DIRETTORIO GENERALE PER LA CATECHESI (17)

L’organizzazione della pastorale catechistica nella Chiesa particolare. Il servizio diocesano della catechesi. Importanza di un’effettiva coordinazione della catechesi. L’attività catechistica nel contesto della nuova evangelizzazione. La catechesi nella Pastorale dell’educazione. Elaborazione di strumenti e mezzi didattici per l’atto catechistico. L’elaborazione dei Catechismi locali: responsabilità immediata del ministero episcopale

CONGREGAZIONE PER IL CLERO


DIRETTORIO GENERALE
PER LA CATECHESI


CAPITOLO III


Luoghi e vie di catechesi


La comunità cristiana come focolare di catechesi (242)


253. La comunità cristiana è la realizzazione storica del dono della « comunione » (koinonia), (243) che è un frutto dello Spirito.


La « comunione » esprime il nucleo profondo della Chiesa universale e delle Chiese particolari, che costituiscono la comunità cristiana di riferimento. Questa si fa vicina e si visibilizza nella ricca varietà delle comunità cristiane immediate, nelle quali i cristiani nascono alla fede, si educano in essa e la vivono: la famiglia, la parrocchia, la scuola cattolica, le associazioni e movimenti cristiani, le comunità ecclesiali di base… Esse sono i « luoghi » della catechesi, cioè gli spazi comunitari dove la catechesi di ispirazione catecumenale e la catechesi permanente vengono realizzate. (244)


254. La comunità cristiana è l’origine, il luogo e la meta della catechesi. È sempre dalla comunità cristiana che nasce l’annunzio del Vangelo, che invita gli uomini e le donne a convertirsi e a seguire Cristo. Ed è la stessa comunità che accoglie coloro che desiderano conoscere il Signore e impegnarsi in una vita nuova. Essa accompagna i catecumeni e catechizzandi nel loro itinerario catechistico e, con materna sollecitudine, li rende partecipi della propria esperienza di fede e li incorpora nel suo seno. (245)


La catechesi è sempre la stessa. Ma questi « luoghi » (246) di catechizzazione, la connotano, ognuno con tratti originali. È importante sapere qual è il ruolo di ognuno in essi in ordine alla catechesi.


La famiglia come ambito o mezzo di crescita nella fede


255. I genitori sono i primi educatori nella fede. Assieme a loro, soprattutto in certe culture, tutti i membri della famiglia hanno un compito attivo in ordine all’educazione dei membri più giovani. È necessario determinare più concretamente in quale senso la comunità cristiana familiare è « luogo » di catechesi.


La famiglia è stata definita come una « Chiesa domestica »; (247) ciò significa che in ogni famiglia cristiana devono riflettersi i differenti aspetti o funzioni della vita dell’intera Chiesa: missione, catechesi, testimonianza, orazione, ecc… Infatti, la famiglia, allo stesso modo che la Chiesa, è « uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui si irradia ». (248) La famiglia come « luogo » di catechesi ha una prerogativa unica: trasmette il Vangelo radicandolo nel contesto di profondi valori umani. (249) Su questa base umana è più profonda l’iniziazione nella vita cristiana: il risveglio al senso di Dio, i primi passi nella preghiera, l’educazione della coscienza morale e la formazione del senso cristiano dell’amore umano, concepito come riflesso dell’amore di Dio Creatore e Padre. Insomma, si tratta di una educazione cristiana più testimoniata che insegnata, più occasionale che sistematica, più permanente e quotidiana che strutturata in periodi. In questa catechesi familiare risulta sempre più importante l’apporto dei nonni. La loro saggezza e il loro senso religioso sono, molte volte, decisivi per favorire un clima veramente cristiano.


Il Catecumenato battesimale degli adulti (250)


256. Il Catecumenato battesimale è un luogo tipico di catechizzazione, istituzionalizzato dalla Chiesa per preparare gli adulti, che desiderano diventare cristiani, a ricevere i sacramenti dell’iniziazione. (251) Nel catecumenato si realizza, in effetti, quella « formazione specifica mediante la quale l’adulto, convertito alla fede, è portato fino alla confessione della fede battesimale durante la veglia pasquale ». (252)


La catechesi che si compie nel catecumenato battesimale è strettamente vincolata alla comunità cristiana. (253) Dal momento stesso del loro ingresso nel catecumenato, la Chiesa circonda i catecumeni « del suo affetto e delle sue cure, come suoi figli e a essa congiunti: infatti appartengono già alla famiglia di Cristo… ».(254) Perciò, la comunità cristiana aiuta « i candidati e i catecumeni durante tutto il corso dell’iniziazione, dal precatecumenato al catecumenato, e al tempo della mistagogia ». (255)


Questa continua presenza della comunità cristiana si esprime in diversi modi appropriatamente descritti nel Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti. (256)


La parrocchia come ambito di catechesi


257. La parrocchia è, senza dubbio, il luogo più significativo, in cui si forma e si manifesta la comunità cristiana. Essa è chiamata a essere una casa di famiglia, fraterna e accogliente, dove i cristiani diventano consapevoli di essere popolo di Dio. (257) Nella parrocchia, infatti, si fondono insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e si innestano nell’universalità della Chiesa. (258) Essa è, d’altra parte, l’ambito ordinario dove si nasce e si cresce nella fede. Costituisce, perciò, uno spazio comunitario molto adeguato affinché il ministero della Parola realizzato in essa sia — contemporaneamente — insegnamento, educazione ed esperienza vitale.


La parrocchia sta subendo, oggi, in molti Paesi, profonde trasformazioni. I cambiamenti sociali hanno forti ripercussioni su di essa. Nelle grandi città, « è stata come scossa dal fenomeno dell’urbanizzazione ». (259) Nonostante ciò, « la parrocchia resta un punto capitale di riferimento per il popolo cristiano, e anche per i non praticanti ». (260) Essa, tuttavia, deve continuare a restare l’animatrice della catechesi e il suo « luogo privilegiato », (261) pur riconoscendo che, in certe occasioni, non può essere il centro di gravitazione di tutta la funzione ecclesiale di catechizzare e che ha la necessità di integrarsi con altre istituzioni.


258. Affinché la catechesi riesca a dispiegare tutta l’efficacia nella missione evangelizzatrice della parrocchia, sono richieste alcune condizioni:


a) La catechesi degli adulti (262) deve assumere sempre più una prioritaria importanza. Si tratta di promuovere « una catechesi post-battesimale, a modo di catecumenato, mediante la riproposizione di alcuni elementi del Rituale dell’Iniziazione Cristiana degli adulti, destinati a far cogliere e vivere le immense e straordinarie ricchezze e responsabilità del Battesimo ricevuto ». (263)


b) Occorre progettare, con rinnovato coraggio, l’annuncio ai lontani e a coloro che vivono in situazioni di indifferenza religiosa. (264) In questo impegno, gli incontri pre-sacramentali (preparazione al Matrimonio, al Battesimo e alla prima Comunione dei figli…) possono risultare fondamentali. (265)


c) Come solido punto di riferimento per la catechesi parrocchiale si richiede la presenza di un nucleo comunitario costituito da cristiani maturi, già iniziati alla fede, ai quali riservare una sollecitudine pastorale adeguata e differenziata. Si potrà raggiungere più facilmente questo obiettivo, se si promuoverà nelle parrocchie la formazione di piccole comunità ecclesiali. (266)


d) Se queste precedenti condizioni, riferite principalmente agli adulti, vengono realizzate, la catechesi destinata ai bambini, agli adolescenti e ai giovani — che rimane pur sempre imprescindibile — ne beneficerà grandemente.


La scuola cattolica


259. La scuola cattolica (267) è un luogo molto rilevante per la formazione umana e cristiana. La dichiarazione Gravissimum Educationis del Concilio Vaticano II « segna un cambiamento decisivo nella storia della scuola cattolica: il passaggio dalla scuola-istituzione alla scuola-comunità ». (268)


La scuola cattolica, al pari delle altre scuole, persegue le finalità culturali e la formazione umana dei giovani. Ma suo elemento caratteristico è:


– « di dare vita a un ambiente comunitario scolastico permeato dallo spirito evangelico di libertà e carità,


– di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura, che in essi ha realizzato il battesimo,


– e di coordinare infine l’insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza ». (269)


Il progetto educativo della Scuola cattolica è tenuto a svilupparsi in base a questa concezione proposta dal Concilio Vaticano II.


Questo progetto educativo si compie nella comunità scolastica, della quale fanno parte tutti coloro che ne sono direttamente coinvolti: « gli insegnanti, il personale direttivo, amministrativo e ausiliario, i genitori, figura centrale in quanto naturali e insostituibili educatori dei propri figli, e gli alunni, compartecipi e responsabili quali veri protagonisti e soggetti attivi del processo educativo ». (270)


260. Quando gli alunni della Scuola cattolica appartengono in maggioranza a famiglie che si vincolano a questa Scuola in ragione del carattere cattolico della medesima, il ministero della Parola può ivi esercitarsi in molteplici forme: primo annuncio, insegnamento religioso scolastico, catechesi, omelia. Due di queste modalità hanno, tuttavia, nella Scuola cattolica un particolare rilievo: l’insegnamento religioso scolastico e la catechesi, il cui rispettivo carattere proprio è già stato indicato. (271)


Quando gli alunni e le loro famiglie frequentano la Scuola cattolica a motivo della qualità educativa della medesima, o per altre eventuali circostanze, l’attività catechistica resta necessariamente limitata e l’insegnamento religioso proprio — quando è possibile — accentua il carattere culturale. Il contributo di questa Scuola sussiste sempre come un « un servizio di somma importanza per gli uomini », (272) e come elemento interno all’evangelizzazione della Chiesa.


Data la pluralità di circostanze socio-culturali e religiose, nelle quali si esercita l’opera della Scuola cattolica attraverso le nazioni, sarà opportuno che i Vescovi e le Conferenze Episcopali precisino la modalità dell’attività catechistica che alla Scuola cattolica medesima spetta realizzare.


Associazioni, movimenti e gruppi di fedeli


261. Le diverse « associazioni, movimenti e gruppi di fedeli », (273) che si sviluppano nella Chiesa particolare, hanno come finalità quella di aiutare i discepoli di Gesù Cristo a compiere la loro missione laicale nel mondo e nella stessa Chiesa. In tali aggregazioni i cristiani si dedicano « alla pratica della pietà, all’apostolato diretto, alla carità e all’assistenza, alla presenza nelle realtà temporali ». (274)


In tutte queste associazioni e movimenti, al fine di coltivare con profondità tali dimensioni fondamentali della vita cristiana, si imparte, in un modo o nell’altro, una necessaria formazione: « Hanno, infatti, la possibilità, ciascuno con i propri metodi, di offrire una formazione profondamente inserita nella stessa esperienza di vita apostolica, come pure hanno l’opportunità di integrare, concretizzare e specificare la formazione che i loro aderenti ricevono da altre persone o Comunità ». (275)


La catechesi è sempre una dimensione fondamentale nella formazione di ogni laico. Perciò, queste associazioni e movimenti riservano, ordinariamente, « speciali tempi alla catechesi ». (276) Di fatti, questa non è un’alternativa alla formazione cristiana da essi impartita, ma ne è una dimensione essenziale.


262. Quando la catechesi si compie all’interno di queste associazioni e movimenti, devono essere considerati alcuni aspetti. In particolare:


a) Occorre rispettare la « natura propria » (277) della catechesi, sviluppando tutta la ricchezza del suo concetto, mediante la triplice dimensione della parola, della memoria e della testimonianza (la dottrina, la celebrazione e l’impegno nella vita). (278) La catechesi, qualunque sia il « luogo » dove si compie, è prima di tutto una formazione organica e basilare della fede. Deve includere, pertanto, « uno studio serio della dottrina cristiana » (279) e deve costituire una seria formazione religiosa « aperta a tutte le componenti della vita cristiana ». (280)


b) Questo non è un impedimento affinché la finalità propria delle associazioni e dei movimenti — con i loro propri carismi — possano esprimere, con determinati accenti, una catechesi che, comunque, dovrà sempre restare fedele al suo carattere proprio. L’educazione attraverso la proposta della spiritualità propria di un’associazione o movimento — che è pur sempre di una grande ricchezza per la Chiesa — sarà tipica di un tempo successivo a quello della formazione basica cristiana, che è comune a ogni cristiano. Prima bisogna educare a ciò che è comune a tutti i membri della Chiesa, piuttosto che a ciò che è peculiare o diversificante.


c) Parimenti, bisogna affermare che i movimenti e le associazioni, in ordine alla catechesi, non sono una alternativa ordinaria alla Parrocchia, in quanto questa è comunità educativa di riferimento propriamente tale. (281)


Le comunità ecclesiali di base


263. Le comunità ecclesiali di base hanno conosciuto una grande diffusione negli ultimi decenni. (282) Si tratta di gruppi di cristiani che « nascono dal bisogno di vivere ancora più intensamente la vita della Chiesa; oppure dal desiderio e dalla ricerca di una dimensione più umana, che comunità ecclesiali più vaste possono difficilmente offrire…». (283)


Le comunità ecclesiali di base sono un « segno di vitalità della Chiesa ». (284) I discepoli di Cristo vi si riuniscono per un attento ascolto della parola di Dio, per la ricerca di rapporti più fraterni, per celebrare i misteri cristiani nella loro vita e per assumere l’impegno di trasformazione della società. Insieme a queste dimensioni propriamente cristiane emergono anche importanti valori umani: l’amicizia e il riconoscimento personale, lo spirito di corresponsabilità, la creatività, la risposta vocazionale, l’interesse per i problemi del mondo e della Chiesa. Ne può risultare una arricchente esperienza comunitaria, « vera espressione di comunione e mezzo per costruire una comunione più profonda ». (285)


Per essere autentica, « ogni comunità… deve vivere in unità con la Chiesa particolare e universale, nella sincera comunione con i pastori e il magistero, impegnandosi nell’irradiazione missionaria ed evitando ogni chiusura e strumentalizzazione ideologica ». (286)


264. Nelle comunità ecclesiali di base può svilupparsi una catechesi molto feconda:


– Il clima fraterno, nel quale si vive, è un ambiente adeguato per un’azione catechistica integrale, sempre che si sappia rispettare la natura e il carattere proprio della catechesi.


– D’altra parte, la catechesi serve ad approfondire la vita comunitaria, giacché assicura le fondamenta della vita cristiana dei fedeli. Senza di essa le comunità ecclesiali di base difficilmente saranno solide.


– La piccola comunità è, infine, una meta adeguata per accogliere coloro che hanno concluso un itinerario di catechesi.



(Continua)


Note:


(241) CT 71a.


(242) Vedere parte V, cap. 1: «La comunità cristiana e la responsabilità di catechizzare», dove si parla della comunità come responsabile della catechesi. Essa è qui considerata come « luogo » di catechizzazione.


(243) Cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis notio, n. 1: l.c. 838.


(244) Cf MPD 13.


(245) Cf CT 24.


(246) CT 67a. Si tratta di una espressione classica nella catechesi. L’Esortazione apostolica parla dei luoghi della catechesi (« de locis catecheseos »).


(247) Cf LG 11; cf AA 11; FC 49.


(248) EN 71.


(249) Cf GS 52; FC 37a.


(250) Si veda la parte I, cap. 3: « Il Catecumenato battesimale: struttura e gradualità ». Qui si affronta il Catecumenato battesimale come luogo di catechesi e in relazione alla continua presenza della comunità in esso.


(251) Cf DCG (1971) 130, dove si descrive la finalità del Catecumenato battesimale. Cf RICA 4, che indica la connessione del Catecumenato battesimale con la comunità cristiana.


(252) Sinodo 1977, MPD 8c.


(253) Cf RICA 4, 41.


(254) RICA 18.


(255) RICA 41.


(256) Cf RICA 41.


(257) Cf CT 67c.


(258) Cf AA 10.


(259) CT 67b.


(260) Ibidem.


(261) Ibidem.


(262) L’importanza della catechesi degli adulti è stata sottolineata in CT 43 e nel DCG (1971) 20.


(263) ChL 61.


(264) Cf EN 52.


(265) Cf DCG (1971) 96c.


(266) È importante constatare come Giovanni Paolo II, in ChL 61, pone la convenienza delle piccole comunità ecclesiali nel contesto delle parrocchie e non come un movimento parallelo che assorbe i suoi membri migliori: « All’interno poi di talune parrocchie… le piccole comunità ecclesiali presenti possono essere di notevole aiuto nella formazione dei cristiani, potendo rendere più capillari e incisive la coscienza e l’esperienza della comunione e della missione ecclesiale ».


(267) Cf Sacrée Congrégation pour l’Education Catholique, Document L’école catholique: l.c.


(268) Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione nella Scuola Cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, n. 31: l.c.


(269) GE 8.


(270) Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione…, n. 32: l.c.


(271) « Il carattere proprio e la ragione profonda della scuola cattolica, per cui appunto i genitori cattolici dovrebbero preferirla, consistono precisamente nella qualità dell’insegnamento religioso integrato nell’educazione degli alunni » (CT 69); cf parte I, cap. 2, nn. 73-76.


(272) AG 12c.


(273) Cf CT 70.


(274) CT 70. Qui si fa riferimento a quelle associazioni, movimenti o gruppi di fedeli, nei quali vengono curati gli aspetti catechistici nei loro scopi formativi, ma che non nascono propriamente per costituirsi in ambiti di catechizzazione.


(275) ChL 62.


(276) CT 67.


(277) CT 47b.


(278) Cf CT 47b.


(279) CT 47. In questo testo, Giovanni Paolo II parla dei diversi gruppi di giovani: gruppi di azione cattolica, gruppi caritativi, di orazione, di riflessione cristiana… Chiede che in essi non manchi « uno studio serio della dottrina cristiana ». La catechesi è una dimensione che deve sempre darsi nella vita apostolica del laicato.


(280) CT 21.


(281) Cf CT 67b-c.


(282) EN 58 indica come le comunità ecclesiali di base fioriscano un po’ dappertutto nella Chiesa. RM 51 afferma che si tratta di un « fenomeno in rapida crescita ».


(283) EN 58c.


(284) RM 51a; cf EN 58f; LC 69.


(285) RM 51c.


(286) Ibid.; cf EN 58; LC 69.