CONTEMPLAZIONE

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". CONTEMPLAZIONE: in senso generico significa attenta osservazione visiva e intellettiva di una cosa attraente, che colpisce i sensi e l\’intelligenza. Ma in senso religioso la contemplazione appartiene alla Mistica (v. questa voce) e si può definire con S. Tommaso (S. Theol. II-II, q. 180): una semplice intuizione della verità, di cui l\’amore è il motivo e il termine.

Similmente S. Bonaventura la definisce una conoscenza saporosa della verità. Oggetto della contemplazione è Dio, i suoi misteri, le sue opere specialmente in rapporto all\’uomo. La contemplazione ammette dei gradi, per cui da un fugace intuito che illumina l\’anima in un momento di grazia può elevarsi fino a un saggio di visione beatifica della divina essenza, come toccò a S. Paolo. Perciò alcuni autori (Lejeune, Poulain) distinguono una contemplazione acquisita (attività umana in cooperazione con la grazia) e una contemplazione infusa o propriamente mistica (dono esclusivamente divino), la quale avrebbe come nota caratteristica una percezione sperimentale di Dio, accompagnata da fenomeni psicologici straordinari (estasi, stimmate ecc.). Altri autori più recenti (Gardeil, Garrigou-Lagrange) preferiscono ridurre tutta la vita contemplativa a una sola specie distinta in vari gradi, identificandola senz\’altro con la vita mistica, che sarebbe uno sviluppo progressivo della vita soprannaturale, che il cristiano vive in forza della grazia e dei doni soprannaturali in Cristo e per Cristo. Questa contemplazione non importa necessariamente i fenomeni psichici straordinari, che non le sono essenziali, ma certo esige una conoscenza tutta particolare di Dio e delle cose divine, una conoscenza dilettevole, che anticipa in certo modo la visione beatifica, a cui tutta la vita soprannaturale è ordinata. I mistici la denominano conoscenza sperimentale per analogia con la sensazione, che è immediata e molto viva. Il contemplante mistico infatti non solo conosce Dio, ma in certo modo lo sente in sé presente: più che chiara visione la sua è un\’oscura percezione dell\’Amico Divino a lui vicino nelle ombre misteriose. Ontologicamente parlando l\’uomo santificato è tempio di Dio che abita in lui; psicologicamente egli per via di contemplazione mistica arriva a sperimentare la divina presenza. Tutti i cristiani possono e devono aspirare attraverso un sano ascetismo a questa mistica perfezione spirituale, in cui l\’intuizione e l\’amore di Dio preludono alla vita eterna. I fenomeni straordinari, che a volte accompagnano questa elevazione dello spirito, possono determinare deviazioni funeste quando l\’uomo vi tende trascurando la vita soprannaturale dello spirito, che è insieme dono di Dio e conquista quotidiana. La preghiera (v. questa voce) è come la trama della contemplazione mistica.
 Maestro di vita contemplativa in occidente è S. Gregorio Magno, a cui s\’ispira S. Tommaso; in oriente predomina lo pseudo-Dionigi Areopagita. Nell\’età più vicina a noi la Spagna ha dato due grandi mistici, S. Giovanni della Croce e S. Teresa, glorie Carmelitane, che ci hanno lasciato mirabili descrizioni della loro esperienza soprannaturale. Per l\’Italia basta ricordare S. Francesco d\’Assisi e S. Caterina da Siena coi suoi preziosi scritti.