ORDINE

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". ORDINE (lat. ardo = ordine, rango, novero): è il sacramento per mezzo del quale vengono costituiti i sacerdoti della Nuova Alleanza.

Cristo per diritto di natura e per vocazione divina è il Sommo Sacerdote del N.T., ma dovendo da una parte sottrarre la sua visibile presenza e dall'altra rendere visibile e perpetua, come richiede la natura umana. l'applicazione dell'opera salvifica, fin dai primi tempi della sua vita pubblica scelse dei discepoli che amorosamente educò alla sua scuola. A coronamento di questa divina didascalia, nel momento stesso che istituiva il sacrificio della Messa. in forza di una soprannaturale investitura, che espresse nelle parole «fate questo in memoria di me» (Lc. 22,19; I Cor. 11,24) trasmise loro il potere sacerdotale di rinnovare l'offerta incruenta, memoriale perpetuò dell'immolazione sanguinosa del Calvario. Nel giorno della risurrezione e dell'ascensione, conferendo ai medesimi apostoli il potere di rimettere i peccati (Giov. 20, 21-23) e la triplice potestà di magistero, di ministero e di governo (Mt. 28,19,20) li stabilì rappresentanti di Dio presso gli uomini (mediazione discendente) mentre nell'ultima cena li aveva costituiti rappresentanti degli uomini presso Dio (mediazione ascendente).
 Numero degli ordini. Avendo trasmesso agli apostoli il potere di continuare l'opera sua sacerdotale, Gesù nei giorni che trascorse con essi dopo la risurrezione «loquens de regnò Dei», come costituì una gerarchia di giurisdizione (v. questa voce) conferendo a Pietro il primato sugli altri apostoli (Giov. 21, 15-18) dovette dare istruzioni opportune per una parallela gerarchia di ordine (v. questa voce), se subito dopo. la Pentecoste la sorprendiamo costituita di tre gradi: l'episcopato, il presbiterato e il diaconato (ordini d'istituzione divina, Conc. Trid., sess. 23, can. 6). Soltanto più tardi (sec. IV e V) la Chiesa alla gerarchia di origine divina aggiunse dei gradi inferiori: il suddiacono, l'accolito, l'esorcista, il lettore, l'ostiario (ordini di origine ecclesiastica).
 La collazione degli ordini di origine divina fu sempre riservata al vescovo, mentre il conferimento degli altri (eccettuato il suddiaconato, nel diritto latino) può essere fatto da un semplice prete (Cardinale, abate, vicario apostolico) a norma dei sacri canoni. Secondo una distinzione entrata da secoli nel linguaggio ecclesiastico l'episcopato, il presbiterato, il diaconato e il suddiaconato sono chiamati ordini maggiori e chi ne è insignito si dice «in sacris» mentre l'accolitato, l'esorcistato, il lettorato e l'ostiariato si dicono ordini minori presso i Latini, invece presso gli Orientali il suddiaconato insieme con il lettorato (gli unici ordini di origine ecclesiastica ammessi in Oriente) sono considerati come ordini minori.
 Il rito delle ordinazioni. Cristo nel conferire l'ordine agli Apostoli non si servì di segno alcuno, ma subito dopo l'ascensione vediamo apparire il gesto che rimarrà il rito essenziale del conferimento degli ordini maggiori: l'imposizione delle mani unita ad una preghiera (cfr. Atti 6, 6, 13, 13; 2 Tim. 1, 6). La consegna degli strumenti e tutti gli altri riti no . delle venerande e suggestive cerimonie complementari introdotte pian piano dagli usi delle varie chiese e finalmente incorporate dal Pontificale Romano.
 Gli effetti sono il carattere e la grazia. Il carattere dell'ordine: 1) è la più perfetta partecipazione del sacerdozio di Cristo, perché conferisce il potere immediato sul corpo di Cristo con l’ufficio di renderlo presente attraverso le parole della transustanziazione e di offrirlo in sacrificio accetto al Padre (mediazione ascendente). Chi può agire sul capo, ha il diritto d'influire anche sul corpo, quindi il sacerdote che consacra il corpo vero di Cristo. acquista un potere diretto sul corpo mistico, che istruisce, santifica e governa; 2) è il massimo diritto alla grazia perché trasmettendo la partecipazione più perfetta dell'ufficio sacerdotale, tanto più intensa esige la riproduzione dei sentimenti di Vittima nell'anima del sacerdote, stante l'equazione della nuova economia «sacerdos suae hostiae et hostia sui sacerdotii», poi avendo fatto del sacerdote il ciborio vivente della Divinità, richiede che sia ornato delle gemme preziose delle più rare virtù; 3) conferisce un posto di preminenza nella società ecclesiastica, perché fa del sacerdote il condottiero, il padre, il maestro dei fedeli.
 La grazia santificante che questo sacramento «ex opere operato» aumenta è come l'ultimo tocco che assimila l'anima a Cristo, cui si ago giunge la grazia sacramentale che implica un aumento di tutte quelle virtù e di quei doni che potremmo chiamare professionali: il dono della pietà e la virtù della religione, per offrire degnamente il sacrificio; il dono della sapienza per istruire, la virtù della prudenza per governare.
 Il Conc. Trid. rivendica questa dottrina dalle negazioni dei Riformatori nella sessio 23 (DB. 938-968). Sulla dignità del sacerdozio promulgarono due grandi documenti: Pio X «Exhortatio ad clerum catholicum»1908, e Pio XI Enciclica «Ad catholici Sacerdotii», 1935.

ESORCISTATO (colui che fa scongiuri): è il terzo dei quattro ordini minori. L'ufficio proprio di quest'ordine è d'imporre le mani sopra gli ossessi sia battezzati che catecumeni e di recitare delle preghiere allo scopo di espellere i demoni dal corpo. Nei primi tempi quest'ufficio non costituiva una dignità ecclesiastica, ma era un dono gratuito (carisma) concesso dallo Spirito Santo anche ai laici; solamente nel sec. III assurse alla dignità di ordine minore. Nell'attuale disciplina gli esorcismi sono riservati ai sacerdoti che li praticano con prudenza e dietro autorizzazione del vescovo (vedi Esorcismo).
 ACCOLITATO (colui che accompagna, pedissequo): è il quarto ordine minore. L'ufficio dell'accolito è di portare il candeliere, di accendere i lumi della Chiesa e di porgere il vino e l'acqua per l'Eucaristia (cfr. Pontificale Romano). L'origine di questo ordine risale per lo meno al sec. III, perché Papa Cornelio nella sua lettera a Fabio di Antiochia (a. 261) ci attesta che a Roma c'erano 42 accoliti. I relativi uffici, diversi da principio, furono lentamente determinati e fissati nella forma vigente.