EDUCAZIONE ALLA SINCERITÀ.

Nulla irrita maggiormente i genitori quanto le bugie dei loro figli; ed hanno ragione, poiché dal momento in cui la doppiezza ha preso possesso del cuore dei bimbi e delle bimbe viene tolta ogni possibilità di confidenza e l’atmosfera diventerà presto irrespirabile. Spesso però i genitori dimenticano che essi stessi devono per primi dare esempio di sincerità ai loro bimbi.

* Nulla irrita maggiormente i genitori quanto le bugie dei loro figli; ed hanno ragione, poiché dal momento in cui la doppiezza ha preso possesso del cuore dei bimbi
e delle bimbe viene tolta ogni possibilità di confidenza e l’atmosfera diventerà presto irrespirabile. Spesso però i genitori dimenticano che essi stessi devono per primi
dare esempio di sincerità ai loro bimbi.

* Poiché la bugia è un mezzo comodo di difesa per l’essere debole, è indispensabile abituare il fanciullo alla franchezza, prima che la menzogna diventi per lui un’abitudine permanente; siccome il suo giudizio non è ancora formato, rischia di formarsi una coscienza falsa. Ora, chi non sa distinguere più il vero dal falso ben presto non
saprà nemmeno distinguere il bene dal male.

* È bene che i genitori siano particolarmente esigenti su questo principio dell’educazione morale: non tollerare la bugia e castigarla irremissibilmente. Il mezzo migliore per abituare i bimbi alla purezza di coscienza nei rapporti con Dio e con gli uomini è di perdonarli quando confessano la loro colpa invece di negarla e smascherare le loro
piccole istintive furberie.

* In una famiglia o in una scuola in cui la franchezza è osservata scrupolosamente, la bugia dei fanciulli sarà un caso sporadico, ma non degenererà in falsità.

* La minima slealtà dei genitori causa la rovina della loro autorità morale. Anche se il bambino non lo nota subito, tuttavia egli rimane dolorosamente stupito e la sua confidenza si indebolisce. Il bimbo non perdona mai la bugia. Nel piccolo le reazioni non sono quelle degli adulti: non avendo egli spirito critico ne senso di sintesi, prende alla lettera qualunque cosa dicano i genitori: promesse, minacce o anche ” profezie “. Ecco a tal proposito una storia vera: Una bambina di cinque anni, abbigliata con una veste nuova preparata dalla mano agile di mamma, sta per uscire con la zia. La mamma vedendo uscire con nerezza la sua piccola le dice: ” Chiunque ti scorgerà si sentirà svenire per la meraviglia vedendoti così bella’. “. Il passeggio termina… zia e nipotina ritornano. Questa con viso arcigno, con gesto di disprezzo, si toglie il cappello e lo butta in un angolo. ” Cos’hai? ” domanda la madre tutta sorpresa. ” Nemmeno un passante è svenuto nel
vedermi!… ” risponde la piccola. Amaro disinganno!
Osserverete torse che era ben sciocca questa bimba da prendere alla lettera le parole di mamma? Ma i piccoli prendono sempre alla lettera ciò che loro si dice…

* Se, per ovvie ragioni, i genitori non potranno rispondere a qualche domanda importuna o indiscreta del bimbo, è sempre meglio dirgli, con tutta semplicità, che, per il momento, per diversi motivi, non possono dargli una risposta esauriente, ma non bisogna mai ingannarlo
neppure un tantino.

* Non si comprenderà mai sufficientemente di quanto male siano causa nei fanciulli le storie di Babbo Natale e del Bambino Gesù nel camino, o ancora la favola ridicola della vecchia o della cicogna per spiegare la nascita dei piccoli. Questi credono nei loro genitori come al Vangelo ed alcuni sono anche capaci di battersi per ciò che è stato loro detto. Quando poi si accorgono di essere stati ingannati — cosa che accadrà presto o tardi — rimangono terribilmente colpiti anche se subito non lo dimostrano. In alcuni temperamenti generosi e tetri, l’abuso della confidenza può causare un vero trauma psichico e morale.

* Narrando una favola, avrai cura di premettere: ” Questa è una favola, una storia inventata, irreale “. Esponendo invece qualche brano del Vecchio o Nuovo Testamento dirai: ” Questa è una storia vera “. È di massima importanza non ingannare una intelligenza ingenua raccontando per veri fatti irreali. A questo riguardo fino a che punto potrai calcare le tinte raccontando la storia di Gesù che scende dal camino la notte di Natale? Come si può pretendere che a sei anni, quando si preparano alla prima Comunione, non credano che quel Gesù che è presente nell’Ostia, non sia il medesimo che porta i regali nelle scarpe? Quale confusione nelle testoline! Quale miscuglio assurdo e pericoloso! Ti meraviglierai allora che i bambini siano furiosi, delusi, straziati di essere stati ingannati; che continuino nella loro vita a giudicare nello stesso modo il sacro e il profano e che ai loro occhi la religione non rivesta altra forma che quella di un mito meraviglioso dato in pasto ai poveri uomini per abbellirne la vita? Non si tratta qui di sopprimere l’albero di Natale scintillante, dalle molte sorprese o di non mettere le scarpe nel camino per festeggiare la notte più commovente; si tratta soltanto di dire la verità tanto bella. I bambini saranno tanto felici di sapere che è la loro mamma a riempire le calzette di giocattoli, presi dalla mangiatoia, vicino a Gesù, per festeggiare con gioia la sua venuta sulla terra. Non ingannare quindi i fanciulli per il piacere di divertirti per la loro credulità. La confidenza è cosa troppo bella per rischiare di perderla per così poco. Sii seminatore di verità.

* Si prepara una bambina alla prima Comunione. Questa bimba è assai delusa perché viene a sapere che il piccolo Gesù che passa per il camino è la mamma. Il giorno in cui quest’ultima domanda con molta dolcezza: ” Dimmi un po’, Simonetta, sei contenta di ricevere presto il piccolo Gesù-Ostia nel tuo cuore? “, la bimba si fa rossa, gli occhi brillano e risponde: ” Lo sai, mamma, che non sono così ingenua. Il piccolo Gesù discende nell’Ostia alla stessa maniera che discende nelle scarpe la notte di Natale!… quindi non vale la pena che faccia la prima Comunione “.

* Non mentirai mai a un bimbo per condurlo a confessare ciò che desideri sapere. Eviterai anche quelle bugie pietose per indurlo a prendere una medicina o per evitare un castigo a scuola. Nicola, di otto anni, deve subire una piccola operazione. La mamma per non spaventarlo gli dice: ” Ecco, caro Nicolino, tu andrai a una bella festa e passerai un bel
pomeriggio; vieni che ti metto il vestito nuovo “. Il bimbo è festante, ma all’entrata dell’ambulatorio incomincia a inquietarsi e ben presto si accorge della realtà: deve subire l’operazione. Inutile aggiungere che il piccolo ha perso ogni confidenza nella mamma.

* Quando fra due genitori non vi è l’accordo, si determina nel fanciullo un atteggiamento pericoloso di insincerità: ” Soprattutto farai attenzione a non dirlo a tuo padre! “, o viceversa: ” Se la mamma t’interroga, tu dirai che siamo stati nel tal posto ” (quando non è vero).

* Per formare il fanciullo alla lealtà, non solo gli si darà l’esempio ma gli si farà odiare la menzogna iniettandogli tanto amore alla franchezza, e gliela si renderà facile.

* Ogni volta che si presenta l’occasione, è cosa ottima mostrare al fanciullo gli svantaggi della bugia. Soprattutto in un mondo dove spesso è glorificato, osannato l’arrivismo, il ” sistema egoistico “, la frode nei suoi diversi aspetti, si renda soprattutto noto che la menzogna non da mai ricompensa. Si dimostri che è causa di molti guai: in particolare si corre il pericolo di cadere in contraddizione, di perdere la confidenza, e, per di più, se è
già difficile ingannare gli uomini per molto tempo, vi è Uno che non si riesce mai a ingannare, Dio, testimone sempre presente, cui nulla può sfuggire.

* Ti guarderai, o mamma, dal lodare qualche bimbo che, grazie alla bugia, si è potuto salvare da una circostanza difficile o ha potuto ingannare gli altri. Frasi come queste: ” Ebbene! non fa altro che difendersi! “, oppure: ” Saprà trarsi d’impaccio nella vita “, possono, esercitare funesta influenza in un animo giovane. Biasimerai invece
apertamente i bugiardi i quali perdono ogni diritto all’onore e alla confidenza altrui.

* Non esiterai a proscrivere e screditare sistematicamente ogni inganno, ogni scherzo, ogni slealtà in scuola, sia pure per fare un piacere (per esempio il ” suggerire “), soprattutto quell’abitudine riprovevole della copiatura del compito. Mostrerai come tutto questo riesca a danno di tutti.

* Quanti ratti di diseducazione da parte di alcuni genitori si potrebbero citare riguardo alla lealtà! Non bisogna certamente generalizzare; ma se non si vuole deformare la coscienza del fanciullo, l’evitare scrupolosamente ogni storpiatura della verità è quanto mai importante! La quinta classe sta facendo un compito sulla coniugazione. Anna Maria, nascondendosi, cerca un foglietto. La professoressa la sorprende e le dice: ” Che fai? “. La
fanciulla impacciata, risponde: ” Mi industrio di sapere cosa bisogna mettere. È la mamma che mi ha insegnato a copiare “. Una famiglia dell’Africa del nord, papa, mamma e
una bimbetta di tre anni va a passare l’estate in Francia. Prima di partire, la mamma aveva raccomandato alla sua piccola: ” Se ti domandano l’età, dirai che hai due anni “.
La fanciulla raccontava poi la cosa così: ” Quando il capitano mi domandò l’età risposi: due anni, signor capitano. Se avessi detto: tre, il capitano mi avrebbe gettata di sotto! “.
Il preside del liceo di A… chiama nel suo ufficio i genitori di un allievo e dice loro che questi è stato bocciato perché ha copiato il compito. Il padre rivolgendosi al figlio in presenza del preside così lo apostrofa: ” Imbecille, ti sei fatto pescare! “.
Ecco un fatto raccontato da un’educatrice: Ero in treno. Nella stazione di X sale una mamma e una bambina, di sette o otto anni. ” Giannina, dice la madre, se un signore ti domandasse l’età dirai che hai sei anni e mezzo. — Quale signore? — Uno con un basco e
le strisce dorate. — Ma ho sette anni e mezzo, lo vedrà bene! — No, no, ricordati: sei anni e mezzo. — Non è vero, mamma. Tu mi hai insegnato che non bisogna mentire, lo stesso ha ripetuto la signorina a scuola. — Ma sta’ zitta, parla piano e fa’ come ti ho detto “.
La bimba guarda me e poi la mamma. Penso che sia costernata dinanzi all’atteggiamento della mamma. Non osa chiedere il ” perché “, il ” come “: senza dubbio è un po’ intimidita. La mamma è arrossita… Non dobbiamo mai dare al fanciullo l’impressione che noi temiamo che egli possa mentire: evitiamo quindi di raccomandargli: ” Soprattutto non mentire “; diremo invece: ” Su, sono sicuro che mi dirai la verità “. Crederlo capace di mentire vuoi dire far nascere in lui la possibilità della bugia.

* Credete sempre al fanciullo e alla sua buona fede finché non potete provare il contrario; ciò lo innalza ai suoi occhi e gli da un’idea elevata della virtù della franchezza.

* Non rendete difficile la sincerità, drammatizzando le domande. Un papa che con aria corrucciata dica: ” Guai a colui che ha fatto questo! ” e poi domandi: ” Sei tu?..: ” preclude la confessione al colpevole impaurito.

* Se vi accorgete che il bambino non è stato sincero, non bisogna subito sbugiardarlo. Specialmente, non generalizzate, perché lo radichereste maggiormente nella sua colpa. Abbiate sempre l’avvertenza, almeno per le prime volte, di considerare la bugia come un errore di visuale e dite al fanciullo: ” Oh, lo so che sei un ragazzo sincero e che non mi vuoi ingannare; ma forse ti sei sbagliato: un’altra volta, prima di parlare, rifletti bene per
essere sicuro di ciò che dici “.

* Un fanciullo può avere tanti motivi per mentire, che voi grandi non conoscete. Ciò che vi potrebbe sembrare una menzogna può essere dovuta:
1. a un punto di vista errato. L’esperienza del fanciullo è ancora molto debole, ha pochi punti di riferimento e non lo si può incolpare d’un apprezzamento errato;
2. alla fantasia sbrigliata che lo trascina a galoppate fantastiche, alla cui realtà a volte poi crede;
3. alla forza dei suoi sogni che il suo giudizio ancora poco formato non gli permette sempre di distinguere dalla realtà;
4. alla sua suggestionabilità.
Un educatore che interroga un fanciullo deve stare attento a queste caratteristiche, giacché insistendo più del necessario, si possono far confessare cose mai commesse.
Per questo motivo dovete sempre saper distinguere tra menzogna soggettiva e obiettiva.

* Quando, esaminate le cause dell’errore, vi sarete accorti che si tratta di vera bugia, ne cercherete i motivi. Da essi dipendono e la gravita della bugia e i mezzi da usare perché il ragazzo si corregga.
1. Il fanciullo può desiderare di eccellere sugli altri e quindi è portato a raccontare delle vanterie.
2. La vanità, il desiderio di brillare, di farsi ammirare, sono anche cause d’insincerità.
3. Il desiderio poi di cavarsela può dirsi la base di tutte le menzogne: per non farsi sgridare, per non consegnare il compito, per spiegare il ritardo; si recita la lezione leggendola o si copia il compito… Per ottenere qualcosa di piacevole: inventa mille ragioni in suo favore.
4. La timidezza può a volte paralizzare così un ragazzo da non fargli dire la verità: le prime vere bugie sono causate dalla paura.
5. Una carità male intesa può indurre un ragazzo a dire una bugia per salvare un compagno; pensa che una mancanza di lealtà — la quale non giova a lui stesso — non sia colpa.
6. Infine la doppiezza conduce alla calunnia.

* II bambino è sempre portato in un’occasione o nell’altra a negare qualche errore: e se questa prima bugia gli riesce, naturalmente sarà portato a ricominciare; di qui la
necessità d’una grande chiaroveggenza per non lasciare intraprendere al fanciullo una strada pericolosa. Il più difficile sta nell’essere chiaroveggenti senza essere sospettosi, e non tutti vi riescono. Vi sono dei fanciulli che oppongono una resistenza straordinaria all’influsso degli adulti e persistono nella bugia con tenacia. Ciò avviene quando si punisce aspramente la menzogna scoperta. Il fanciullo è naturalmente portato a vender cara la pelle: sapendo che anche in caso di bugia potrà contare su una certa indulgenza, sarà portato più facilmente a dire la verità e ciò è preferibile.
A volte la bugia-scusa ha un carattere più riprovevole quando ha doppio fine, cioè: insieme alla scusa si attribuisce ad un compagno, o ad altra persona, la propria colpa; in questo caso è più raffinata e merita un più duro castigo; deve essere presa di mira rigorosamente e corretta seriamente. La gelosia del ragazzo verso fratelli e sorelle, desideri di vendetta verso i domestici, sorveglianti e compagni, si uniscono per suscitare in lui quest’altro orientamento. Trovata una simile menzogna sarà conveniente cercare la ragione per cui il fanciullo ha voluto fare del male a questa o quell’altra persona; può essere una preziosa indicazione su una tendenza attualmente pre-
dominante. La bugia inventata sovente ha un carattere di compenso, presso il fanciullo, come del resto l’ha nell’adulto. Egli inventa tante cose d’ordine materiale o affettivo per
compensare qualche cosa che gli manca o che crede gli manchi. Ho visto bimbi e giovani attribuire a papa e a mamma qualità di cui erano manifestamente privi e prodezze che avevano mai avuto l’occasione di compiere. La ricchezza e le grandi possibilità finanziarie sono sovente oggetto dell’immaginazione infantile; compensano i numerosi rifiuti ricevuti dai loro genitori per aver qualche cosa che avrebbe tatto loro piacere.
Così per essi il mondo diventa un incanto più piacevole a viversi che un mondo pieno di durezze inaccettabili.

* Nelle bugie dei fanciulli distinguerai quelle ” sociali “, che hanno per scopo d’aiutare gli altri o procurare un interesse personale senza nuocere, e le ” antisociali “, che mirano all’interesse personale senza curarsi dei guai procurati agli altri.

* Bisogna sempre cercare nel fanciullo l’entità reale della menzogna: sarebbe cosa profondamente ingiusta reagire allo stesso modo contro una bugia inventata appositamente per nuocere agli altri che contro un’altra provocata dalla fantasia incosciente di cui il fanciullo è irresponsabile, ma che richiede solamente una rieducazione più cosciente della realtà.

* Molti psicologi affermano che la maggior parte delle bugie sarebbero causate dal timore; qualche altra da interesse, da testardaggine, dal gusto di fingere, da altruismo o malignità.

· Accade a volte che il fanciullo mentisce per far piacere ai genitori. La signora Dumesnil-Huchet racconta: ” Una madre non trovava una scatola di cioccolatini e incolpava la figlia di otto anni d’averla presa. Dopo aver minacciato e supplicato le dice: “Confessa che sei stata tu e non sarai punita…”. Essa si accusa. Dopo qualche giorno la scatola è ritrovata e la bimba dice alla madre meravigliata: “Tu, mamma, m’avevi quasi costretta a confessarmi colpevole, tanto che ho pensato di dirti di sì per farti piacere”. Influenza della suggestione!

* Allorché è impossibile supporre che il fanciullo non abbia voluto ingannare, lo si castighi, perché ogni colpa deve essere punita e non bisogna lasciargli credere di poter ingannare con molta facilità i suoi educatori. In tal caso bisogna fare di tutto perché confessi la sua colpa, parlandogli con bontà e lodando il coraggio di coloro che sanno riconoscere i propri torti, ma non si deve far leva sulla punizione dura che li attende.
Se confessa, vi mostrerete molto paterni e non lo umilierete oltre misura; dovete però imporgli una punizione normale, almeno nella maggior parte dei casi. Se tenterà di negare, gli esporrete allora senza nessuna aria di vittoria, ma con molta naturalezza, le prove
della sua colpevolezza, chiedendogli di confutarle. Non potrà farlo appunto perché colpevole e allora gli potrete far notare come non sia cosa facile ingannare i genitori.
Vi guarderete dal considerarlo alla stregua di un bugiardo — cosa che lo istigherebbe maggiormente — ma considererete la sua colpa come accidentale.
Quando un bimbo abusa della confidenza gli farete notare che è vostro dovere togliergliela per un certo tempo; promettendogli, però, che se ritornerà ad essere schietto, gliela ridarete. In seguito non gli ricorderete la sua menzogna.

* L’educazione alla lealtà deve essere anche educazione alla discrezione, perché essere leali non consiste nel dire qualunque verità a chiunque e in qualunque momento.