Santa María de Jesús Sacramentado Venegas de la Torre.

Vergine, fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù


La fede, la speranza e la carità vissute come stile di vita cristiana


Maria di Gesù Sacramentato, al secolo Maria Natividad (o popolarmente Nati) Venegas de la Torre, nacque nella masseria «La Tapona» nel paese di Zapotlanejo, nello stato di Jalisco della Repubblica Messicana, l’8 settembre 1868. Il padre, assai religioso e di condizione sociale media da giovane giunse agli studi universitari di giurisprudenza, ma li troncò quando si accorse che ne andava di mezzo la sua fede. Doroteo Venegas Nuño (così si chiamava il padre) si sposò con Maria Nieves de la Torre Jiménez, dopo aver lascito Guadalajara, ove studiava legge, e si portò con la famiglia in varie località: San Leonel, las Varas, San Pedro Lagunillas e più tardi Compostela stato di Nayarit.

Durante questo peregrinare nacquero 12 figli; l’ultima figlia è la Santa che fu battezzata il 13 settembre 1868 nella parrocchia di Zapotlanejo. Maria Natividad fu cresimata a soli quattro anni, nel 1872, nella basilica cattedrale di Guadalajara. La bimba imparò a frequentare le parrocchie ove il padre trasferiva la numerosa nidiata di figli; era pia, riservata e molto obbediente ai genitori. A nove anni, a San Pedro Lagunillas, una delle località di trasferimento, la bimba fu ammessa alla Prima Comunione. Intanto frequentò le scuole elementari, e con l’aiuto del padre poté accrescere in famiglia il livello di cultura e di formazione religiosa. Essa già da tempo era guidata spiritualmente dal parroco di Lagunillas, fino ad entrare a 15 anni tra le Figlie di Maria, la ben nota pia associazione delle giovani cattoliche. Probabilmente fu in questo periodo che nel cuore della fanciulla andò chiarendosi la bellezza della vita consacrata. A 16 anni Maria Natividad era già orfana di madre, morta a soli 42 anni; e da San Pedro Lagunillas si trasferì con il padre ed i fratelli a Los Zorrillos nel comune di Zapotlanejo (Stato di Jalisco) nella casa dello zio Donaciano Venegas. Un’altra disgrazia si abbatté sulla famiglia: nel 1887, tre anni dopo la morte della madre, anche il padre moriva, lasciando nel lutto e nello smarrimento i numerosi figli. Maria Natividad e la sorella Adelaide furono accolte dalla zia Crispina Venegas a Zapotlanejo, in un luogo ameno, irriguo, ricco di boschi e di verde. Con altre ragazze desiderose di consacrarsi a Dio, si pose sotto la direzione spirituale di Don Antonio González, il quale propose alla Santa e altre tre Figlie di Maria di recarsi nella casa di esercizi spirituali di San Sebastián Analco in Guadalajara per un corso di esercizi spirituali: era il novembre 1905; Maria Natividad aveva ormai 37 anni. Finiti gli esercizi, la chiamata alla vita religiosa fu chiara e definitiva. Tra le varie proposte, le fu indicato l’Istituto delle Carmelitane Scalze, quello delle Visitandine e quello delle Serve dei Poveri: ma la Santa preferì unirsi ad una comunità di pie donne che sin dal 1886 gestivano un piccolo ospedale per poveri. Esse erano state approvate ufficialmente dall’autorità ecclesiastica, e vivevano secondo un regolamento proprio; il futuro Vescovo di Colima, Don Atenógenes Silva, ne era stato il fondatore e per molti anni ne era stato anche il direttore spirituale. Si erano date il titolo di «Figlie del Sacro Cuore» e vi fungeva come direttrice la signorina Sofia Aguirre (più tardi Suor Dolorita). La Santa vi entrò l’8 dicembre 1905 godendo della concordia, della pace e dello zelo di quelle anime coraggiose. Nel 1908 le fu affidata la contabilità. Nel 1910 emise i tre voti religiosi in forma privata e nel 1912 fu eletta Vicaria, ufficio che mantenne fino al 1921, quando fu eletta Superiora. Accettò l’incarico in spirito di umiltà e come segno della volontà di Dio, impegnandosi davanti al delegato Vescovile, che fu presente alle votazioni, a osservare il vecchio regolamento e a prestare il suo servizio di infermiera. Nello stesso 1921 il Vescovo di Potosi Mons. Miguel de la Mora, in visita all’ospedale, durante una cena convinse la nuova Superiora a scrivere le Costituzioni per una autentica comunità religiosa, in modo da procedere poi alla sua approvazione come Congregazione. La Santa si schermiva, adducendo come difficoltà la sua ignoranza e la sua incompetenza in cose così difficili; ma alla fine cedette. Negli anni successivi 1921-1924 con l’aiuto di alcuni sacerdoti redasse in tre capitoli le nuove Costituzioni. Intanto con elemosine ed offerte, nel 1922, si eresse il dormitorio per le religiose poiché altre giovani aspiranti chiedevano di unirsi alla nascente opera. Mentre tutto il Messico era in subbuglio per la persecuzione religiosa che il governo andava scatenando, dando la caccia ai sacerdoti, arrestando Vescovi ed espropriando seminari, scuole cattoliche ed enti ecclesiastici, la Superiora, con coraggio ed intelligenza, riuscì a salvare l’opera, ed anzi a rafforzarla. Nel 1924 la Curia di Guadalajara restituiva le nuove regole alla Superiora per alcuni ritocchi; l’approvazione fu concessa nel 1930 dall’Arcivescovo Mons. Francisco Orozco y Jiménez. Delle cinque antiche fondatrici del piccolo ospedale del 1886, solamente la Madre Dolorita aveva perseverato. Dal 1921 al 1954 la Santa fu Superiora Generale dell’Istituto. Cercò di avere gli stessi sentimenti del Cuore di Gesù, amò intensamente la Chiesa. Nell’umiltà dette una limpida e continua testimonianza di fedeltà al Vangelo, alla Chiesa ed alla sua vocazione. Trascorse gli ultimi anni di vita nella preghiera e nel raccoglimento, pienamente sottomessa alla nuova Superiora. Nel 1956, perduto l’uso delle gambe, sopportò la sua infermità con fortezza e pazienza. Si spense il 30 luglio 1959, circondata da fama di santità presso la sua Congregazione, le autorità locali ed il popolo.


Spiritualità o Santità


Le virtù che più brillarono in Suor Maria di Gesù furono la fede, la speranza e la carità. La fede di Maria di Gesù Sacramentato s’illumina in maniera singolare di una pietà Eucaristica: per essa Gesù Eucaristia era tutto; nelle terribili angosce ed incertezze della persecuzione religiosa trovava pace e serenità nell’altare e lì acquistava la forza e le motivazioni per rianimare la sua comunità. La sua fede si manifestava in una ricerca della volontà di Dio e nella volontà di Dio trovava una pace totale; questo è un aspetto dinamico ed esaltante del suo itinerario spirituale.


Una fede e una fiducia nel Sacro Cuore di Gesù in cui deponeva tutte le sue preoccupazioni ed invitava gli infermi ad abbandonarsi nelle mani di Gesù. Le angosce si fecero acute durante la persecuzione, ma ella metteva tutto nell’aiuto del Signore. Di Maria di Gesù impressionava la sua carità verso i poveri e gli infermi. La sua unione piena col Signore per mezzo della preghiera era la forza per saper vedere Cristo negli infermi, nei seminaristi poveri. Altre virtù che brillarono nella sua vita furono l’umiltà e la semplicità: accettò con generosità i lavori più umili; la semplicità caratterizzava tutta la sua persona nel modo di trattare gli altri e Dio stesso. Dalla sua umiltà scaturiva anche la sua povertà religiosa, la sua moderazione nell’uso delle cose materiali ed un grande distacco che la portò ad accettare con generosità le privazioni. Maria di Gesù Sacramentato dimostrò sempre una grande fedeltà a Dio nel fedele adempimento delle cose piccole, quelle cose ordinarie che lei eseguiva in maniera straordinaria. Ripeteva al riguardo: «Quelle cose piccole sempre sono piccole, ma che grandezza c’è nella fedeltà alle piccolezze della regola!». «Non essere obbediente è non essere religioso». Questa fedeltà di obbedienza la ebbe anche per i pastori della Chiesa che sempre trattò con grande venerazione e sottomissione al loro magistero. Dimostrò fermezza nella pratica delle virtù: difficilmente si può trovare in essa instabilità d’animo. «Era fedele nelle cose piccole e nelle grandi». «Praticò le virtù in forma costante e completa, allegra e pronta». Finalmente si deve dire che Maria di Gesù Sacramentato visse unita alla Vergine Maria e nella sua devozione trovava protezione per la propria vocazione divina, ed esortava le consorelle dicendo: Sii devota della Madonna e persevererai», «Se abbiamo la Madonna per modello ci sarà facile raggiungere la santità», «Se vuoi perseverare nella tua vocazione raccomandati senza sosta a Maria».


 


La profonda spiritualità della prima donna messicana che sarà proclamata santa


MARÍA CONCEPCIÓN DÁVALAS – Figlia del Sacro Cuore di Gesù


Il popolo del Messico si rallegra poiché sta offrendo alla Chiesa universale, come esempio da seguire, una donna che «giunge alla meta, come dice san Paolo» con una serie di opere spirituali e concrete piene di fede, di speranza e di amore. È la prima donna messicana, il che non vuol dire che sarà l’unica, e si presenta come un segno chiaro e promettente affinché l’umanità continui a dare alla Chiesa donne e uomini pronti a seguire le orme della Madre come un cammino sicuro che conduce al cielo. Citerò alcuni aspetti della sua vita interiore per chiarire meglio le orme che ha lasciato dietro di sé e che dobbiamo seguire.


La sua vita interiore


Nella sua vita interiore, alimentava la fiamma della carità con la sollecitudine verso i bisogni altrui, la contemplazione dei misteri della Redenzione, l’unione con Dio, la pia frequenza dei Sacramenti, la preghiera assidua, l’ardente pietà verso il Sacro Cuore di Gesù, l’Eucaristia e la Santissima Vergine Maria. Non si affidava alle proprie forze, ma all’ausilio divino che si sforzava di meritare con l’osservanza attenta delle Regole e dei voti dell’Istituto, nel quale aveva fatto la professione di fede.


Mortificazione e semplicità


Nella sua mortificazione, castigava i suoi sensi con durezza ed evitava qualsiasi tipo di peccato e di vizio. Riponeva la sua speranza nei beni eterni promessi a quanti seguono il Divino Maestro, disinteressandosi delle cose del mondo e dei beni terreni. Nella sua semplicità, obbedì al messaggio evangelico con singolare perfezione in piena comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori, che l’apprezzavano molto. Nel suo amore verso Dio e le anime, la costanza nell’imitazione di Cristo, l’osservanza perfetta dei doveri quotidiani, la gioiosa inclinazione a darsi completamente al prossimo, l’instancabile desiderio di diffondere il Regno di Dio, e tutto ciò per molti anni, dimostrano che Madre María de Jesús Sacramentado aveva raggiunto un livello non comune nell’esercizio delle diverse virtù. Completamente consacrata al Signore, tradusse in «servizio» il suo amore a Dio. Mediante la sua unione con Dio, che alimentava con semplicità e costanza, arse del desiderio di consacrarsi completamente al Signore e di essere utile al prossimo. Per la stessa ragione evitò tutto ciò che poteva allontanarla dall’amore di Cristo e s’impegnò nell’aiutare i poveri e nell’impartire un’istruzione religiosa a quanti la circondavano. Illuminò la sua vocazione. Dopo aver praticato gli esercizi spirituali, sentì chiaramente che Dio la chiamava alla vita consacrata. Così l’8 dicembre 1905 si unì alla Società di donne pie chiamata «Figlie del Sacro Cuore di Gesù», che da alcuni anni gestiva il piccolo ospedale per i poveri di Guadalajara.


La perfezione della carità


Operaio nella messe del Signore. Per amore di Dio, abbandonando ogni cosa, intraprese il suo nuovo cammino con umiltà e semplicità. Avendo preso la decisione di raggiungere la perfezione della carità per mezzo dei consigli evangelici e le opere di apostolato, emise (all’inizio in privato) i voti di povertà, obbedienza e castità e si dedicò con tutte le sue forze al servizio delle sue compagne e dei malati. Seppe leggere i segni dei tempi come la carità verso i più bisognosi e l’amore per il Santissimo Cuore di Gesù. Passava molto tempo nell’inginocchiatoio pregando il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Siamo lieti e rendiamo grazie a Dio perché avremo una donna messicana che sarà ufficialmente canonizzata da Sua Santità Giovanni Paolo II. Questo è un impegno per tutta la Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, per tutte le donne messicane e per la Chiesa universale.


Lo sviluppo della Congregazione religiosa fondata in Messico. Una missione che travalica i confini per aprirsi alla Chiesa universale


La Congregazione Religiosa delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, fondata a Guadalajara Jalisco, Messico dalla Santa Madre María de Jesús Sacramentado Venegas, ha ricevuto in eredità la sua opera, la sua spiritualità e la sua missione nella Chiesa. La Casa Generalizia dell’Istituto si trova nella stessa città di Guadalajara; il loro indirizzo Aldama 388, zona Centro, telefono (3) 618-75-86, e circoscritte allo stesso indirizzo le case di formazione, postulantato e noviziato. Durante la sua vita, la Santa realizzò quindici fondazioni; manifestò sempre la sua gioia, per questo motivo raccomandava al Cuore di Gesù l’apostolato da realizzare e alle Suore, alle quali dava altre motivazioni con queste parole: «Altro Sacrario in più dove sia amato e glorificato il Cuore del mio Gesù».


Crescita e diffusione della Congregazione nel mondo


Spinte dal suo spirito e dalla Parola di Dio che «vuole tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità», la Congregazione si è fatta presente in Guatemala, Honduras ed, a partire dallo scorso anno, 1999 aprì la prima comunità in Africa: Guinea Conakry. La Rvda. Madre Laura Mercedes Durán, Superiora Generale dell’Istituto apre le possibilità di crescita nonostante la povertà di un Istituto giovane e piccolo di non più di 200 Suore, ma con un gran desiderio di servire Cristo nell’infermo, nell’anziano e soprattutto nel più povero e bisognoso. Una delle priorità del governo per questo sessennio, è stata la crescita dell’Istituto, come una raccomandazione di Sua Santità Giovanni Paolo II nella Beatificazione della Madre María de Jesús, nell’anno 1922; azioni che sono state centrate nel rafforzamento della vocazione delle Suore già appartenenti all’Istituto, invitando con la propria testimonianza di vita e la pastorale vocazionale le nuove giovani a consacrarsi in questo stile di vita. Le opere che attualmente hanno sono: – Nove ospedali, tre centri di pronto soccorso della Croce Rossa, dove si fa presenza nel campo dell’infermeria e pastorale della salute.


– Sette Case di Cura, giacché la Santa Madre Fondatrice manifestò sempre una stima particolare per gli anziani, diceva infatti: «I vecchi sono viaggiatori che se ne vanno e bisogna condurli con la maggiore tenerezza possibile».


– Un centro Diocesano di Pastorale della salute, con albergo e dispensario per indigeni.


– Tre case d’evangelizzazione, una in Oaxaca, México e due nella Diocesi di San Marco in Guatemala, C.A., dove vogliamo essere compromesse a progettare i sentimenti di amore del Cuore di Gesù tra la gente semplice, nelle famiglie, nell’ambiente ordinario della Parrocchia,


senza trascurare gli infermi, per mezzo del dispensario parrocchiale.


– Per desiderio della Fondatrice, si segue la Casa del Sacerdote in Guadalajara, giacché essa aveva un’amorevolezza e una delicatezza particolare per trattarli perché vedeva in loro lo stesso Gesù ed invitava le sue «muchachitas» a servirli con differenza e rispetto.


– Si segue un centro di salute e promozione femminile in St. Alexi Guinea Conakry Africa.


Proiezione dell’apostolato nel Terzo Millennio


All’intercessione della Santa raccomandiamo questi lavori, affinché benedica l’azione delle sue figlie, in maniera che gettando il seme del Vangelo continuino ad essere nel Terzo Millennio modelli forti di consacrazione nella Chiesa e per il mondo, fedeli all’eredità che essa stessa ci diede con la sua testimonianza di vita e carità nella sequela di Cristo.


Un carisma al servizio dei fratelli sofferenti


Lo Spirito Santo suscita nella sua Chiesa carismi al servizio dei fratelli. Dio portò Maria Natividad all’ospedale del Sacro Cuore in Guadalajara, fondato da tempo e diretto da alcune pie donne. In questo luogo ebbe cura dei malati che giacevano nell’ospedale, dove diede testimonianza di carità fino alla fine dei suoi giorni. Li visitava con frequenza, li consolava e faceva loro servizi spirituali e corporali; in particolare usava bontà per gli afflitti, gli anziani, i peccatori ed i moribondi. Desiderando aiutare il maggior numero possibile di persone, aprì un refettorio ed una farmacia per i poveri ed un luogo dove i parenti potessero rimanere gratuitamente. Anche gli allievi del Seminario sperimentarono la sua generosità. Questa sua condotta era tale perché aveva conosciuto l’amore di Dio ed aveva capito che il suo dovere era diffonderlo tra i poveri e gli infermi. Per questo, obbedendo alla volontà del Signore, con tutto l’impegno rispose alla vocazione attuando con semplicità, umiltà e perseveranza la propria santificazione, conformemente a quanti la Provvidenza le metteva di fronte, perché da lei fossero beneficati. Lo Spirito Santo le concesse anche il carisma di Fondatrice di una nuova famiglia religiosa nella Chiesa. Quando, nel 1921, fu eletta Superiora dell’ospedale e della comunità delle pie donne, accettò l’incarico in spirito di umiltà e come segno della volontà di Dio, impegnandosi a osservare il vecchio regolamento e a prestare il suo servizio di infermiera.


Nello stesso 1921 il Vescovo di Potosi, Mons. Miguel de la Mora, convinse la nuova Superiora a scrivere le Costituzioni per una autentica comunità religiosa, in modo da procedere poi alla sua approvazione come Congregazione. Negli anni successivi 1921-1924, con l’aiuto di alcuni sacerdoti, redasse in tre capitoli le nuove Costituzioni. Intanto con elemosine ed offerte, nel 1922, si eresse il dormitorio per le religiose poiché altre giovani aspiranti chiedevano di unirsi alla nascente opera. Nel 1924 la Curia di Guadalajara restituiva le nuove regole alla Superiora per alcuni ritocchi; l’approvazione fu concessa nel 1930 dall’Arcivescovo Mons. Francisco Orozco y Jiménez. Dal 1921 al 1954 la Santa fu Superiora Generale dell’Istituto, offrendo con la sua vita una testimonianza di grande esempio. Nell’umiltà e nel nascondimento dette una limpida e continua testimonianza di fedeltà al Vangelo, alla Chiesa ed alla sua vocazione.


La miracolosa guarigione di un ammalato grave


Il protagonista della guarigione il Sig. Anastasio Ledezma, nato il 15 aprile 1946, fu colto nel novembre 1993 da una forma di «addome acuto» dovuto a divercolite con probabile perforazione del colon, che esigeva un immediato intervento chirurgico, il quale venne fissato per il giorno 25 novembre. Prima dell’operazione, fu praticata una particolare metodica anestesiologica, mediante l’associazione di un’anestesia loco-regionale di tipo epidurale e di una seguente anestesia generale con intubazione e ventilazione meccanica. Dopo circa 15 minuti dall’inizio della narcosi, si manifestò una brachicardia, che si accentuò progressivamente fino a giungere all’arresto cardiocircolatorio. La durata dell’arresto fu valutata dai medici sui 10 minuti circa. Fu subito posta in atto una terapia rianimatoria con massaggio cardiaco esterno, con ossigeno al 100% e adrenalina. Queste misure risultarono inefficaci per circa otto minuti, secondo le dichiarazioni dell’anestesista che, vista la mancata risposta alla terapia rianimativa, prefigurando il danno cerebrale e la morte del paziente, raccomandò – come testimonia egli stesso e come confermano i colleghi – le sorti del paziente all’intercessione della Beata Maria di Gesù Sacramentato. Le condizioni neurologiche del malato durante l’arresto furono definite gravissime per un «danno cerebrale irreversibile» (coma depasse). Dopo circa 10-12 minuti si verificarono eventi del tutto imprevedibili: l’attività cardiaca riprese e la sua azione fu poco dopo seguita da efficace risposta emodinamica con ripresa della pressione arteriosa e quindi della circolazione ematica generale. In queste condizioni il paziente fu trattenuto per circa tre ore nel reparto operatorio, durante le quali fu anche realizzata una terapia anti-edema cerebrale e anticomiziale; successivamente, constata la stabilità della ripresa cardiocircolatoria, fu trasferito, ancora in stato d’incoscienza, nel reparto di terapia intensiva. Nella nuova sede, a distanza di otto ore, comparvero i primi segni di ripresa e dopo 24 ore il paziente riconobbe i familiari. Dopo quattro giorni, valutato favorevolmente il suo stato generale dopo il recupero neurologico, fu effettuato l’intervento chirurgico di emicolectomia sinistra con colostomia definitiva, senza complicazioni di conseguenze post-operatorie. Al processo apostolico di Guadalajara, svoltosi dal 23 agosto al 15 settembre 1994, hanno deposto sedici testi – tutti degni di fede -; gli Atti includono, oltre alle loro deposizioni, il parere di tre periti medici ab inspectione, ed una serie di documenti medici, ovvero delle relazioni scritte, tra cui quelle rilasciate dai medici curanti. La Congregazione delle Cause dei Santi ha dichiarato valido il processo diocesiano con decreto del 9 giugno 1995.


L’iter della Causa di canonizzazione


A norma del Motu Proprio Sanctitas Clarior, nel 1978 l’Arcivescovo di Guadalajara chiese alla Congregazione delle Cause dei Santi l’autorizzazione per l’avvio del Processo cognizionale di beatificazione e canonizzazione. Esso fu iniziato nel 1981 e portato a termine nel 1983. Il 9 aprile 1984 la Congregazione delle Cause dei Santi ne riconosce la validità giuridica. Il 13 maggio 1989, alla presenza del Papa, fu promulgato il decreto super virtutibus heroicis della Madre. Successivamente è stata sottoposta all’esame della Santa Sede la presunta guarigione miracolosa del sacerdote Ricardo Leonel Monzón. Sul caso era stata regolarmente istruita una Inchiesta diocesana, nel 1987 presso la Curia di Guadalajara. Eseguiti i consueti esami medici, il 19 aprile 1991 si tenne il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi e, il 21 maggio successivo, la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi. Il 6 luglio 1991, Sua Santità Giovanni Paolo II accolse i voti della Congregazione delle Cause dei Santi e promulgò il decreto super miraculo. Il 22 novembre 1992, María de Jesús Sacramentado Venegas fu solennemente proclamata Beata.


© L’OSSERVATORE ROMANO Domenica 21 Maggio 2000