce un ciclo in sé compiuto e definito. Polarizzati intorno a due sperduti villaggi – Betlemme in Giudea e Nazaret in Galilea – gli eventi di quei primi anni hanno pochi spettatori. Un silenzio di trenta anni segue all\’improvvisa luce della nascita del Cristo e agli episodi del suo riconoscimento nel Tempio di Gerusalemme da parte di Simeone ed Anna, ma chi medita attentamente quei fatti si convince che in essi sono tutte le premesse e i presagi della futura manifestazione pubblica. All\’età di trenta anni circa, Gesù compare d\’improvviso sulle rive del Giordano. Da alcuni mesi Giovanni, venuto dal deserto, invitava le folle della Giudea al rinnovamento morale in attesa della imminente apparizione del Messia di cui si dichiara il Precursore. Gesù vuole anch\’egli ricevere il battesimo di penitenza e una voce dal cielo addita nel «figlio del falegname» il Figlio unico di Dio. Dopo quaranta giorni di ritiro nel deserto, Gesù inizia decisamente il suo ministero pubblico, e Giovanni si ritira umilmente nell\’ombra, indirizzando a lui la folla e sei dei suoi migliori discepoli. Durante la sua vita Cristo ha limitato il suo insegnamento e la sua opera ai figli d\’Israele, di quel popolo eletto che aspettava il compimento delle promesse messianiche da Dio fatte ai suoi Padri. Dopo la sua morte, quando Israele ha dimostrato di non aver compreso la sua ora, verrà l\’ora di tutti i popoli.
Dopo un breve soggiorno in Galilea, Gesù muove – agli inizi dell\’anno 28 – verso Gerusalemme, il cuore della nazione giudaica. Nel Tempio un atto di autorità – la cacciata dei profanatori – impone all\’attenzione dei capi e della folla. I capi si dimostrano immediatamente ostili nei confronti di uno che si afferma Maestro e si attribuisce un\’autorità che lo pone al disopra di ogni misura umana e contro tutta la tradizione di pensiero e di pietà gelosamente custodita dai Dottori di Gerusalemme e dai membri del Sinedrio, tribunale supremo della nazione.
La folla è entusiasmata della nuova parola e dei miracoli che l\’accompagnano, ma è incostante e non riesce a credere con convinzione. Gesù fa qualche isolata conquista anche tra le personalità del Sinedrio. Di ritorno in Galilea, la Samaria lo riconosce Messia e Salvatore del mondo ma si tratta di un episodio che, per l\’ambiente chiuso, non poteva avere risonanze. Durante il primo anno di ministero, Gesù percorre la Galilea facendo centro a Cafarnao; chiama definitivamente al suo seguito dodici discepoli di cui undici galilei, ed inizia il suo insegnamento tracciando le grandi linee della nuova legge morale. La folla è stupita e i Farisei scandalizzati perché Gesù rivendica a sé l\’autorità di perfezionare e di interpretare definitivamente la Legge di Dio. Numerosi miracoli confermano le parole e provocano un vasto movimento popolare nella regione. Verso la fine dell\’anno. Gesù comincia a parlare del «regno di Dio» (v. questa voce) velando il suo insegnamento con le parabole per evitare che la sua dottrina di un regno spirituale possa essere compromessa dalla intemperanza di una folla che sognava la ricostruzione di un regno terreno d\’Israele. Il primo anno si conclude con una breve escursione nei territori orientali del lago di Tiberiade dove la popolazione pagana era in prevalenza. I Farisei di Gerusalemme seguono Gesù in Galilea e tentano, a più riprese di imbastire polemiche con la segreta speranza di mettere Gesù fuori legge.
Il secondo anno di ministero – a. 29 – si apre con l\’invio dei discepoli in una breve missione che consente ad essi di fare le prime esperienze di apostolato. La folla passa a tentativi concreti di sollevazione a favore di una investitura regale di Gesù. Il Maestro insiste perché l\’attenzione e gli sforzi siano rivolti al regno di Dio ed è costretto a sottrarsi alle turbe rifugiandosi nei vicini territori pagani. Cure più intense egli rivolge alla formazione dei discepoli e quando, a Cesarea di Filippo, Pietro dichiara la fede del collegio apostolico nella sua dignità messianica e nella sua divinità, egli rivela il proposito di fondare sull\’Apostolo la sua Chiesa. Da questo momento il distacco dalla Sinagoga si fa più evidente. Il vecchio edificio religioso crolla su se stesso e sulle sue rovine nasce la nuova casa di Dio che sarà aperta a tutte le genti. Gesù comincia a parlare della sua Passione e si dedica ad una accurata formazione dei discepoli per prepararli all\’ora delle tenebre. La Trasfigurazione prepara la Croce, in quanto questa non significherà il soccombere del Cristo ai suoi nemici, ma la spontanea accettazione di un disegno meditato e definito.
 Gesù punta decisamente su Gerusalemme. Le feste dei Tabernacoli (sett.-ott.) e della Dedicazione (nov.-dic.) dell\’a. 29 lo vedono nella capitale, nel Tempio, dominare nemici ed amici col prestigio della parola e dei prodigi. Il Maestro parla più apertamente della sua divinità, combatte sul loro terreno Farisei e Sadducei e smaschera la loro volontaria cecità e la loro ipocrisia, causa del fallimento morale di tutto il popolo. Il Sinedrio non perdona a Gesù e si convince della necessità di sopprimerlo ma ha paura della folla.
 L\’inizio del terzo anno di ministero – a. 30 – trova Gesù in Transgiordania e poi in Galilea. Verso il febbraio dello stesso anno, Gesù va per l\’ultima volta a Gerusalemme sapendo di andare incontro alla sua fine violenta,
 Il miracolo della resurrezione di Lazzaro, negli immediati dintorni della capitale, precipita gli eventi. Il Sinedrio non aspetta che l\’occasione propizia per farlo morire. Per la terza volta Gesù parla con precisione di particolari della sua Passione. La domenica precedente alla ultima Pasqua (marzo-aprile) egli non impedisce, come ha fatta altre volte, che la folla lo acclami Messia e lo accompagni nel Tempio riempiendolo di clamori. Il martedì è occupato da polemiche e minacce ai Farisei traditori di Dio, e dal grande discorso in cui Gesù annunzia la fine della città nella quale si compirà il deicidio e parla della fine del mondo che lo vedrà inevitabile giudice e incontrastato dominatore. Il mercoledì Giuda tratta il prezzo del tradimento. La sera del giovedì, durante il tradizionale banchetto pasquale. Gesù istituisce l\’Eucarestia e si abbandona a intime confidenze. Nell\’alta notte è arrestato nel Getsemani, dopo che la sua natura umana, in una dolorosa agonia, ha sentito il peso immane di una redenzione che richiedeva l\’immolazione cruenta. Nella stessa notte e all\’alba il Sinedrio condanna Cristo come bestemmiatore, perché si è detto Figlio di Dio. Per ottenere che il Procuratore romano, al quale era riservato il diritto di vita e di morte, consenta alla condanna capitale di Gesù, si tenta di portare il processo sul terreno politico, ma di fronte alla resistenza di Pilato, convinto della innocenza di Gesù, il Sinedrio è costretto a rivelare la vera accusa: la filiazione divina, accusa che Pilato era incompetente a giudicare. La condanna è concessa e la pena è quella dei miserabili e dei rivoltosi: la croce.
 Alle tre del pomeriggio di venerdì il delitto è consumato, ma la morte di Gesù è accompagnata da prodigi che scuotono la coscienza di molti. All\’alba della domenica il sepolcro di Giuseppe di Arimatea nel quale era stato deposto Gesù è trovato vuoto, ed il crocifisso ritorna lo stesso giorno vivo tra i suoi offrendo molteplici prove della realtà della Sua resurrezione. Durante quaranta giorni, egli compie l\’opera di istruzione e di formazione dei discepoli. poi si sottrae alla loro vista involandosi nel cielo, dopo aver dato loro il mandato di disperdersi nel mondo e predicare a tutte le Genti, comunicando a tutti i benefici della redenzione, e di aspettare a Gerusalemme la venuta dello Spirito Santo.
 La dottrina di Gesù è antica e nuova; essa postula la conoscenza delle premesse storiche ed ideali che ne sono la base. L\’antica rivelazione divina era stata fatta ed affidata al popolo d\’Israele che doveva, nel compimento dei tempi, trasmetterla al mondo intero. Cristo è venuto per dare ragione della rivelazione del Vecchio Testamento e per completarla definitivamente. E\’ per ciò che egli, durante la sua vita terrena, non valica i confini d\’Israele pur parlando e morendo per tutti gli uomini. Gesù ha rivelato i misteri della natura e della vita intima di Dio. Quel Dio che ai Padri antichi si era rivelato come 1\’«Unico» per essenza, è trino nelle persone. Ha un Figlio unico che si è incarnato – il Cristo – per compiere la volontà del Padre che voleva riconciliarsi per sempre con l\’uomo nel sangue del Figlio suo che avrebbe efficacemente cancellato l\’offesa di Adamo. La terza persona è lo Spirito Santo che il Padre e il Figlio invieranno dopo la morte del Redentore per completarne l\’opera con l\’elargizione di doni soprannaturali.
 Gesù dimostrò di realizzare le antiche profezie affermandosi Messia e Figlio di Dio; erede del trono «eterno» di David per la fondazione di un regno «non di questo mondo» nel quale tutti gli uomini sarebbero stati ammessi con eguali diritti. Il regno è la Chiesa e la sua «gloria» è la ricchezza soprannaturale di cui Cristo l\’ha dotata. I sacramenti sono i canali della grazia che redime e rinnova l\’uomo conferendogli una partecipazione della natura divina che lo rende «figlio del Signore», a lui intimamente unito. Un misterioso legame stringe tutti i credenti tra loro e con Gesù che è «una cosa sola» con i suoi fedeli nell\’unità di un organismo vitale: il corpo mistico. L\’Eucaristia è il dono supremo che perpetua, per tutti e per ognuno, l\’offerta che Cristo ha fatto di sé. Perché le meraviglie della redenzione sono frutto della sua cruenta immolazione. La legge del regno si assomma nel precetto dell\’amore, e la vera religione consiste nel realizzare, nell\’amore, la verità; essa non si esaurisce nell\’osservanza esteriore dei precetti, ma è un vivere d\’amore e quindi di sacrificio, di offerta; è una imitazione del Figlio, un essere Lui.
 Il nemico del regno è il nemico stesso di Dio: Satana che Gesù ha per sempre sconfitto sottraendo gli uomini alla schiavitù del male.
 La divinità del Messia, la sua dolorosa passione, il carattere sopramondano del suo regno, l\’unione di tutti gli uomini senza distinzione in un nuovo organismo dove circola la linfa vitale della grazia, una religione di libertà e di spirito, cioè di amore, furono gli scogli contro i quali urtò Israele. Traviato da capi e da sètte religiose incapaci di superare i fittizi schemi di pensiero e di azione creati da una sostanziale incomprensione dell\’autentica rivelazione di Dio; incapaci di distaccarsi dalla concezione di un regno del Messia ristretto nei confini di una sola nazione e nei limiti di una prosperità materiale, ossessionati da una pratica religiosa esteriore aggravata e viziata da una fungaia di precetti umani, il popolo d\’Israele si dimostrò impari al compito e, come popolo, mancò la mèta segnatagli da Dio. Non fallì, però, il millenario piano divino e non furono frustrate le promesse antiche. Gli Apostoli sono l\’autentico Israele per mezzo del quale vengono dati al mondo l\’annunzio e i doni della redenzione.
 La storia della rivelazione divina, della redenzione umana, pazientemente preparata da Dio durante i millenni dell\’attesa, culmina nell\’insegnamento e nell\’opera del Cristo che è di tutti i tempi. Il nuovo Adamo ripara il fallo del primo Adamo e ricongiunge a Dio tutti gli uomini. Così si ritorna all\’unità ed alla felicità primitiva; nella miseria del tempo è possibile accumulare una ricchezza eterna e nel dolore e nella malinconia del mondo si prepara la felicità nel possesso eterno di Dio.