Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (170-187)

Di Adolfo Tanquerey. CAPITOLO II. Natura della vita cristiana. ATTO DI CONSACRAZIONE TOTALE A MARIA. II. Della parte dei Santi nella vita cristiana. III. Della parte degli Angeli nella vita cristiana.

ATTO DI CONSACRAZIONE TOTALE A MARIA 170-1.

170.   Natura ed estensione di quest’atto. È un atto di divozione che contiene tutti gli altri. Quale è esposto dal B. Grignion di Montfort, consiste nel darsi interamente a Gesù per mezzo di Maria e abbraccia due elementi: un atto di consecrazione che si rinnova ogni tanto, e uno stato abituale che ci fa vivere ed operare sotto la dipendenza di Maria. L’atto di consacrazione, dice il B. Grignion, “consiste nel darsi intieramente, come schiavo, a Maria e per suo mezzo a Gesù”. Nessuno si scandalizzi di questa parola schiavo, a cui bisogna togliere ogni senso peggiorativo, vale a dire ogni idea di costrizione: non solo quest’atto non inchiude costrizione alcuna ma è l’espressione del più puro amore; se ne conservi quindi il solo elemento positivo quale è spiegato dal Beato: Un semplice servo riceve salario, resta libero di lasciare il padrone e non dà che il suo lavoro ma non la sua persona, i suoi diritti personali, i suoi beni; uno schiavo invece acconsente liberamente a lavorare senza stipendio, fiducioso nel padrone che gli dà vitto e vestito, e si dà per sempre, con tutte le sue energie, la sua persona, i suoi diritti, per vivere in piena dipendenza da lui.

171.   Facendone applicazione alle cose spirituali, il perfetto servo di Maria dà a lei e per suo mezzo a Gesù:

a) Il corpo, con tutti i suoi sensi, non conservandone che l’uso, e obbligandosi a non servirsene che secondo il beneplacito della SS. Vergine o del suo Figlio; e accetta anticipatamente tutte le disposizioni della Provvidenza riguardanti la salute, la malattia, la vita e la morte.

b) Tutti i beni di fortuna, non usandone che sotto la sua dipendenza per la gloria sua e per quella di Dio.

c) L’anima con tutte le sue facoltà, consacrandole al servizio di Dio e delle anime, sotto la guida di Maria, e rinunziando a tutto ciò che può compromettere la nostra salvezza e santificazione.

d) Tutti i beni interiori e spirituali, i meriti, le sodisfazioni e il valore impetratorio delle buone opere, in quella misura in cui questi beni sono alienabili. Spieghiamo questo ultimo punto:

1) I meriti propriamente detti (de condigno) per mezzo dei quali meritiamo per noi un aumento di grazia e di gloria, sono inalienabili; se quindi li diamo a Maria, è perchè li conservi e li aumenti, non perchè li applichi altrui. Quanto ai meriti di semplice convenienza (de congruo), potendo questi essere offerti per gli altri, ne lasciamo la libera disposizioni a Maria.

2) Il valore sodisfattorio dei nostri atti, comprese le indulgenze, è alienabile, e ne lasciamo l’applicazione alla SS. Vergine 171-1.

3) Il valore impetratorio, vale a dire le nostre preghiere e le nostre opere buone in quanto godono di tal valore, possono esserle abbandonate e in fatto lo sono con quest’atto di consacrazione.

172.   Una volta dunque fatto quest’atto non si può più disporre di questi beni senza il permesso della SS. Vergine; possiamo però e talora dobbiamo pregarla che si degni, in quella misura che le piacerà, disporne a favore delle persone verso le quali abbiamo speciali obbligazioni. Il mezzo di conciliar tutto è offrirle nello stesso tempo non solo la nostra persona e i nostri beni, ma anche tutte le persone che ci sono care “Tuus totus sum, omnia mea tua sunt, et omnes mei tui sunt; così la SS. Vergine attingerà dai nostri beni e specialmente dai tesori suoi e da quelli di suo Figlio per venire in aiuto di queste persone; ed esse non vi perderanno nulla.

173.   Eccellenza di quest’atto. È un atto di santo abbandono, ottimo già per questo verso, ma che inoltre contiene gli atti delle più belle virtù.

1) Un atto di religione profonda verso Dio, verso Gesù e verso Maria: con ciò infatti riconosciamo il sovrano dominio di Dio e il nostro nulla, e proclamiamo di gran cuore i diritti che Dio diede a Maria su noi.

2) Un atto di umiltà, con cui riconoscendo il nostro nulla e la nostra impotenza, ci priviamo del possesso di tutto ciò che il Signore ci diede, restituendoglielo per le mani di Maria, da cui, dopo Lui e per Lui, abbiamo ricevuto ogni cosa.

3) Un atto d’amore confidente, perchè l’amore è il dono di sè, e per donarsi occorre una confidenza perfetta, una fede viva.

Si può dunque dire che quest’atto di consacrazione, se è ben fatto, spesso rinnovato di cuore e messo in pratica, è più eccellente ancora dell’atto eroico, con cui non si rinunzia che il valore sodisfattorio dei propri atti e le indulgenze che si guadagnano.

174.   Frutti di questa devozione. Derivano dalla sua natura. 1) Con essa glorifichiamo Dio e Maria nel modo più perfetto, perchè gli diamo tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo senza riserva e per sempre; e ciò nel modo a Lui più gradito, seguendo l’ordine stabilito dalla sua sapienza, ritornando a Lui per la via da Lui tenuta per venire a noi.

175.   2) Assicuriamo pure in questo modo la nostra santificazione. Maria infatti, vedendo che cediamo a lei la nostra persona e i nostri beni, si sente vivamente mossa ad aiutare a santificarsi coloro che sono, per così dire, sua proprietà. Ci otterrà quindi copiosissime grazie, che aumenteranno i nostri piccoli tesori spirituali che sono suoi, ce li conserveranno e ce li faranno fruttificare sino al punto della morte. Porrà per questo in opera l’autorità del suo credito sul cuore di Dio e la sovrabbondanza dei suoi meriti e delle sue sodisfazioni.

3) Finalmente anche la santificazione del prossimo, e specialmente delle anime a noi affidate, verrà a guadagnarci; lasciando che Maria distribuisca i nostri meriti e le nostre sodisfazioni secondo il suo beneplacito, sappiamo che tutto sarà applicato nel modo più sapiente, perchè è più prudente, più previdente, più premurosa di noi; i nostri parenti ed amici non potranno quindi che guadagnarci.

176.   Si potrà, è vero, obiettare che a questo modo noi alieniamo tutto il nostro patrimonio spirituale, specialmente le nostre sodisfazioni, le indulgenze e i suffragi che si potessero offrire per noi, e che così potrebbe accadere che restassimo poi i lunghi anni in purgatorio. Per sè questo è vero, ma si tratta di confidenza: abbiamo, si o no, più confidenza in Maria che in noi stessi e nei nostri amici? Se sì, non temiamo nulla; saprà ella prendersi cura dell’anima nostra e dei nostri interessi meglio che non potremmo far noi; se no, è meglio che non facciamo quest’atto di consacrazione totale di cui più tardi potremmo pentirci.

In ogni caso non deve farsi che dopo matura riflessione e d’accordo col proprio direttore.

II. Della parte dei Santi nella vita cristiana.

177.   I Santi, che possedono Dio nel cielo, si prendono cura della nostra santificazione e ci aiutano a progredire nella pratica delle virtù con la loro potente intercessione e coi nobili esempi che ci lasciarono, dobbiamo quindi venerarli; sono potenti intercessori, dobbiamo quindi invocarli; sono i nostri modelli, dobbiamo quindi imitarli.

178.   1° Dobbiamo venerarli e con ciò veneriamo in loro lo stesso Dio e lo stesso Gesù Cristo. Infatti quanto in loro è di buono è opera di Dio e del suo divin Figlio. Il loro essere naturale non è che un riflesso delle divine perfezioni; le loro doti soprannaturali sono l’opera della grazia divina meritata da Gesù Cristo, compresi gli atti meritori, che, pur essendo un bene loro nel senso che col libero consenso vi hanno collaborato con Dio, sono anche e principalmente dono di Colui che ne resta causa prima ed efficace: “coronando merita nostra coronas et dona tua“.

Onoriamo quindi nei Santi: a) i santuari viventi della SS. Trinità, che si degnò di abitare in loro, di ornare l’anima colle virtù e coi doni, di operare sulle loro facoltà per farne produrre atti meritori, e concedere loro la grazia insigne della perseveranza; b) i figli adottivi del Padre, da lui songolarmente amati, circondati della sua sollecitudine paterna, a cui seppero corrispondere avvicinandosi a poco a poco alla sua santità e alle sue perfezioni; c) i fratello di Gesù Cristo, suoi membri fedeli, che, incorporati al suo corpo mistico, ricevettero da lui la vita spirituale e la coltivarono con amore e costanza; d) i tempii e i docili strumenti dello Spirito Santo, che da lui si lasciarono guidare e dalle sue ispirazioni anzichè seguir ciecamente le tendenze della guasta natura.

Tali sono i pensieri espressi molto bene dal Sig. Olier 178-1: “Potrete adorare con profonda venerazione questa vita di Dio diffusa in tutti i Santi; onorerete Gesù Cristo che li anima tutti e tutti li perfeziona col divino suo Spirito per non farne che una cosa sola in lui….. Gesù è in tutti il cantore delle divine lodi; Gesù mette loro in bocca tutti i loro cantici; per Gesù tutti i Santi lo lodano e lo loderanno per tutta l’eternità”.

179.   2° Dobbiamo invocarli; per ottenere più facilmente, con la presente loro intercessione, le grazia di cui abbiamo bisogno. È vero che la sola mediazione necessaria è quella di Gesù, che basta pienamente in sè stessa; ma appunto perchè membri di Gesù risuscitato, i Santi uniscono le loro preghiere alle sua; è quindi tutto il corpo mistico del Salvatore che prega e che fa dolce violenza al cuore di Dio. Pregare coi Santi è quindi un unire le nostre preghiere a quelle dell’intiero corpo mistico ed assicurarne così l’efficacia. I Santi del resto sono lieti d’intercedere per noi: “Amano in noi i fratelli nati dallo stesso Padre; hanno compassione di noi; rammentando, al vedere il nostro stato, quello in cui furono esssi stessi, riconoscono in noi anime che devono, come loro, contribuire alla gloria di Gesù Cristo. Quale gioia non provano quando possono trovare associati che li aiutino a rendere i loro omaggi a Dio e a soddisfarne il desiderio di magnificarlo con mille bocche, se l’avessero!” 179-1. La loro potenza e la loro bontà ci devono dunque ispirare piena confidenza.

E li invochiamo specialmente nel celebrarne le feste; entreremo così nella corrente liturgica della Chiesa e parteciperemo alle virtù particolari praticate da questo o quel Santo.

180.   3° Dobbiamo infatti imitarne pure e principalmente le virtù. Tutti si studiarono di imitare gli esempi del modello divino e tutti ci possono ripetere la parola di S. Paolo: “Siate imitatori miei come io di Cristo: Imitatores mei estote sicut et ego Christi” 180-1. Essi però coltivarono per lo più una virtù speciale che ne è, a così dire, la virtù caratteristica: gli uni l’integrità della fede, gli altri la confidenza e l’amore, questi lo spirito di sacrifizio, l’umiltà, la povertà; quelli la prudenza, la fortezza, la temperanza, la castità. Chiederemo a ciascuno più specialmente la virtù che ha praticato, convinti che ha grazia particolare per ottenercela.

181.   Ecco perchè la nostra devozione si volgerà specialmente a quei Santi che vissero nelle stesse nostre condizioni, che occuparono uffici simili ai nostri e praticarono la virtù che ci è più necessaria.

Consideriamo le cose sotto un altro aspetto, avremo pure devozione particolare ai nostri santi patroni, vedendo nella scelta che se ne fece un’indicazione provvidenziale di cui dobbiamo giovarci.

Ma, se per ragioni speciali, le attrattive della grazia ci portano verso questo o quel Santo le cui virtù consuonano meglio coi bisogni dell’anima nostra, nulla vieta che ci diamo alla loro imitazione, consigliandocene prima da un savio direttore.

182.   Così intesa la devozione ai Santi riesce molto utile: gli esempi di coloro che ebbero le stesse nostre passioni, che subirono le stesse tentazioni, e ciò non ostante, sorretti dalle stesse grazie, riportarono vittoria, sono stimolo potente per farci arrossire della nostra codardia, prendere energiche risoluzioni e indurci a sforzi costanti per metterle in pratica, sopratutto rammentandoci delle parole d’Agostino: “Tu non poteris quod isti et istæ?” 182-1 Le loro preghiere poi compiranno l’opera e ci aiuteranno a batterne le orme.

III. Della parte degli Angeli nella vita cristiana.

Questo ufficio deriva dalle loro relazioni con Dio e con Gesù Cristo.

183.   1° Gli Angeli rappresentano anzitutto la grandezza e gli attributi di Dio: “Ognuno in particolare porge un qualche grado di quest’Essere infinito e gli è specialmente consacrato. Negli uni se ne ammira la forza, negli altri l’amore, in altri la fermezza. Ognuno è imitazione d’una bellezza del divino originale; ognuno l’adora e lo loda nella perfezione di cui è l’immagine” 183-1. Dio stesso adunque onoriamo nei suoi Angeli: sono “fulgidi specchi, sono pure cristalli, sono brillanti spere, [sic] che rappresentano le fattezze e le perfezioni di questo infinito Tutto” 183-2. Elevati all’ordine soprannaturale, partecipano della vita divina, e usciti vittoriosi dalla prova, godono della visione beatifica: “Gli angeli di questi fanciulli, dice Nostro Signore, vedono costantemente la faccia del Padre mio che è nei cieli: “Angeli corum in cœlis semper vident faciem Patris mei qui in cœlis est” 183-3.

184.   2° Considerando le loro relazioni con Gesù Cristo, non è certo, è vero, che ne abbiano ricevuto la grazia, è però certo che in cielo si uniscono a questo mediatore di religione per lodare, adorare e glorificare la maestà divina, lieti di poter dare così maggior valore alle loro adorazioni: “Per quem maiestatem tuam laudant Angeli, adorant Dominationes, tremunt Potestates“. Quando dunque ci uniamo a Gesù per adorar Dio, ci uniamo pure agli Angeli e ai Santi, armonioso concerto che non può che glorificare più perfettamente la divinità. Possiamo quindi ripetere col già citato autore: “Che tutti i custodi dei cieli, tutte queste possenti virtù che li muovono, suppliscano mai sempre, in Gesù Cristo, alle nostre lodi; vi ringrazino essi per i benefici che riceviamo dalla vostra bontà così nell’ordine di natura come in quello della grazia” 184-1.

185.   3° Si deduce da queste due considerazioni che gli Angeli, essendoci fratelli nell’ordine della grazia, poichè partecipiamo, come loro, alla vita divina e siamo, come loro, in Gesù Cristo i religiosi di Dio, si prendono grande cura della nostra salute, bramosi di averci presto in cielo a glorificar Dio e partecipare alla stessa visione beatifica. a) Accettano quindi con gioia le missioni che Dio loro affida in servizio della nostra santificazione: “Dio, dice il Salmista, affidò loro il giusto, perchè lo custodiscano in tutte le sue vie: “Angelis suis mandavit da te ut custodiant te in omnibus viis tuis” 185-1. — E San Paolo aggiunge che sono tutti subordinati spiriti, mandati in servigio per quelli che hanno da ereditare la salute: “Nonne omnes sunt administratorii spiritus, in ministerium missi propter eos qui haereditatem capient salutis?” 185-2. Nulla infatti tanto bramano quanto radunare eletti per riempire i posti resi vacanti dalla caduta degli angeli ribelli, e adoratori per glorificar Dio in loro vece. Avendo trionfato dei demoni, altro non chiedono che di proteggerci contro questi perfidi nemici; è quindi specialmente opportuno invocarli per vincere le tentazioni diaboliche.

b) Offrono le nostre preghiere a Dio 185-3: il che significa che le avvalorano aggiungegndovi le loro suppliche. È dunque utile per noi l’invocarli, principalmente nei momenti difficili e sopratutto in punto di morte, perchè ci proteggano contro gli ultimi assalti del nemico e portino l’anima nostra in paradiso 185-4.

186.   Gli angeli custodi.   Tra gli angeli ve ne sono di quelli incaricati di ogni anima in particolare; sono gli Angeli custodi. Istituendo una festa in loro onore, la Chiesa consacrò la dottrina tradizionale dei Padri, fondata del resto sui testi della Sacra Scrittura e appoggiata su buone ragioni. Queste ragioni nascono dalle nostre relazioni con Dio: siamo i suoi figli, i membri di Gesù Cristo e i tempii dello Spirito Santo. “Essendo suoi figli, dice l’Olier 186-1, ci da per precettori i principi della sua corte, che si stimano molto onorati di tal carica, avendo noi l’onore di appartenergli così da vicino. Essendo suoi membri, vuole che quegli stessi spiriti che servono lui siano sempre al nostro fianco per renderci mille buoni servizi. Essendo suoi tempii ed abitando in noi, vuole che abbiamo degli angeli che siano pieni di venerazione verso di lui, cone lo sono nelle nostre chiese; vuole che vi stiano in continuo ossequio alla sua grandezza, supplendo a ciò che dovremmo far noi e spesso gemendo per le irreverenze che commettiamo verso di lui”. Vuole pure in questo modo, egli aggiunge, intimamente collegare la Chiesa del cielo con quella della terra: “A tal fine fa scendere in terra questo misterioso esercito degli Angeli, i quali, unendosi a noi e legandoci a loro, ci collocano nel loro ordine, così da non formare che un sol corpo della Chiesa del cielo e di quella della terra”.

187.   Per mezzo dell’angelo custode siamo dunque in comunicazione permanente col cielo, e a trarne maggior profitto, non possiamo far di meglio che pensare spesso all’angelo custode, per esprimergli la nostra venerazione, la nostra confidenza e il nostro amore:a) la nostra venerazione, salutandolo come uno di coloro che vedono sempre il volto di Dio, che sono per noi i rappresentanti del Padre celeste; nulla quindi faremo che possa dispiacergli o contristarlo, ci studieremo invece di mostrargli il nostro rispetto, imitandone la fedeltà nel servizio di Dio: modo veramente delicato di mostrargli la nostra stima; b) la nostra confidenza, rammentandoci la potenza che possiede per proteggerci e la bontà che ha per noi affidati alla sua custodia da Dio stesso. Dobbiamo poi invocarlo principalmente nelle tentazioni del demonio, perchè è abituato a sventare le astuzie di questo perfido nemico; come pure nelle occasioni pericolose, in cui la sua previdenza e la sua destrezza possono venirci molto opportunamente in aiuto; e nell’affare della vocazione, in cui può conoscere meglio di tutti, i disegni di Dio sopra di noi. Inoltre quando abbiamo qualche cosa importante da trattare col prossimo, giova rivolgerci agli angeli custodi dei nostri fratelli, perchè li dispongano all’ufficio che vogliamo compiere presso di loro; c) il nostro amore, riflettendo che fu sempre e sempre sarà per noi un ottimo amico, che ci ha reso ed è sempre disposto a renderci ottimi servizi, di cui solo in cielo potremo conoscere il valore ma che fin d’ora possiamo intravvedere con la fede, il che ci deve bastare per esprimergliene riconoscenza ed affetto. Soprattutto quando sentiamo il peso della solitudine, possiamo ricordarci che non siamo mai soli, ma che abbiamo al fianco un amico affezionato e generoso, con cui possiamo familiarmente conversare.

NOTE


170-1 Grignion de Montfort, op. cit.; A. Lhoumeau, La Vie spirituelle à l’école du B. Grignion de Montfort, 1920, p. 240-427.

171-1 S. Thom., Supplement., q. 13, a. 2.

178-1 Pensées choisies, testi inediti pubblicati da G. Letourneau, p. 181-182.

179-1 J.-J. Olier, Pensées choisies, p. 176.

180-1 I. Cor., IV, 16.

182-1 Confess., lib. VIII, c. XI.

183-1 J.-J. Olier, Pensées choisies, p. 158.

183-2 L. cit., p. 164.

183-3 Matth., XVII, 10.

184-1 Olier, l. cit., p. 169.

185-1 Ps., XC, 11, 12.

185-2 Hebr., I, 14.

185-3 Tob., XII, 12.

185-4 È dottrina tradizionale che gli angeli conducono le anime nostre in cielo, come dimostra Don Leclerq, Dict. d’Archéologie, Les Anges psychagogues, t. I, 2121, sq.

186-1 Pensées choisies, p. 171-172. 

190-1 I Cor., III, 8.

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Quest’edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@yahoo.it>.
Ultima revisione del testo: 30 dicembre 2005.
Ultima revisione dell’HTML: 28 dicembre 2005.