Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1448-1462)


Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO III. Capitolo II. Della contemplazione infusa. § II. Orazione di unione piena. I. Natura dell’orazione d’unione. II. Effetti dell’orazione di unione. § III. L’unione estatica (fidanzamento spirituale). 1° Natura dell’unione estatica. 2° Le tre fasi dell’unione estatica. 3° Principali effetti dell’unione estatica.


§ II. Orazione
di unione piena.

1448.   Quest’orazione che corrisponde alla
quinta mansione, viene detta unione semplice o unione piena delle
facoltà interne
, perchè l’anima è unita a Dio non solo con la volontà ma
anche con tutte le facoltà interne, onde è più perfetta dell’orazione di quiete.
Ne descriveremo:


  • 1° la
    natura,

  • 2° gli
    effetti.


I. Natura dell’orazione d’unione.
1449.   1° I caratteri essenziali
sono due: la sospenzione di tutte le potenze, e la certezza assoluta
che Dio è presente nell’anima.

“Tornando dunque,
dice S. Teresa 1449-1, al segno che dico essere il vero (per
conoscere le opere di Dio, cioè il credere che Dio può fare assai più di quello
che possiamo pensar noi), voi vedete che Dio ha reso quest’anima quasi stordita
per meglio imprimere in lei la sua sapienza; non vede, nè ode, nè sente, in
tutto quel tempo che dura questo favore, tempo sempre breve, che a lei pare
anche più breve di quello che veramente è”. In altre parole non solo la volontà,
ma l’intelletto, l’immaginazione e la memoria sono sospese nel loro esercizio.
La Santa continua: “Tanto ferma sede pone Dio nell’interno di quell’anima che,
quando torna in sè, le è impossibile di dubitare d’essere stata in Dio e Dio
in lei
 1449-2. Le rimane questa verità così
profondamente impressa, che quand’anche passassero molti anni senza che Dio
tornasse a farle tal grazia, non se la può dimenticare nè dubitare di essere
stata in Dio
“.
1450.   2° Da questi due caratteri derivano
altri tre:
a)
L’assenza di distrazioni, perchè l’anima è interamente assorta in Dio.

b)
L’assenza di stanchezza, perchè il lavoro proprio è ridotto a ben poca
cosa; basta infatti abbandonarsi al beneplacito di Dio; la manna celeste cade
nell’anima, che non ha che da gustarla. Onde quest’orazione, per lunga che sia,
non nuoce alla sanità 1450-1.
c) Copia
di straordinaria letizia.
“Qui non c’è da sentire, dice
S. Teresa 1450-2, ma da godere, senza che si intenda
quello che si gode. Si intende che si gode un bene che contiene in sè tutti i
beni, ma non si comprende questo bene. Tutti i sensi si occupano in questo
gaudio per modo che nessun di loro rimane disoccupato da poter attendere ad
altro nè all’interno nè all’esterno”. Ed aggiunge che un sol momento di queste
pure delizie basta a compensare di tutte le pene di quaggiù.
È dunque orazione
che si distingue dalla quiete, la quale non afferra se non la volontà e
dove, in fin dei conti, si rimane talora incerti se l’anima sia stata unita a
Dio.
Onde si può
definirla: una intimissima unione dell’anima con Dio, accompagnata dalla
sospensione di tutte le interne facoltà e dalla certezza della presenza di
Dio.

II. Effetti
dell’orazione di unione.

1451.   1° L’effetto principale è una
mirabile trasformazione dell’anima che, secondo S. Teresa, può paragonarsi
alla metamorfosi del baco di seta.
Queste
bacherozzoli si nutrono di foglia di gelso, filano la seta e ne formano il
bozzolo, ove si rinchiudono e muoiono; dal bozzolo poi esce a suo tempo una
graziosa farfallina bianca. Così l’anima, dopo essersi nutrita di letture, di
preghiere e di sacramenti, si costruisce la sua casetta, tesse il suo bozzolo
con la rinunzia, muore a se stessa e diventa una graziosa farfalletta
bianca 1451-1. Immagine della mirabile trasformazione
che coll’orazione di unione si opera nell’anima. L’anima, che prima aveva paura
della croce, si sente ora piena di generosità e pronta a fare per Dio i più
penosi sacrifici.
E qui
S. Teresa, venendo al particolare, descrive lo zelo ardente, che
stimola l’anima a glorificar Dio, a farlo conoscere ed amare da tutte le
creature; il distacco dalle creature, che giunge sino al desiderio di
uscir da questo mondo, ove Dio è tanto offeso; la perfetta sottomissione alla
volontà di Dio
, onde non si fa alla grazia maggior resistenza di quello che
la molle cera faccia all’impressione di un sigillo; una grande carità verso
il prossimo
, che si palesa colle opere e ci fa godere delle lodi date ad
altrui 1451-2.
1452.   2° Quest’unione è il preludio di
un’altra molto più perfetta: è come il primo abboccamento col futuro sposo; a
cui tiene presto dietro, se si corrisponde alla grazia, lo sposalizio spirituale
e poi il mistico matrimonio. Ma non bisogna cessare, dice la Santa, di
progredire nella via del distacco e dell’amore. Ogni sosta avrebbe per
effetto il rilassamento e il regresso 1452-1.

§ III.
L’unione estatica (fidanzamento spirituale)
 1453-1.
Quest’unione si
presenta sotto due forme:
la
forma soave e
la
forma dolorosa.
I. L’unione
estatica soave.

1453.   La parola estasi non include
necessariamente il fenomeno della levitazione, di cui parleremo nel capitolo
seguente, ma solo la sospensione dei sensi esterni, che è la
caratteristica di quest’unione. È quindi unione più perfetta delle due
precedenti, perchè, oltre gli elementi loro propri, comprende pure la
sospensione dei sensi esterni. Ne descriveremo:


  • 1° la
    natura;

  • 2° le
    fasi o i gradi;

  • 3° gli
    effetti.


1° NATURA
DELL’UNIONE ESTATICA.

1454.   Due elementi costituiscono
quest’unione: l’assorbimento dell’anima in Dio e la sospensione dei
sensi;
l’essere l’anima intieramente assorta in Dio è la ragione per cui i
sensi esterni paiono come inchiodati su lui o sull’oggetto che manifesta.

A)
L’assorbimento in Dio nasce da due principali cagioni,
dall’ammirazione e dall’amore, come spiega molto bene
S. Francesco di Sales 1454-1:
a)
“L’ammirazione nasce in noi dall’imbatterci in qualche nuova verità che
ancora non conoscevamo nè ci aspettavamo di conoscere; e se alla nuova verità in
cui ci imbattiamo si associa bellezza e bontà, l’ammirazione che ne nasce è
grandemente deliziosa… Quando dunque piace alla divina bontà di dare al nostro
intelletto qualche speciale illustrazione onde viene a contemplare i misteri
divini con straordinaria e altissima contemplazione, allora, scorgendo in quelli
maggior bellezza che non pensasse, entra in ammirazione. Ora l’ammirazione di
cose gradite fa che la mente fortemente s’attacchi e aderisca alla cosa
ammirata, così per l’eccellenza della bellezza che vi discopre come per la
novità di tale eccellenza, non potendosi l’intelletto saziare abbastanza di
vedere ciò che non aveva mai visto e che è così dilettevole a vedersi”.

b)
All’ammirazione s’aggiunge l’amore. “Ora questo rapimento d’amore avviene
nella volontà in questo modo: Dio la tocca colle soavi sue attrattive, e allora
come l’ago tocco dalla calamita, dimentico, a così dire, della sua
insensibilità, si muove e si volge verso il polo, così la volontà, tocca dal
celeste amore, si slancia e corre verso Dio, lasciando tutte le terrene
inclinazioni ed entrando in un rapimento non di conoscenza ma di gaudio, non di
ammirazione ma di affetto, non di scienza ma di esperienza, non di vista ma di
gusto e assaporamento”.
1455.   c) Del resto l’ammirazione
cresce coll’amore e l’amore coll’ammirazione:
“L’intelletto
entra talvolta in ammirazione vedendo il sacro diletto che la volontà prova
nella sua estasi, come la volontà riceve spesso diletto scorgendo l’intelletto
in ammirazione, per guisa che queste due facoltà si comunicano a vicenda i loro
rapimenti, perchè il guardar la bellezza ce la fa amare e l’amarla ce la fa
guardare”.
Non è meraviglia
che un’anima, tutta abbandonata all’ammirazione e all’amore di Dio, sia, a così
dire, fuor di sè e rapita e slanciata verso di lui. Se chi si lascia trascinare
dalla passione dell’amore umano, giunge ad abbandonar tutto per darsi
all’oggetto amato, dovrà far meraviglia che l’amore divino, impresso nell’anima
da Dio stesso, ci assorba così da farci dimenticar tutto per non vedere e non
amare che lui?

1456.
   B) La sospensione dei
sensi
è il risultato dell’assorbimento in Dio; si fa progressivamente
e non giunge in tutti allo stesso grado.
a) Quanto
ai sensi esterni: 1) si ha dapprima l’insensibilità più o
meno spiccata e il rallentamento della vita fisica, della respirazione, e quindi
la diminuzione del calore vitale: “Pare, dice S. Teresa 1456-1, che l’anima non animi più il corpo,
onde il corpo si sente mancare molto sensibilmente il calore naturale e si va
raffreddando, benchè con grandissima soavità e diletto”.
2) Si ha poi una
certa immobilità, onde il corpo conserva l’atteggiamento in cui venne
colto e lo sguardo rimane fisso sopra un oggetto invisibile.
3) Questo stato,
che naturalmente dovrebbe indebolire il corpo, gli dà invece novelle
forze 1456-2. È vero che, risvegliandosi, si sente
una certa stanchezza, ma presto la vigoria fisica riprende più forte.

4) La sospensione
dei sensi è alcune volte intiera, altre volte invece è incompleta
e permette di dettare le rivelazioni che si ricevono, come si vede nella vita di
S. Caterina da Siena.
b) I
sensi esterni sono sospesi anche più perfettamente che nell’unione
mistica di cui abbiamo già parlato.
1457.   c) Si fa questione se la
libertà sia essa pure sospesa. Si risponde comunemente, con
S. Tommaso, Suarez, S. Teresa, Alvarez de Paz, che la libertà rimane,
onde l’anima può meritare anche nell’estasi; l’anima infatti liberamente
riceve i favori spirituali che le sono allora concessi.
d) Quanto
alla durata, l’estasi varia molto: l’estasi completa non dura
generalmente che alcuni istanti, talora una mezz’ora; ma, essendo preceduta e
seguita da momenti in cui è incompleta, può durare anche più giorni, chi
tenga conto di tutte le alternative per cui passa.
e) Si esce
dall’estasi col risveglio spontaneo o provocato: 1) nel primo
caso si prova una certa angoscia, come se si tornasse da un altro mondo, e
l’anima non riprende che a poco a poco la sua azione sul corpo. 2) Nel
secondo caso, il risveglio è provocato dall’ordine o richiamo di un
superiore:
se è orale, è sempre obbedito; ma se è mentale, non
sempre.

2° LE TRE FASI DELL’UNIONE ESTATICA.
1458.   Ci sono tre fasi principali
nell’estasi: l’estasi semplice, il ratto e il volo dello
spirito.

a) L’estasi
semplice è una specie di deliquio che avviene dolcemente, cagionando
all’anima una ferita dolorosa e deliziosa nello stesso tempo: lo Sposo le fa
sentire la sua presenza ma per un po’ di tempo soltanto, mentre lei ne vorrebbe
godere continuamente, onde soffre di tal privazione. Questo godimento però è più
saporoso che nella quiete.
Ascoltiamo ciò
che dice S. Teresa 1458-1. “L’anima sente di essere
dolcissimamente ferita ma non riesce a spiegarsi nè come nè da chi;
conosce però bene che è cosa preziosa, così che non vorrebbe guarir mai di tale
ferita. Si lamenta, non potendo far altro, collo Sposo con parole di amore anche
esteriormente; perchè conosce che è presente ma non vuole manifestarsi in modo
da lasciarsi godere. È pena vivissima quantunque soave e piena di dolcezza… e
le dà più diletto che la saporosa sospensione dell’orazione di quiete, che pur
non porta seco alcuna pena”.
Vi sono già in
questa fase locuzioni soprannaturali e rivelazioni, di cui diremo appresso.

1459.   b) Il ratto s’impossessa dell’anima con
impetuosità e violenza, onde non vi si può resistere. È come se
un’aquila gagliarda ti rapisse sulle sue ali senza saper dove si vada. Non
ostante il diletto che si prova, la umana debolezza risente le prime volte un
brivido di terrore. “Ma è terrore misto a grandissimo amore, che di nuovo si
concepisce per colui che così grande lo mostra a un verme che altro non è che
putridume” 1459-1. Nel ratto avviene lo sposalizio
spirituale: delicato pensiero da parte di Dio, perchè, se l’anima conservasse
l’uso dei sensi, morrebbe forse al vedersi così vicina a questa grande
Maestà 1459-2. Passato il ratto, la volontà rimane
coma ebbra, nè può più occuparsi che di Dio; nauseata delle cose terrene,
sente insaziabile desiderio di far penitenza, tanto che si lamenta quando non ha
da patire 1459-3.
1460.   c) Succede al ratto il
volo dello spirito, che è così impetuoso da parere che lo spirito si
separi dal corpo senza che gli si possa resistere.
“Pare all’anima,
dice S. Teresa 1460-1, di essere trasportata tutta intiera in
altra regione molto diversa da quella in cui viviamo, ove le si mostra una luce
novella con altre cose così diverse da quelle di quaggiù, che non sarebbe mai
riuscita a immaginarsele, quand’anche vi avesse impiegata tutta la vita. Talora
le sono in un istante insegnate tante cose insieme, che, dove si fosse
coll’immaginazione e coll’intelletto affaticata i lunghi anni a metterle
insieme, non sarebbe mai riuscita a raccapezzarne la millesima parte”.

3° PRINCIPALI EFFETTI DELL’UNIONE
ESTATICA.

1461.
   A) L’effetto che compendia
tutti gli altri è una grande santità di vita che giunge sino all’eroismo,
così che, se manca questa, l’estasi è sospetta.
Tal è
l’osservazione di S. Francesco di Sales 1461-1: “Quando dunque si vede una persona che
nell’orazione ha dei ratti… ma non ha poi estasi nella vita, vale a
dire non ha vita santa e unita a Dio, col rinnegamento delle mondane cupidigie e
colla mortificazione dei desideri e delle inclinazioni naturali, colla interna
dolcezza, semplicità, umiltà, soprattutto poi con una continua carità, credi
pure, o Teotimo, che tutti questi ratti sono grandemente sospetti e pericolosi;
sono ratti da fare stupire gli uomini ma non da santificarli”.
1462.   B) Le principali virtù
causate dall’unione estatica sono: 1) Un perfetto distacco dalle
creature:
Dio fa, a così dire, salir l’anima in cima ad una fortezza, donde
scopre chiaramente il nulla di queste basse cose. Onde l’anima non vuol più
avere volontà propria e rinunzierebbe anzi volentieri, se fosse possibile, al
libero arbitrio. 2) Un immenso dolore dei peccati commessi: il suo
cruccio non è il timore dell’inferno ma quello d’offendere Dio. 3) Una
frequente e affettuosa vista della santa umanità di Nostro Signore e
della SS. Vergine. E che ottima compagnia quella di Gesù e di Maria! Le
visioni immaginative e intellettuali, che diventano allora più numerose, danno
l’ultima mano al distacco dell’anima e la sprofondano vie più nell’umiltà.
4) Infine una mirabile pazienza onde valorosamente sopportare le
nuove prove passive che il Signore le manda, il che si appella purificazione
di amore.

Accesa di
desiderio di veder Dio, l’anima si sente come trafitta da un dardo di
fuoco
ed esce in alte grida al vedersi separata da Colui che è da lei
unicamente amato. Principia un vero martirio, martirio dell’anima e
martirio del corpo, accompagnato da ardente desiderio di morire per non esser
più separata dal Diletto, martirio interrotto talora da inebrianti delizie; cosa
che intenderemo meglio quando avremo studiato la seconda notte di
S. Giovanno della Croce, la notte dello spirito.

  NOTE
1449-1 Castello, Mansione quinta, c. I, n. 9;
(versione italiana, p. 271). Cfr. Vita, c. XVIII.
1449-2 Ne
dà la ragione, Castello, c. I, n. 5 (versione italiana, p. 270): “Se
veramente è unione di Dio, non può il demonio entrare nè fare alcun danno,
perchè sta il Signore tanto unito e congiunto coll’essenza stessa dell’anima,
che il demonio non ardirà neppure di avvicinarsi”.
1450-1 Vita, c. XVIII, n. 11; (edizione
italiana, p. 56). “Quest’orazione, per lunga che sia, non fa danno, almeno a me
non lo fece mai. Per inferma ch’io fossi, quando Dio mi faceva questa grazia non
ricordo che mi ci sentissi mai male; anzi rimanevo dopo con gran miglioramento”.

1450-2 Vita, c. XVIII, n. 1; (versione italiana,
pagg. 53-54).
1451-1 Castello, Mansione quinta, c. II, n. 2;
(versione italiana, p. 272).
1451-2 Ibid., c. II et III; (versione italiana,
pagg. 273-278).
1452-1 Ibid., c. IV; (versione italiana, pagg.
278-280).
1453-1 Fidanzamento, sponsali,
sposalizio, sono sinonimi nel linguaggio dei Trattatisti di Mistica:
sposalizio si oppone a matrimonio o nozze spirituali. S. Teresa nel
Castello interiore, mansione settima, capo II, n. 2, scrive: “È
si grande la differenza che passa tra sposalizio e matrimonio spirituale quanto
quella che passa tra sposi e quelli che non si possono più separare”. Vedi pure
lo Scaramelli, Direttorio mistico, Trattato terzo, capo XII,
n. 211. Poichè nel Vocabolario italiano sposalizio è anche sinonimo
di matrimonio, si badi, parlando di mistica, a non confondere i due
termini e, ove occorra, si usi piuttosto fidanzamento.
(N. d. T.)
1454-1 Teotimo, l. VII, c. IV-VI, (versione del
Prof. Fabre, Libreria Salesiana, Torino-Roma).
1456-1 Vita, c. XX, n. 3; (versione italiana, p.
61).
1456-2 Vita, c. XVIII e XX.
1458-1 Castello, Mansione sesta, c. II, n. 2;
(versione italiana, p. 284).
1459-1 Vita, c. XX, n. 7; (versione italiana, p.
62).
1459-2 Castello, Mansione sesta, c. IV, n. 2;
(versione italiana, p. 289).
1459-3 Ibid., c. IV, n. 15; (versione italiana,
p. 292).
1460-1 Ibid., c. V, n. 7; (versione italiana, p.
294).
1461-1 Teotimo, l. VII, c. VII, (Libreria
Salesiana, Torino-Roma).