B. MARIA MADDALENA FONTAINE (1723-1794)

La B. Maria Maddalena Fontaine e le sue tre consorelle appartenenti alla congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de\’ Paoli, subirono il martirio in testimonianza della loro fede cristiana durante la Rivoluzione Francese nel periodo conosciuto come “Grande Terrore”, cioè tra il settembre 1793 e l\’agosto 1794. Rifiutandosi di prestare il giuramento di Libertà ed Eguaglianza, prescritto dai rivoluzionari al clero ed ai religiosi, vennero tutte e quattro arrestate il 14 febbraio 1974. Il 26 giugno furono condotte in tribunale e condannate a morte. Le quattro suore, salite al patibolo incoronate, per scherno, da un Rosario, non esitarono a cantare l\’Ave Maris Stella e suor Maddalena, ultima ad essere ghigliottinata, rivolse alla folla un breve discorso rivelatosi profetico: “Ascoltate cristiani! Saremo le ultime vittime, la persecuzione sta per finire, i patiboli saranno distrutti e gli altari di Gesù saranno ricostruiti in tutta la loro gloria”.

La Rivoluzione Francese, occasionata soprattutto dall\’incapacità del governo assolutista di comprendere e, quindi, di accogliere le giuste rivendicazioni del popolo, se ha il merito di avere messo in evidenza i fermenti evangelici di libertà, fraternità ed uguaglianza, ha pure il demerito di non avere sempre fatto uso di mezzi onesti per attuarli. Per il trionfo dei suddetti principi non era necessario che gli esponenti di essa facessero un\’accesa politica antiecclesiastica e sopprimessero Ordini e Congregazioni religiose tramite l\’Assemblea Costituente (13-2-1790).
Naturalmente chi ne sofferse di più furono i poveri, i malati e i bambini che si videro privati di tante opere assistenziali ed educative dirette da sacerdoti e religiosi.
S. Vincenzo de\’ Paoli e S. Luisa de Marillac nel 1656 avevano fondato ad Arras una casa delle Figlie della Carità, con il compito di fare scuola alla gioventù femminile, tenere un dispensario e visitare i poveri a domicilio. Quando scoppiò la rivoluzione francese (1789) le suore erano sette, di cui le quattro più anziane riceveranno la corona del martirio: Maddalena Fontaine, Francesca Lanel, Teresa Fantou e Giovanna Gerard. Le altre tre suore che componevano la comunità si allontaneranno da Arras prima della catastrofe.
La B. Maddalena Fontaine era la supcriora della casa. Nata il 22-4-1723 a Etrépagny (Eure), a venticinque anni si era fatta Figlia della Carità a Parigi (1748) e, dopo un anno dall\’emissione dei voti privati, era stata mandata a Rebais-en-Brie dove per diciannove anni fece scuola alle bambine povere. Nel 1768 era stata eletta supcriora di Arras.
La B. Francesco Lanel era nata ad Eu (Siene-Inferieure) nel 1745. Aveva frequentato la scuola delle Figlio della Carità e, dopo il noviziato (1764), era stata mandata per quattro anni a Cambrai e quindi ad Arras.
La B. Teresa Fantou era nata il 29-7-1747 a Miniac-Morvan (Ille-et-Vilaine). Aveva fatto il noviziato nel seminario di Parigi (1771) e, prima di giungere ad Arras, aveva esercitato il suo apostolato ad Ham, a Chauny e a Cambrai. La B. Giovanna Gerard era nata il 23-10-1752 a Cumières (Meuse) e, a ventidue anni, per sottrarsi a progetti di matrimonio, era entrata nel seminario di Parigi (1776) e, dopo remissione dei voti privati, era stata mandata ad Arras.
Dall\’inizio della rivoluzione fino al loro arresto, le suddette Figlie della Carità continuarono ad esercitare le loro opere di misericordia con ammirabile calma, regolarità di vita e soddisfazione generale del popolo. Nel 1790, al momento dell\’inventario dei beni delle Congregazioni ordinato dal governo, la municipalità si limitò a redigere questa nota: "Esiste ad Arras una casa abitata da sette religiose conosciute sotto il nome di Suore della Carità: benché non sia un ospedale, essendo tutte le rendite di questa casa impiegate per il sollievo dei poveri inalati, il corpo municipale ha ritenuto doverla catalogare tra gli ospedali". In un\’altra nota del 1792 si parla con elogi di "questa congregazione utile, conosciuta in tutta la Francia per i servizi che rende all\’umanità".
Nel 1793 la Convenzione Nazionale portò al vertice l\’opera rivoluzionaria proclamando la repubblica, e imponendo ai religiosi il giuramento di Libertà-Uguaglianza. I cattolici furono dubbiosi se prestare o no il giuramento. Il vescovo di Arras, emigrato in Belgio, lo aveva condannato perché avrebbe potuto costituire per il governo un mezzo per fare riconoscere le peggiori leggi della rivoluzione. Le Figlie della Carità si attennero a queste disposizioni e, per evitare inutili persecuzioni, adottarono l\’abito borghese.
L\’era del terrore ad Arras fu aperta dal prete apostata Giuseppe Lebon, che il 1-11-1793 vi fece il suo ingresso in qualità di rappresentante del popolo. Il 14 novembre due commissari si recarono alla casa delle Figlie della Carità per chiedere loro se avevano prestato il giuramento di fedeltà o se volevano sottomettervisi. In seguito al loro rifiuto, essi procedettero ad un minuto inventario di tutto quello che si trovava nella casa. Il 23 novembre il distretto emanò un decreto con cui venivano cacciate da tutti gli ospedali le religiose che avevano rifiutato il giuramento, e l\’ospedale maggiore veniva convertito in prigione. Alla residenza delle Figlie della Carità fu dato il nome di "Casa dell\’Umanità" e assegnato un direttore, un medico, un chirurgo, un farmacista e una incaricata della biancheria. Le suore furono autorizzate a rimanere perché godevano fama di sapere guarire i malati, ma dopo la confisca dei beni, esse vennero a trovarsi in una situazione precaria. E\’ vero che alcuni amministratori più comprensivi versarono loro fino alla fine una parte delle rendite, ma perché potessero continuare a darsi alle opere di misericordia spirituale e corporale fu necessario che alcune brave giovani, ogni tanto, organizzassero a loro favore delle questue nelle varie parrocchie. Perché si erano rifiutate di prestare il giuramento richiesto non ricevettero alcun stipendio ufficiale.
La popolazione continuò a volere fare bene e certi uomini, che vivevano a contatto dei rivoluzionari, le avvertivano dei pericoli cui andavano incontro. Quando in tale maniera seppero che al principio del 1794 il circolo degli anticlericali preparava contro di loro nuove persecuzioni, la superiora prese la decisione di mandare in Belgio le due suore più giovani. Il 5-2-1794 fu eletto direttore della Casa dell\’Umanità Andrea Mury il quale non tardò a mostrare di quanta cattiva volontà fosse animato contro le religiose rimaste. Costoro non ebbero a subire i suoi cattivi trattamenti a lungo perché il 14 febbraio furono arrestate e internate come sospette nell\’abbazia di Saint-Vaast. Il 10 marzo furono trasferite al convento della Provvidenza, trasformato in prigione dopo l\’espulsione delle religiose. Il 4 aprile furono interrogate da due membri del comitato di sorveglianza. La figlia di Mury aveva dichiarato di avere scoperto nella casa delle Figlie della Carità quattro pacchi di giornali, opuscoli e stampe favorevoli alla monarchia. Le suore negarono ogni addebito, ma il tribunale dichiarò lo stesso che a causa di quella "violenta presunzione" dovevano essere trasferite alla prigione dei Baudets, che dipendeva dal tribunale rivoluzionario del dipartimento.
Alle suore, come agli altri prigionieri, fu riservato un trattamento molto duro e arbitrario. Sarebbe stato loro possibile ottenere un trattamento più umano dalle guardie, sensibilissime alle mance, se avessero potuto disporre di risorse pecuniarie rilevanti. Le loro compagne di sventura provenivano, è vero, quasi tutte da famiglie benestanti, ma il loro soggiorno in prigione era d\’ordinario molto breve, motivo per cui potevano trovare in esse scarso conforto. Benché lo spauracchio della ghigliottina turbasse il loro sonno, tuttavia a tutte le detenute le suore furono di esempio e di sprone alla speranza.
Il 5-5-1794 Giuseppe Lebon si trasferì a Cambrai per instaurare anche là il regime rivoluzionario. Non avendo perso i suoi poteri su Arras, egli si riservò di giudicare le persone sospette che riteneva più importanti. Organizzò dunque un servizio di convogli perché gli conducessero a Cambrai le vittime che designava. La domenica 25 giugno il consueto convoglio era già partito quando giunse ad Arras una lettera del pubblico accusatore, che ordinava d\’inviargli al più presto le quattro Figlio della Carità in maniera che giungessero a Cambrai l\’indomani mattina. Il convoglio passò dalla prigione della Provvidenza per caricare un condannato a morte. Suor Fontaine ne approfittò per affidare a una detenuta, Madame Cartier, la modesta somma di sette franchi affinchè la consegnasse alle Figlio della Carità che sarebbero ritornate a dirigere la casa di Arras. La vettura, scortata da gendarmi, prese il via a grande velocità tanto che, a una sosta, raggiunse il convoglio regolare partito la mattina. Mentre i postiglioni e i gendarmi bevevano nell\’albergo, le suore si avvicinarono agli altri prigionieri tra cui c\’erano parecchie donne, molto afflitte. Era risaputo da tutti che la comparsa davanti al tribunale rivoluzionario non era che una pura formalità, e che li attendeva la ghigliottina. Le suore cercarono di rivolgere loro parole di cristiano conforto, Suor Fontaine invece annunciò loro, con una sicurezza che le meravigliò senza convincerle, tant\’erano contrarie le circostanze: "Dio avrà pietà di voi; non desolatevi; avrete salva la vita. Noi compariremo in tribunale prima di voi e saremo le ultime vittime". La predizione si avverò alla lettera. Un prigioniero riuscì difatti a fare in modo che una ruota della vettura si guastasse cosicché il convoglio dovette fare ritorno ad Arras. Quando, tre giorni più tardi, riprese la via di Cambrai, il tribunale aveva cessato di funzionare.
Il 26-6-1794 le Figlio della Carità, appena giunsero a Cambrai, furono condotte nella prigione del Seminario, dove era stato impiantato il tribunale rivoluzionario. Gli abitanti della città al vederle sfilare pregando e dando a tutti assicurazione che la loro esecuzione capitale sarebbe stata l\’ultima, dimostrarono per esse simpatia. Il presidente del tribunale rivolse alla superiora alcune domande riguardo alle stampe controrivoluzionarie che la figlia del Mury pretendeva aver scoperto in casa loro. Siccome era impossibile ricavare qualche capo di accusa da simile calunnia, egli andò subito al sodo chiedendo alle imputate se erano disposte a prestare il giuramento tante volte richiesto. Esse si rifiutarono nel modo più assoluto.
Uno dei giurati disse loro: "E se fosse necessario per la salute della repubblica?". Le suore gli risposero ad una voce: "La nostra coscienza ci proibisce di farlo".
Suor Fontaine fu condannata a morte come "pia controrivoluzionaria, avendo diligentemente conservato e anche nascosto sotto un mucchio di paglia una quantità di opuscoli e giornali che sostenevano il più sfrenato regalismo; avendo rifiutato il giuramento; avendo pure insultato i commissari del distretto col dire loro che quello che stavano facendo non andava, e che i diavoli avevano lasciato l\’inferno per disperdersi sulla faccia della terra". Le altre tre suore furono condannate a morte come "complici di Maddalena Fontaine", quindi non per motivi politici, ma per la loro fedeltà alla religione cattolica. Fino a quel momento le Figlie della Carità si erano mostrate docili agli ordini dei carnefici, ma quando costoro, per incatenarle, vollero togliere dalle loro mani la corona del rosario protestarono. L\’usciere del tribunale le convinse a lasciarsele mettere attorno al capo, come fosse un diadema, allo scopo di farsene maggiormente beffe. Così agghindate si avviarono al supplizio tra una folla silenziosa e commossa. Diversi avranno di certo riconosciuto Suor Lanel e Suor Fantou che per un certo tempo avevano esercitato il loro apostolato a Cambrai. A coloro che piangevano sulla loro sorte esse dicevano: "Non piangete. Noi andiamo in Paradiso per mezzo della ghigliottina". E, strada facendo, cantavano l\’Ave Maris Stella e recitavano il rosario con le litanie.
Giunte davanti alla ghigliottina le martiri si misero in ginocchio in attesa del loro turno. L\’ultima ad essere decapitata fu Suor Fontaine. Costei, prima di mettere la testa sotto la lama insanguinata, si girò verso la folla e gridò con forza: "Cristiani, ascoltatemi. Noi siamo le ultime vittime della rivoluzione. Domani cesserà, il patibolo verrà distrutto e gli altari di Gesù saranno rialzati". I loro corpi furono gettati nella fossa comune del cimitero oggi detto di Saint-Géry.
La profezia di Suor Fontaine si avverò. Difatti, Giuseppe Lebon fu violentemente attaccato alla Convenzione e costretto a sospendere le esecuzioni. Arrestato il 2-8-1794, fu a sua volta ghigliottinato ad Amiens il 15-8-1795. Ad un mese di distanza dalla decapitazione delle Figlie della Carità, anche Massimiliano Robespierre, nativo di Arras e capo dei Giacobini, fu travolto dagli avversari. Ferito da un gendarme, fu portato morente alla ghigliottina con altri suoi sostenitori. A lui successero nel governo elementi più moderati i quali posero termine al regno del terrore. Le martiri di Arras furono beatificate da Benedetto XV il 13-6-1920.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 6, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 269-274
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