Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (Appendice II)

Adolfo Tanquerey. Compendio di Teologia Ascetica e Mistica. APPENDICI. II. Lo studio dei caratteri. 1° Fondamenti. 2° I vari caratteri rispetto alla sensibilità. 3° I vari caratteri rispetto alle facoltà spirituali. 4° I vari caratteri rispetto alla vita di relazione.

II. Lo studio dei caratteri A2-1.
Parlando della conoscenza di se stesso al n. 452, dicemmo che a conoscersi meglio è cosa utile studiare i temperamenti e i caratteri.
Due vocaboli che spesso si confondono; ma chi li volesse distinguere, si può dire che il temperamento è il complesso di tutte le profonde tendenze derivanti dalla costituzione fisiologica della persona; e il carattere è il complesso di tutte le disposizioni psicologiche risultanti dal temperamento modificato dall\’educazione e dagli sforzi della volontà e fissato dall\’abitudine.
Giova quindi più studiare i caratteri che i temperamenti; perchè, sotto l\’aspetto spirituale, il temperamento del corpo conta assai meno che il carattere dell\’anima. Anche gli antichi se ne erano accorti, perchè, descrivendo i temperamenti, badavano più a rilevare le diffrenze psicologiche che le fisiologiche.
Onde noi qui ci restringeremo alla trattazione dei caratteri, giovandoci specialmente dell\’opera di P. Malapert, Les éléments di Caractère, semplificandone però e qualche volta rettificandone le divisioni. Esporremo brevissimamente:

  • 1° i fondamenti della nostra divisione;

  • 2° i vari caratteri che si possono distinguere rispetto alle tre grandi facoltà dell\’uomo.

1° FONDAMENTI.
A) Volendo specificare le principali tendenze onde sorge la diversità dei caratteri, il più sodo fondamento è di attenersi all\’ordine delle diverse facoltà dell\’uomo, Lasciando da parte le facoltà della vita vegetativa, che hanno qui per noi poca importanza, vedremo quali sono i principali caratteri rispetto alla sensibilità, rispetto alle facoltà spirituali, e rispetto alla vita di relazione. Un piccolo schema farà capir meglio il nostro pensiero.

  • Rispetto alla sensibilità.

    • Apatici

      • Indolenti.

      • Energici.

    • Affettivi

      • Emotivi.

      • Passionati.

  • Rispetto alle facoltà spirituali.

    • Cerebrali

      • Speculativi puri.

      • Intellettuali passionali.

    • Volontari

      • Padroni di sè.

      • Padroni degli altri.

  • Rispetto alla vita di relazione

    • Timidi o riserbati.

    • Attivi

      • Irrequieti.

      • Uomini d\’azione.

B) Prima di spiegar questa divisione si richiedono alcune osservazioni preliminari:
a) I caratteri che ci facciamo a descrivere non si trovano allo stato puro: sono ordinariamente mescolati e in gradi assai vari. Così gli apatici non sono puramente apatici, ma hanno una certa dose di sensibilità, vengono però indicati da ciò che domina in loro. Vi sono poi molti gradi così nell\’apatia come nella sensibilità, che la sola osservazione propria potrà rilevare.
b) Inoltre ogni persona particolare dev\’essere esaminata sotto il triplice aspetto da noi indicato. Così un apatico può essere cerebrale o volontario, come un cerebrale può essere attivo o indolente. Bisogna quindi saper considerare tutti questi vari aspetti e poi farne la sintesi.
c) I quadri qui tracciati anzichè quadri rigidi sono indici onde il direttore possa osservare meglio ogni penitente e studiarne le particolarità: sarebbe doloroso che, dopo alcune conversazioni, si desse prematuramente un giudizio definitivo, bisognoso poi di riforma; solo adagino, con una serie di benevole osservazioni, si riesce a conoscere il carattere d\’una persona. d) E poi non si dimentichi che alla conoscenza di sè e degli altri si richiedono i lumi dello Spirito Santo frequentemente e fervidamente invocati.

2° I VARI CARATTERI RISPETTO ALLA SENSIBILITÀ
Tutti siamo dotati di sensibilità, ma ci sono di quelli che ne hanno così poca che son detti apatici, altri invece la possiedono in alto grado e sono gli affettivi.
A) Gli apatici si distinguono per un a depressione anormale della sensibilità e del sentimento; hanno pochi desideri, poco ardore, poca passione. Se ne possono fare due categorie: gli indolenti e gli energici.
a) Gl\’indolenti hanno andatura lenta e goffa. Sono egoisti ma non cattivi, incuranti, senza gran bisogno d\’amare o d\’essere amati. Hanno d\’ordinario retto il giudizio, appunto perchè non sono appassionati. Il lavoro attivo li attira poco; piegandosi al lavoro, riescono meglio in lavori di pazienza che in quelli di immaginazione e di sentimento; in collegio fanno bella figura nella scuola.
Sotto l\’aspetto spirituale, non si sentono tratti ad alta virtù, ma non hanno neppure violenti passioni. Virtuosi finchè non ci sia da lottare contro gravi tentazioni, non sanno gran resistere gran fatto alle occasioni pericolose che si presentano, nè correggersi quando sciaguratamente abbiano contratto abiti viziosi. Accettano la direzione che viene lor data, a patto che non se ne richieda alta perfezione e non si stimolino troppo ad andare avanti.
Non tra costoro si possono trovare le vocazioni religiose o sacerdotali; non sono fatti che per le professioni tranquille, poco faticose, compatibili cogli onesti e moderati piaceri.
b) Gli apatici-energici, benchè lenti e pesanti, sono applicati al lavoro, costanti e metodici negli sforzi, e a furia di paziente lavoro, arrivano a grandi risultati. Spasseggiano tra i Fiamminghi e gli Olandesi, ma ce n\’è dappertutto, e l\’americano Franklin può essere ascritto a questo tipo.
Sotto l\’aspetto intellettuale, hanno poca immaginazione e poco brio, ma riescono in lavori seri che esigano riflessione, pazienza, lunghe e metodiche investigazioni.
Sotto l\’aspetto morale, non hanno grande ardore ma operano per convinzione, con instancabile costanza, onde sono capaci di alta virtù. Se ne può quindi trarre buon partito per lo stato sacerdotale o religioso, inculcando loro profonde convinzioni, l\’amore del dovere per Dio, ed esigendo sforzi metodici e costanti verso la perfezione. Sebbene lentamente, andranno sicuramente: "labor improbus omnia vincit".
B) Gli affettivi invece hanno per carattere il predominio della sensibilità: sentono vivo bisogno di amare e di essere amati, in loro è il signore il cuore.
Se ne possono distinguere due tipi principali: gli emotivi e gli appassionati.
a) Gli emotivi o sanguigni hanni, all\’esterno, movimenti svelti e graziosi, sorriso amabile, fisionomia aperta; amano le belle arti, la musica, la danza. Ciò che interiormente li distingue è la leggerezza e una grande instabilità: si abbandonano facilmente alle più varie emozioni, operano sotto l\’impressione del momento e sono quindi incostanti.
Dotati di viva immaginazione e di cuore ardente, riescono nei lavori letterari, maneggiano la parola con facilità ed esercitano sulle persone che li avvicinano una specie di seduzione.
Sotto l\’aspetto morale, si lasciano facilmente andare ai sensuali diletti, alla ghiottoneria e alla voluttà; ma si pentono presto e sinceramente delle loro colpe, ricadendovi per altro alla prima occasione. Buoni e amorevoli, si affezionano a chi li ama, sono franchi ed aperti in confessione e in direzione, si lasciano persuadere facilmente e prendono buone risoluzioni che poi presto dimenticano.
Per la via del cuore bisogna prenderli e darli a Dio. Se si riesce a fare che amino ardentemente Nostro Signore, se ne può trar buon partito: faranno per amore molti sacrifici che a principio pareva ripugnassero alla loro natura; per amore s\’applicheranno all\’orazione, alla comunione frequente, alla visita al SS. Sacramento, alle opere di zelo. Ma bisognerà ammaestrarli ad amar Dio così nell\’aridità e nel dolore come nella consolazione. A poco a poco le loro emozioni, con l\’opera della riflessione e della grazia, si trasformano in convinzioni; e pur conservando lo slancio, si fanno più assidui e costanti negli sforzi.
Ove non si riesca a infonder loro questa energia e questa costanza, non si può animarli a scegliere uno stato di vita che, come il sacerdozio, esige una soda virtù.
b) I passionati, in cui dominano passioni ardenti e profonde, possono ridursi a tre diversi tipi: i malinconici, gli irritabili, i grandi passionati.
1) I malinconici sono naturalmente tratti a veder tutto nero, a fissarsi sul lato difficile e penoso delle cose e ad esagerarlo; sono quindi inclinati alla tristezza, alla diffidenza, a una specie di misantropia. Soffrono molto e, senza volerlo, fanno soffrire gli altri.
Se non cercano consolazione in Dio, che solo può confortarli e attenuarne i tetri pensieri, cadono facilmente mella noia, nello scoraggiamento o negli scrupoli.
Quindi S. Teresa A2-2 dice che, se la malinconia è di forma veramente grave, le persone che ne soffrono non sono atte alla vita religiosa. Significa infatti uno spiccato predominio dell\’immaginazione e della sensibilità sulla ragione, onde più dopo qualche tempo degenerare in una specie di pazzia. In ogni caso, ad attenuare questa morbosa disposizione, bisogna certo trattare i malinconici con molta compassione ma anche con autorità e fermezza, non permettendo che seguano i propri capricci nè che si lascino dominar da sospetti; non avendo il giudizio abbastanza retto, è d\’uopo che si sottomettano ai consigli d\’un direttore o d\’un amico prudente.
2) Gli emotivi irritabili o impulsivi si lasciano facilmente trarre alle prime vive impressioni. Coll\’anima in continua vibrazione, passano rapidamente dall\’allegria alla tristezza, dalla speranza all\’inquietudine, dall\’entusiasmo allo scoraggiamento. Se vengono contradetti od umiliato, prorompono in atti di collera, in parole e gesti violenti. Insomma avviene spesso che perdano la padronanza di sè e maltrattino chi sta loro d\’attorno.
A combattere questo difetto, si deve fare energico e costante uso del potere d\’inibizione, infrenar subito i primi moti disordinati, riflettere prima di operare, riprendere insomma a poco a poco la padronanza di se stessi.
Chi non riuscisse a dominare abbastanza i nervi e le emozioni, non pensi al sacerdozio, essendo la collera violenta, al dire di S. Paolo, vizio redibitorio: "oportet enim episcopum sine crimine esse,… non iracundum… non percussoremA2-3.
3) I grandi passionati sono coloro che hanno passioni insieme violente e durevoli, distinguendosi così dagli emotivi: energici, longanimi, tenaci, sono ordinariamente ambiziosi e cupidi di potere e di gloria. Sono fatti per operar gran bene o gran male, secondo che volgono le passioni a servizio della propria ambizione o al servizio di Dio e delle anime. Sorgono fra costoro i conquistatori e gli apostoli. Il mezzo di trar buon partito da queste ricche nature è di volgerle vigorosamente verso la gloria di Dio e la conquista delle anime, come fece Ignazio con Francesco Saverio.

3° I VARI CARATTERI RISPETTO ALLE FACOLTÀ SPIRITUALI
Le persone in cui dominano le facoltà superiori, l\’intelligenza e la volontà, si dividono naturalmente in due gruppi, i cerebrali e i volontari, secondo che predomina l\’intelletto o la volontà.
A) I cerebrali o intellettuali sono quelli la cui attività è concentrata in lavori di mente, e possono essere i speculativi puri o intellettuali attivi.
a) Gli speculativi puri passano la vita a costruire sistemi intellettuali; tali furono Kant, Cuvier, Ampère. Alcuni speculano pel solo piacere di speculare, onde cadono facilmente in una specie di pericoloso dilettantismo che finisce spesso in un certo scetticismo, come Montaigne e Bayle.
b) Gli altri associano ai lavori mentali qualche ardente passione; vi sono infatti intellettuali passionati, che agitando idee, vogliono pure agitar gli uomini, e si appassionano pel trionfo di un\’idea o d\’un sistema.
Sono in ambi i casi persone ricche di grandi espedienti. I primi però sono esposti a diventar troppo sistematici, troppo astratti, e a trascurare i doveri della vita ordinaria. Gli altri hanno bisogno, come gli emotivi passionati, di volgere la scienza e l\’attività al servizio di Dio e della verità; altrimenti cadono essi e fanno cadere gli altri in terribili eccessi.
B) I volontari hanno volontà ferma, tenace, indomabile, e vi subordinano tutto il resto. Si dividono in due categorie: i padroni di sè e gli uomini d\’azione.
a) I primi adoprano specialmente la propria energia a dominar se stessi e quindi a padroneggiar le passioni. Perciò lottano con costante energia a signoreggiar la sensibilità e sentono lo sforzo e la premura di frenarsi; onde un certo riserbo e qualche volta pure un che di rigido accompagnato da diffidenza verso ciò che potrebbe far loro perdere questa padronanza di sè. Ma, conquistata che l\’abbiano con sforzi costanti, mostrano una mirabile uguaglianza d\’animo e sanno associare la forza colla dolcezza.
Sotto l\’aspetto spirituale la cosa più importante è di assoggettare questa volontà forte e disciplinata alla volontà di Dio; così uno s\’accosta a quell\’equilibrio delle facoltà che vigeva nello stato di giustizia originale.
b) Altri poi più che a dominar se stessi mirano a dominar gli altri; vogliono imporre la propria volontà e governare i propri simili. Coll\’occhio costantemente fisso allo scopo a cui mirano, non si lasciano disanimar dagli ostacoli e non hanno requie finchè non sono riusciti a farsi obbedire.
Sono uomini energici e costanti da cui si può trarre ottimo partito. Ma devono disciplinar se stessi prima di disciplinar gli altri; volgano la propria energia al servizio di Dio e delle anime e sappiano, nell\’esercizio dell\’autorità, associare la dolcezza alla fermezza.

4° I VARI CARATTERI RISPETTO ALLA VITA DI RELAZIONE
Abbiamo qui due tipi ben distinti: i timidi e gli attivi.
A) I timidi diffidano troppo di sè, sono poco intraprendenti, il timore di non riuscire nell\’impresa li rende come inerti. Cosiffatte persone non riescono bene se non quando sono messi al loro posto, sorretti e enimati da superiori o da amici che ispirano loro confidenza e li aiutano ad acquistare una certa franchezza.
Sotto l\’aspetto soprannaturale, bisogna inculcare loro grande fiducia in Dio, ripetendo continuamente che Dio si serve degli strumenti più deboli, purchè, consci della propria impotenza, cerchino appoggio in Colui che solo può fortificarli: "infirma mundi elegit Deus ut confundat fortia A2-4Omnia possum in co qui me confortat" A2-5.
B) Gli attivi hanno naturale tendenza all\’azione: intraprendenti, audaci, forti ed energici, hanno bisogno di effondere l\’esuberante attività che si sentono dentro. Ve ne sono due diverse classi: gli irrequieti e gli uomini d\’azione.
a) Gli irrequieti sono talmente accesi di attività che non possono star fermi e vogliono fare ad ogni costo, anche prima d\’aver concepito e maturato un disegno. Fantasticando sempre nuovi progetti, non hanno tempo di eseguirne neppure un solo; vanno a destra e a sinistra incapaci di quietare, si agitano, fanno rumore molto e bene poco. Pronti a rendere servizio a tutti, presto dimenticano ciò che hanno promesso e si mettono a disposizione di altri.
Onde a correggerli bisogna indurli a riflettere prima di operare, a maturare i disegni prima di eseguirli, a consultare chi ha maggiore prudenza ed esperienza; e quando in un affare tutto sia pronto, dovranno applicarsi a mandarlo ad effetto, condannandosi in questo frattempo a non intraprendere nulla di nuovo: riflessione e costanza sono le condizioni necessarie al buon successo.
b) Gli uomini d\’azione studiano a lungo i disegni prima di porli ad esecuzione, discutono attentamente il pro ed il contro, pensano non solo ai mezzi ma anche agli ostacoli che incontreranno, e tutto dispongono nell\’intento di giungere allo scopo voluto, non ostante le difficoltà.
È dote molto preziosa per gli addetti all\’azione cattolica e per i sacerdoti, che conviene saper coltivare con costanza. Onde però le opere anche meglio concepite possano produrre buoni frutti, non bisogna dimenticare di propiziarsi il Signore con la preghiera e con la pratica della vita interiore: chi vuol essere cattolico d\’azione cerchi di essere uomo d\’orazione. La volontà umana e la grazia in tal caso armoniosamente si uniscono a produrre ottimi effetti: "Dei enim sumus adjutores" A2-6.
Rammentiamo terminando che la maggior parte dei caratteri sono veramente il risultato di varie combinazioni, e che solo studiandosi di acquistare le doti non avute da natura, uno riesce a perfezionare se stesso, ad assestarsi e a dare così tutto il frutto di cui è capace. Onde gli apatici debbono sforzarsi di acquistare un poco di sensibilità; i cerebrali di coltivare la volontà e l\’azione; i volontari di riflettere prima di operare e di infondere un poco di dolcezza nell\’esercizio della forza. Collo sforzo e colla grazia di Dio uno giunge a riformarsi, come si può vedere studiando le Vie spirituali.

NOTE
A2-1 Debreyne-Ferrand, La Théologie Morale et les sciences médicales, Parigi, 1884, p. 9-46; Fouilée, Tempérament et caractères, 1895; Paulhan, Les caractères, Parigi, 1902; Malapert, Les éléments du caractère et leurs lois de combinaison, 1897.
A2-2 Fondazioni, c. VII, (Versione italiana, T. II, P. II, p. 23-26). Bene osserva il P. Silverio, in una nota apposta nell\’edizione spagnuola a questo capitolo, che i malinconici dei tempi di S. Teresa sono i neurastenici o isterici dei nostri giorni (N. d. T.).
A2-3 Tit., I, 7.
A2-4 I Cor., I, 27.
A2-5 Phil., IV, 13.
A2-6 I Cor., III, 9.
 
Quest\’edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@yahoo.it>.