Cap. 11 Le guerre napoleoniche (2)

Prof. A. Torresani. 11. 5  La campagna di Russia – 11. 6  Cronologia essenziale – 11. 7  Il documento storico – 11. 8  In biblioteca”

11. 5 La campagna di Russia
 Il 24 giugno 1812 la grande armata radunata da Napoleone nel granducato di Varsavia varcava il Niemen, forte di 675.000 uomini e 1350 cannoni. C’erano soldati di tutte le nazioni europee (an­che 50.000 italiani).
L’avanzata in Russia L’armata avanzò nelle immense pianure rus­se, sempre alla ricerca di un aggancio con l’esercito russo gui­dato dal generale Kotuzov: i Russi si fermarono solo davanti a Mosca, presso Borodino. La grande battaglia, sanguinosa, fu vinta da Napoleone che tuttavia non ottenne la distruzione dell’esercito avversario.
Mancata richiesta di pace Mosca fu abbandonata ai France­si che vi rimasero per cinque settimane, in attesa di proposte di pace da parte russa che non vennero mai. Per di più Mosca andò distrutta da un incendio apocalittico che traumatizzò i soldati della grande armata.
Inizia la ritirata Quando apparve chiaro che non si poteva at­tendere oltre, fu impartito l’ordine della ritirata generale che, prima le piogge e poi la neve, tramutarono in un calvario spaven­toso. Si dovettero abbandonare le artiglierie, poi i feriti, e infine furono uccisi i cavalli per dare da mangiare a un eserci­to in piena disfatta.
Il disastro Il 27 novembre, i soldati sopravvissuti trovarono il ponte sulla Beresina presidiato: le colonne che seguivano i primi arrivati cominciarono a premere, provocando la tragedia finale della guerra, tanto che le ultime colonne passarono il fiume letteralmente sui cadaveri ammucchiati dei primi giunti. Si calcola che non più di un decimo degli uomini sia tornato dalla campagna di Russia.
Tentativo di colpo di Stato Il 6 dicembre, Napoleone abbandonò l’esercito e in gran fretta raggiunse Parigi per parare il peri­colo di un colpo di Stato prodotto dalla falsa notizia della sua morte: il generale repubblicano Malet assunse il comando di Pari­gi, annunciando la formazione di un governo provvisorio presieduto dal generale Moreau ancora all’estero. Il Ma­let fece arrestare alcuni ministri, ma la notizia della morte di Napoleone fu smentita e il Malet fucilato.
La sconfitta di Lipsia Appena giunto a Parigi, Napoleone sembrò riprendersi dall’offuscamento tattico che aveva caratterizzato le sue ultime campagne. Impose la leva di massa in modo spietato e riuscì a mettere insieme una nuova armata, ritornando in Germania. Nel maggio 1813 bloccò i Russi e i Prussiani nel cor­so di due battaglie dall’esito incerto combattute a Lützen e Bautzen. Non comprendendo che ormai era tempo di lasciar cadere i sogni imperiali, volle riprendere la lotta senza fare alcuna concessione all’Austria.. A ottobre, a Lipsia, avvenne la battaglia delle nazioni, un grande combattimento durato tre giorni e concluso con la disfatta dell’armata di Napoleone.
Ultimi tentativi di Napoleone Rientrato in Francia, Napoleone persistette nel rifiuto di ammettere la realtà: non volle negoziare coi nemici interni ed esterni, ob­bligò i Francesi a fornirgli un nuovo esercito, mentre i coaliz­zati erano ormai giunti alla frontiera del Reno e in Svizzera. Il salasso di sangue imposto ai contadini aveva allontanato dal regime i suoi più entusiasti sostenitori.
Crisi dell’economia francese Con la fine dell’impero europeo l’industria francese non ebbe mercati di sbocco e la disoccu­pazione si aggiunse alle altre tragedie: perfino il ritorno dei Borbone, a quelle condizioni, sembrava preferibile alla permanen­za di Napoleone. Gli eserciti alleati non incontrarono difficoltà a entrare in Francia: nessuna sollevazione popolare li arrestò, nessuna guerra di popolo.
Napoleone riprende i combattimenti Con un piccolo esercito di 60.000 uomini Napoleone riuscì a incunearsi tra gli eserciti av­versari, infliggendo loro pesanti perdite, ma gli eserciti allea­ti, in luogo di ritirarsi oltre il Reno, puntarono decisamente su Parigi. L’occupazione della capitale francese avvenne il 31 marzo, mentre Napoleone poneva il quartier generale nel castello di Fontainebleu. A Parigi fu nominato un governo provvisorio pre­sieduto dal Talleyrand. Senato e Camera legislativa votarono la deposizione di Napoleone, mentre i realisti si dettero da fare per restaurare i Borbone.
Abdicazione di Napoleone Nel sud l’armata di Wellington aveva varcato i Pirenei e avanzava su Tolosa, mentre un piccolo distac­camento si dirigeva su Bordeaux. Il duca di Angoulême fu ricevuto da una dimostrazione di folla entusiasta e tale atteggiamento dei Fran­cesi nei confronti della deposta dinastia convinse gli alleati dell’opportunità di restaurare i Borbone. Il 6 aprile Napoleone abdicò senza porre alcuna condizione.
Luigi XVIII ritorna a Parigi Luigi XVIII sbarcò a Boulogne il 24 aprile e si av­viò lentamente verso la capitale. Giunto a Saint-Omer pubblicò un proclama in cui prometteva ai Francesi un governo costituzionale con senato e camera dei deputati, tassazione equa, governo re­sponsabile verso il Parlamento, libertà di stampa e amnistia ge­nerale.
Napoleone nell’isola d’Elba Napoleone fu lasciato partire per l’isola d’Elba, fatto segno a manifestazioni in qualche caso ostili, lasciando un paese che aveva perduto per fatti militari non meno di 850.000 uomini.

11. 6 Cronologia essenziale
1796 I Piemontesi, battuti a Mondovì il 26 aprile, firmano la pace di Parigi del 15 maggio. Tra il 18 e il 23 giugno Napoleone occupa la Romagna. Vittorie sugli Austriaci a Casti­glione delle Stiviere, Arcole, Bassano del Grappa e Rivoli.
1797 Il 19 febbraio Napoleone obbliga il papa a cedere la Romagna. Riprende la guerra contro gli Austria­ci inseguiti fino a Leoben in Austria dove sono firmati i preli­minari di pace.
1797 Il 17 ottobre, con il trattato di Campoformio, Venezia è ceduta all’Austria col territorio di Venezia a est dell’Adige.
1798 Il Direttorio decide la spedizione in Egitto (5 marzo) al comando di Napoleone. Il 1° agosto ad Abukir sul delta del Nilo la flotta francese è distrutta.
1799 Il 9 dicembre Napoleone compie un colpo di Stato e proclama il consolato.
1800 Il 14 giugno Napoleone vince la battaglia di Marengo.
1801 È firmata la pace con l’Austria a Lunéville e il concordato tra Francia e Chiesa cattolica.
1802 È firmato il trattato di pace di Amiens con la Gran Bretagna.
1804 Napoleone fa proclamare l’impero il 2 dicembre.
1805 Il 21 ottobre la flotta franco-spagnola è distrutta nella battaglia di Trafalgar dall’ammiraglio Nelson. Il 2 dicembre Na­poleone sconfigge Austriaci e Russi nella battaglia di Austerlitz.
1806 A novembre Napoleone sconfigge la Prussia a Jena.
1807 Vittorie di Napoleone sui Russi a Eylau e Friedland. A giu­gno convegno tra Napoleone e lo zar Alessandro I a Tilsit.
1808 La guerriglia in Spagna obbliga Napoleone ad accorrere nella penisola con 300.000 soldati.
1809 L’Austria è sconfitta a Wagram.
1812 A giugno Napoleone inizia l’invasione della Russia. La gran­de armata è distrutta nel corso della ritirata.
1813 Dal 13 ottobre si combatte per tre giorni la battaglia di Lipsia: Napoleone rimane sconfitto.
1814 Il 4 marzo gli alleati occupano Parigi. Il 6 aprile Napoleo­ne abdica e parte per l’isola d’Elba.

11. 7 Il documento storico
 Il regime di Napoleone, tra le altre funzioni, ha avuto an­che quella di riunire la nazione francese proiettandola in una si­tuazione di gloire e splendore imperiale. Non poteva mancare l’apporto dei cattolici per realizzare tale politica: lo strumento fu il Concordato del 1801, col compito di spazzare via gli eccessi antireligiosi dei giaco­bini.

“Concordato tra il Sommo Pontefice Pio VII e il governo francese
 Il governo della Repubblica francese riconosce che la reli­gione cattolica, apostolica e romana è la religione della maggio­ranza dei francesi.
 Sua Santità per parte sua riconosce che la stessa religione ha ricavato e si ripromette di ricevere tuttora il massimo van­taggio e splendore dal ristabilirsi del culto cattolico in Fran­cia e dalla particolare professione, che ne fanno i consoli della Repubblica; di conseguenza, dopo questo reciproco riconoscimento, tanto per il bene della religione quanto per il mantenimento del­la tranquillità interna, essi hanno convenuto quanto appresso:
Art. 1. La religione cattolica, apostolica e romana sarà libera­mente professata in Francia e l’esercizio del suo culto sarà pub­blico, giusta l’osservanza dei regolamenti di polizia, che il Go­verno riterrà opportuno di adottare, per garantire l’ordine pubblico.
Art. 2. La Santa Sede di concerto con il Governo provvederà a una nuova circoscrizione delle diocesi francesi.
Art. 3. Sua Santità dichiarerà ai titolari delle sedi vescovili francesi di avere fiducia che essi accetteranno per il bene della pace e dell’unità qualsiasi sacrificio, compreso quello della ri­nuncia alla loro sede. Qualora, dopo tale esortazione essi rifiu­tassero di fare tale sacrificio, richiesto loro per il bene della Chiesa, (rifiuto che S. S. confida non avvenga), si provvederà alla nomina dei titolari per il governo delle diocesi secondo la nuova circoscrizione, nel modo seguente:
Art. 4. Il Primo Console della Repubblica, entro tre mesi dalla pubblicazione della bolla di S. S. conferirà loro l’istituzione canonica nelle forme già stabilite per la Francia prima del muta­mento di regime.
Art. 5. Saranno parimenti nominati dal Primo Console i titolari delle sedi vescovili che divenissero vacanti in seguito, e l’i­stituzione canonica verrà loro conferita da S. S. in conformità all’articolo precedente.
Art. 6. I vescovi, prima di prendere possesso della loro diocesi, presteranno giuramento direttamente nella mani del primo Console, come era in uso prima del mutamento di regime, con la formula se­guente: “Io giuro e prometto sui santi Vengeli obbedienza e fe­deltà al governo stabilito secondo la costituzione della Repub­blica francese. Similmente che non terrò alcuna intelligenza, non interverrò in alcun consiglio e non prenderò parte in alcuna unione sospetta o dentro o fuori della Repubblica, che sia pre­giudizievole alla pubblica tranquillità, e manifesterò al Governo ciò che io sappia trattarsi, o nella mia diocesi o altrove, in pregiudizio dello Stato.”
Art. 7. Il medesimo giuramento presteranno gli ecclesiastici di second’ordine nelle mani delle autorità civili, designate dal Go­verno.
Art. 8. La seguente formula di preghiera verrà recitata alla fine dell’uffizio divino in tutte le chiese cattoliche di Francia : “Domine, salvam fac Rempublicam; Domine, salvos fac consules”.
Art. 9. I vescovi provvederanno a una nuova circoscrizione delle parrocchie delle loro diocesi, che diverrà esecutiva soltanto do­po l’approvazione del Governo.
Art. 10. I vescovi nomineranno i parroci; non sceglieranno se non persone accette al governo.
Art. 11. I vescovi potranno avere un Capitolo nella loro Catte­drale e un Seminario per la loro diocesi; ma il Governo non assu­me l’obbligo di assegnar loro una rendita.
Art. 12. Tutte le chiese metropolitane, cattedrali, parrocchiali od altre, non alienate, necessarie al culto, saranno messe a di­sposizione dei vescovi.
Art. 13. S. S. per il bene della pace e il felice ristabilimento della religione cattolica dichiara che quelli i quali hanno ac­quistato dei beni ecclesiastici alienati non avranno alcuna mole­stia, né da sé, né dai romani pontefici suoi successori, ed in conseguenza la proprietà degli stessi beni, le rendite e i dirit­ti a quelli annessi, saranno immutabili presso i medesimi e i lo­ro aventi causa.
Art. 14. Il Governo assicurerà un conveniente trattamento econo­mico ai vescovi e ai parroci, le cui diocesi e parrocchie saranno comprese nella nuova circoscrizione.
Art. 15. Il Governo prenderà inoltre provvedimenti affinché i cattolici francesi possano istituire fondazioni in favore delle chiese.
Art. 16. S. S. riconosce al Primo Console della repubblica fran­cese gli stessi diritti e privilegi che riconosceva all’antico regime.
Art. 17. Si conviene fra le parti contraenti che, nel caso in cui un successore del Primo Console attualmente in carica non fosse cattolico, i diritti di nomina e i privilegi menzionati nell’ar­ticolo precedente e la nomina alle sedi vescovili, saranno rego­lati, per quanto lo riguarda, da una nuova convenzione.
 Il cambio delle ratifiche sarà fatto in Parigi entro lo spa­zio di quaranta giorni.
 Fatto in Parigi il 26 messidoro dell’anno IX della Repubbli­ca francese”.

Fonte: Chiesa e Stato attraverso i secoli, a cura di S.Z. Ehler e J.B. Morral, Vita e Pensiero, Milano 1958, pp. 287-289.

11. 8 In biblioteca
 Per le questioni militari si consulti di D.G. CHANDLER, Le campagne di Napoleone, Rizzoli, Milano 1973.
Si consulti anche di G. BLOND, Storia della Grande Armée (1804-1815), Rizzoli 1981.
Si consulti di C. ZAGHI, Bonaparte e il Direttorio dopo Campoformio. Il problema italiano nella diplomazia europea, Ed. Scient. It., Napoli 1956.
 Notevole la biografia di J. GODECHOT, Napoleone, Ist. Geogr. De Agostini, Novara 1988.
Per la storia dei giacobini italiani si legga di R. DE FELICE, L’Italia giacobina, Ed. Scient. It., Napoli 1965.
Importante di A. CASTELOT, La diplomazia del cinismo, Rizzoli, Milano 1982.
Per la storia del concordato con la Chiesa, si consulti di H. JEDIN (a cura di), Storia della Chiesa, vol. VIII, t. 1: Tra Rivoluzione e Restaurazione (1795-1830), Jaca Book, Milano 1977.
La più recente ricerca storiografica ha messo in luce il problema delle insorgenze, ossia le rivolte popolari contro i principi giacobini: si consulti di M. VIGLIONE, Le insorgenze. Rivoluzione e controrivoluzione in Italia 1792-1815, Ares, Milano 1999.