La rivoluzione inglese


Prof. A. Torresani. 15. 1 Da Elisabetta I a Giacomo I Stuart. 15. 2 Il Mayflower giunge nel Massachussets. 15. 3 Il tramonto della nobiltà terriera. 15. 4 La guerra civile. 15. 5 Oliver Cromwell Lord protettore d’Inghilterra. 15. 6 Cronologia essenziale. 15. 7 Il documento storico. 15. 8 In biblioteca


Cap. 15 La rivoluzione inglese



Dopo la gran prova del 1588, quando l’Inghilterra fu sul punto di venir invasa dalle truppe spagnole, il regno d’Elisabetta conobbe l’emergere di nuovi problemi: l’inimitabile epoca Tudor che proprio in quel momento era illustrata dal genio di William Shakespeare, volgeva al termine. La guerra navale con la Spagna continuò, ma non ci furono più successi clamorosi. L’Irlanda si sollevò, ma fu duramente sottomessa dal maggiore esercito inglese che abbia operato fuori d’Inghilterra per tutto il XVI secolo: a partire dal 1601 l’isola verde fu completamente occupata dagli Inglesi. Nel 1603 l’anziana regina morì e salì al trono il cugino Giacomo, il primo sovrano che regnò sui regni uniti d’Inghilterra, Scozia e Irlanda. I puritani e i presbiteriani condussero un’incessante critica contro la Chiesa anglicana, accusata di essere una riforma realizzata a metà, troppo condizionata da residui papisti. Il puritanesimo reclutava i suoi fedeli tra quegli strati della popolazione insofferenti del predominio della nobiltà terriera, desiderosi di farsi spazio e di assicurare il predominio politico al ceto emergente di commercianti, armatori e fabbricanti di tessuti che acquistavano un crescente potere economico. Costoro raggiunsero la maggioranza nella Camera dei Comuni.


Giacomo I comprese che il suo compito era di mantenere il Regno Unito al di fuori dei conflitti europei. Il figlio e successore, al contrario, fu sempre tentato di prendere parte alla guerra dei Trent’anni, ma il Parlamento non concesse i fondi necessari a Carlo I. Iniziò così un duro conflitto tra la corona e i Comuni, sfociato nella guerra civile e nella dittatura d’Oliver Cromwell, dopo la decapitazione di Carlo I. Il predominio dei puritani durò un decennio, poi prevalse la tesi dell’equilibrio tra le varie parti sociali del paese, tradotto in atto con la restaurazione degli Stuart nella persona di Carlo II.


Le vicende inglesi di questo mezzo secolo potrebbero sembrare sopravvalutate, ma a ben vedere, la mancata partecipazione dell’Inghilterra alla guerra dei Trent’anni permise al Parlamento la vittoria sulle tendenze assolutistiche della monarchia, il potenziamento del sistema industriale e commerciale, l’espansione dell’Inghilterra nell’America settentrionale, lo sviluppo della flotta che permise di sconfiggere l’Olanda sia sul piano militare sia commerciale: in una parola, furono poste le premesse dell’egemonia britannica durata tutto il secolo successivo.



15. 1 Da Elisabetta I a Giacomo I Stuart



Gli ultimi anni del regno d’Elisabetta I non furono uno splendido tramonto dopo il bagliore della gloria del 1588. Il conflitto con la Spagna continuò anche perché occorreva molto denaro per mantenere una gran flotta sugli oceani. Le spedizioni piratesche non davano più i frutti dei tempi di Francis Drake, perché la nuova tattica della navigazione in convoglio dei galeoni spagnoli rendeva oneroso l’attacco. Il porto di Cadice in Spagna fu attaccato ancora una volta nel 1596, ma il bottino fu inferiore alle attese.


Tensioni religiose create da puritani e presbiteriani All’interno del paese la situazione non era tranquilla: i puritani conducevano una spietata polemica contro la Chiesa anglicana accusata d’essere nemica del Vangelo. Dalla Scozia venivano numerosi presbiteriani che diffondevano la richiesta di abolire vescovi e pastori nominati dal re.


Politica ecclesiastica d’Elisabetta I Elisabetta non sopportava gli attacchi contro la Chiesa anglicana, ritenendo abbastanza giustamente che fossero attacchi contro la monarchia e contro l’ordine sociale. Nel 1583 essa aveva nominato arcivescovo di Canterbury John Whitgift, un acceso oppositore dei puritani, che per ordine della regina rinnovò l’obbligo per tutti gli ecclesiastici del regno di giurare l’Atto di supremazia, il Prayer Book e i Trentanove articoli di fede del credo anglicano: chi si rifiutava poteva essere imprigionato.


Rivolta dell’Irlanda In Irlanda la situazione diveniva sempre più difficile. A partire dal 1595 iniziò la più grave ribellione dell’epoca Tudor, caratterizzata da continue aggressioni contro le aziende agricole degli anglicani, visti dagli Irlandesi cattolici come colonizzatori della loro patria. O’Neill, capo della rivolta irlandese, strinse accordi con la Spagna e pretese l’indipendenza o almeno l’autonomia per l’isola verde. Elisabetta respinse tali proposte e fece reclutare un esercito di 17.000 soldati al comando del conte d’Essex, il nuovo favorito della regina. Il conte d’Essex fallì sul piano militare e la rivolta irlandese divampò incontenibile. Egli fu arrestato e, dopo breve prigionia, rilasciato: avendo tentato una rivolta contro Elisabetta, fu condannato a morte.


Sconfitta degli Irlandesi a Kinsale Il successore a capo delle truppe britanniche operanti in Irlanda fu Lord Mountjoy che nel dicembre 1601, dopo un’epica marcia in mezzo alla neve, riuscì a sorprendere gli Irlandesi a Kinsale, sconfiggendoli pesantemente insieme coi loro alleati spagnoli. Nel 1603 le truppe spagnole furono definitivamente ritirate dall’Irlanda e da allora, per la prima volta, tutta l’isola fu sottoposta alla dominazione britannica. Nello stesso anno, il 24 marzo, la vecchia regina morì. Il successore fu il figlio di Maria Stuart, Giacomo VI di Scozia e I d’Inghilterra. Il nuovo re possedeva un’accurata educazione umanistica tanto da poter scrivere alcuni trattati di filosofia politica in cui sosteneva l’origine divina del potere dei re, combattendo le teorie del regicidio asserenti che, per legittima difesa, i sudditi potevano uccidere un re tirannico e ingiusto. Giacomo sosteneva che i re sono scelti direttamente da Dio e che, buoni o cattivi che siano, i sudditi devono rispettarli obbedendoli in tutto. Scrisse anche un trattato contro l’uso del tabacco che proprio in quell’epoca cominciava a diffondersi, ma anche in questo caso non fu molto ascoltato. Il suo merito maggiore fu d’essere riuscito a tener fuori il Regno Unito da ogni tipo di guerra europea.


Tramonto dei pirati Ingrato fu, invece, il trattamento riservato a Sir Walter Raleigh, uno degli eroi che avevano fatto grande l’Inghilterra nell’epoca elisabettiana. Fin dal 1603 Sir Raleigh fu esonerato dalle cariche ufficiali, arrestato sotto accusa di complotto contro il re, una strana vicenda probabilmente priva di fondamento.


Politica ecclesiastica di Giacomo I Il problema religioso fu ben presto affrontato nella conferenza di Hampton Court (1604). Occorre ricordare che nel XVII secolo ogni problema religioso aveva un seguito politico: il dissidente religioso era equiparato a un dissidente politico. Inoltre esistevano conseguenze economiche: ogni famiglia doveva pagare la decima dei raccolti e dei profitti al parroco per il mantenimento della parrocchia e dei poveri. Perciò, quando i puritani chiedevano l’abolizione dei vescovi e il diritto di elezione degli ecclesiastici da parte dei fedeli, chiedevano qualcosa che aveva forti implicazioni politiche, ossia la volontà di strappare al potere centrale il potere di imporre una determinata confessione religiosa e di nominare vescovi e pastori. Giacomo I aveva una profonda conoscenza della Bibbia e dei principali problemi teologici. Sotto il suo governo fu eseguita una nuova traduzione della Bibbia dai testi originali, divenuta ben presto famosa per lo splendido linguaggio, subito adottato nella letteratura, perché la Bibbia era il libro più popolare e più letto da tutti gli Inglesi: come era avvenuto per la lingua tedesca impiegata da Lutero nella sua traduzione, anche l’inglese impiegato dai letterati di Giacomo I divenne la lingua ufficiale del Regno Unito.


La congiura delle polveri Giacomo I sembrava orientato all’abolizione delle multe cui erano condannati i cattolici per esentarsi dall’assistenza alle cerimonie anglicane, ma il primo ministro Sir Robert Cecil, conte di Salisbury, gli fece notare che quel denaro serviva a stipendiare alcuni funzionari di corte. Il re cambiò opinione e si spinse fino a progettare la cacciata di tutti i preti cattolici dall’Inghilterra, sotto l’impressione prodotta dal famoso complotto denominato “congiura delle polveri”. Nel novembre 1605 accadde una vicenda confusa di cui è difficile conoscere la verità, avvenuta in un momento quanto mai opportuno. Nel 1604 un gruppo di disperati formato da Robert Catesby, Thomas Percy e Francis Tresham decise di far saltare in aria il Parlamento quando fosse presente anche il re per il discorso di apertura. Sembra che i congiurati avessero progettato di far rapire il figlio più giovane di Giacomo I per proclamarlo re con l’aiuto della Spagna. Le autorità erano a conoscenza dei nomi dei tre cospiratori. Secondo la ricostruzione offerta da Robert Cecil, i congiurati avrebbero costruito una galleria che da una casa posta nelle vicinanze del Parlamento raggiungeva il muro di cinta del palazzo di Westminster, troppo grosso per essere superato. Nel febbraio 1605 il progetto fu abbandonato. Thomas Percy, tuttavia, prese in affitto una cantina presso la Camera dei Lord e vi stipò 36 barilotti di polvere da sparo. Poi i congiurati si divisero in varie parti del paese nell’attesa della riapertura del Parlamento a novembre, mentre la polvere da sparo rimaneva nascosta sotto una catasta di legna. In ottobre Francis Tresham scrisse una lettera “in chiaro” al cognato Lord Monteagle in cui era annunciata l’esplosione del Parlamento. La lettera passò dalle mani di Monteagle a quelle di Robert Cecil e poi a quelle del re. Poco prima della mezzanotte del 4 novembre 1605 la polizia arrestò Guy Fawkes, uno dei congiurati, mentre giungeva nella famosa cantina. Catesby e Percy furono subito uccisi, altri due perirono nel corso di una colluttazione e i rimanenti furono arrestati a Londra e subito condannati a morte. La vicenda presenta punti oscuri: la galleria non si sa se davvero fu costruita perché nessuno l’ha vista; appare incredibile che i congiurati abbiano potuto procurarsi tanta polvere da sparo senza dare nell’occhio, dal momento che solo il governo l’aveva a disposizione; la cantina poté venir affittata dal Percy noto al controspionaggio del governo; infine l’uccisione in tutta fretta di Catesby e Percy sembra fatta apposta per farli tacere. Ancora più sospetta la lettera del Tresham che potrebbe essere un falso di Lord Cecil per far scoppiare lo scandalo nel momento giudicato più favorevole. Tresham forse volle far fallire un piano che era senza speranza; forse era una spia del governo, perché non fu processato, anche se morì poco dopo. Da allora fino al 1859 nel Prayer Book fu inclusa una preghiera di ringraziamento per la felice conclusione della congiura delle polveri e ancora si festeggia con fuochi d’artificio l’anniversario della cattura di Guy Fawkes.


Rapporti tesi col Parlamento Giacomo I non ebbe buon rapporto col Parlamento. La Camera dei Comuni era composta di deputati spesso più ricchi dei membri presenti nella Camera dei Lord, segno del profondo cambiamento avvenuto nel rapporto di potere tra i proprietari terrieri e la borghesia delle città. Per di più il re scelse come principali collaboratori uomini profondamente invisi al Parlamento e a volte anche indegni.


Tentativo di introdurre tesi assolutistiche Giacomo I sosteneva che i re sono eletti da Dio e anche gli uomini di quell’età lo credevano, ma esigevano anche che il re si facesse consigliare dai migliori ingegni del suo regno, cosa che Giacomo I raramente faceva. Il re sosteneva, in forza del diritto divino dei re, di essere superiore alle leggi del paese (la cosiddetta Prerogativa reale): essendo un intellettuale, volle mettere per scritto queste teorie, cosa che non avevano fatto i re dell’epoca Tudor, che spesso passarono sopra la legge, ma avendo il buon senso di non dirlo. Affermò anche che le leggi del regno erano divine e questo spaventò i più ricchi dei suoi sudditi quando si videro aumentare le tasse, senza la possibilità di patteggiare col re. Nel 1614 Giacomo I tentò di interferire nel commercio dei tessuti, per aumentare i diritti di dazio. L’Inghilterra esportava le pezze di tessuto semilavorate, perché non esisteva un’adeguata industria tintoria. Gli olandesi avevano invece la possibilità di tingere i tessuti coi colori richiesti dal mercato estero, e le navi per trasportare i tessuti nel Baltico. Alla legge di Giacomo I che proibiva di esportare tessuti grezzi, gli Olandesi risposero rifiutando il trasporto navale: seguì una crisi durata a lungo, tanto che occorse un quarto di secolo per superare il livello di produttività raggiunto nel 1614.


Bilancio del regno di Giacomo I In definitiva, il bilancio del regno di Giacomo I dimostra che il re al suo attivo poté segnare un lungo periodo di pace e una certa difesa della categorie più povere come quella dei contadini (ridusse drasticamente i decreti di enclosure delle terre comuni), ma finì per inimicarsi le categorie emergenti dei finanzieri e degli industriali, troppo inceppate nei loro progetti di sviluppo.



15. 2 Il Mayflower giunge nel Massachussets



Al tempo di Enrico VII furono fatti alcuni viaggi di esplorazione da Giovanni e Sebastiano Caboto per conto del governo inglese, ma ebbero scarso seguito. Giovanni da Verrazzano condusse altre esplorazioni, ma stranamente il Nord America fu abbandonato per tutta l’epoca di Enrico VIII.


Penetrazione francese nel Canada I Francesi, invece, penetrarono profondamente nelle attuali province di Québec e Montreal in Canada, utilizzando il grande estuario del fiume San Lorenzo. Jacques Cartier prese terra nella zona dove poi sorgerà la città di Québec nel 1535, trovando meravigliose foreste. Purtroppo l’inverno troppo rigido ed errori di alimentazione fecero perire di scorbuto molte persone. Anche il governo francese, troppo occupato nella seconda metà del XVI secolo dalla guerra civile, non considerò l’opportunità di erigere stabili colonie di popolamento: il Canada offriva grandi possibilità per i commercianti di pellicce e per i pescatori, ossia per persone abituate alla vita dura, ma senza aspirare a un insediamento stabile. Solo nel 1604 il governo francese iniziò la colonizzazione di una zona posta tra il Maine e la Nuova Brunswick: per tre anni alcuni cacciatori vissero in condizioni difficili, poi tornarono in patria. Uno di loro, Samuel de Champlain, con un gruppo di compagni raggiunse ancora una volta la zona di Québec dove fu fondato un forte. Tuttavia, durante l’inverno morirono venti delle ventotto persone rinserrate dentro le capanne, in genere a causa dello scorbuto perché i nuovi colonizzatori non avevano ancora imparato dagli indiani a prepararsi durante l’estate il cibo invernale formato di carne secca di caribù, grasso rappreso e bacche ricche di vitamina C. Nell’estate seguente Champlain e i pochi compagni sopravvissuti esplorarono la regione a Sud di Montreal scontrandosi con gli indiani: le armi da fuoco dettero un netta superiorità al piccolo gruppo francese.


Alleanza tra Francesi e Irochesi Gli indiani divennero indispensabili mediatori del commercio delle pellicce perché erano insuperabili cacciatori adattati al clima. Nella tarda primavera, dopo il disgelo, gli indiani portavano le loro pelli in canoa fino a Montreal dove i Francesi facevano trovare rum, coltelli, chincaglierie e armi da fuoco (queste ultime per far guerra alle altre tribù, non per abbattere gli animali). Ma i Francesi non furono in grado di produrre e trasportare in Canada grandi quantitativi di merci gradite agli indiani e perciò il loro dominio fu scalzato dall’arrivo degli Inglesi.


Il Champlain penetra nella regione dei grandi laghi Il Champlain esplorò anche i laghi Erie, Michigan e Superiore sempre utilizzando le meravigliose canoe indiane, tanto leggere che si potevano trasportare a spalla da un fiume all’altro. Fu raggiunta la valle dell’Ohio e poi il Mississippi, giungendo fin al Golfo del Messico nel 1682: stranamente quelle imprese sollevarono poco scalpore alla corte di Luigi XIV.


Inizi della colonizzazione inglese Gli Inglesi scelsero invece il territorio lungo la costa atlantica a Nord della Florida, già occupata dagli Spagnoli, in zone adatte all’agricoltura e al commercio. In Inghilterra la recinzione delle terre comuni aveva lasciato molti contadini senza lavoro e si riteneva che l’isola fosse sovrappopolata. Perciò si pensò all’America come al luogo in cui si potevano stanziare numerose persone con le loro famiglie. In altre parole, prevalse il concetto di colonia di popolamento da parte di agricoltori le cui eccedenze agricole sarebbero state trasferite in Inghilterra in cambio dei manufatti europei. Questo tipo di colonizzazione non poteva dare risultati immediati, come avveniva per le pellicce canadesi, ma col passare del tempo avrebbe offerto risultati ancora più apprezzabili. Era implicito in questi due diversi tipi di colonizzazione che gli indiani del Canada dovevano venir integrati come elemento essenziale del piano di colonizzazione, mentre gli indiani delle colonie inglesi dovevano venir o distrutti o ributtati verso l’interno perché inadatti all’agricoltura. Infatti, gli Inglesi venivano con famiglie al completo e non avevano bisogno di donne indiane.


La nascita della Virginia In teoria tutta l’America apparteneva alla Spagna, ma gli Inglesi sostennero la teoria secondo cui la mera proclamazione di un diritto di possesso senza l’effettiva occupazione non aveva alcun valore, e perciò si insediarono ovunque c’era spazio libero. I re inglesi concedevano patenti di occupazione a individui e società che si impegnavano a trasferirsi stabilmente in America. Il primo a sfruttare una patente reale fu Sir Walter Raleigh che ebbe il permesso di insediarsi nella regione chiamata Virginia in onore di Elisabetta. Il primo nucleo era composto di un centinaio di persone che si stabilirono nell’isola di Roanoke nell’attuale North Carolina: la scelta non fu felice perché il porto risultò inadatto e la popolazione indiana ostile.


Falliscono i primi tentativi di insediamento Dopo aver subito la furia di un tornado, i poveri coloni furono raccolti dalle navi del Drake e riportati in Inghilterra. Poco dopo capitò nell’insediamento abbandonato una nave al comando di Richard Granville, il quale lasciò a terra 15 volontari nell’attesa che arrivasse un’altra spedizione dalla patria. L’anno dopo nessuno di quel gruppo fu trovato in vita. Nel 1587 Walter Raleigh finanziò un’altra spedizione di 170 persone che presero terra ancora più a Sud dell’isola di Roanoke, poi tornò in patria per combattere contro l’Armada. Quando nel 1589 le navi inglesi tornarono in America anche del secondo gruppo non fu trovata alcuna traccia.


Fondazione di Jamestown Questi gravi insuccessi non interruppero gli sforzi di colonizzazione. Un’altra spedizione fu inviata nel 1607 e prese terra nella baia di Chesapeake, dove gli indiani erano pacifici, decidendo di costruire il forte di Jamestown. Dopo sei mesi erano morti di malaria e tifo metà dei centosette coloni giunti in primavera, ma gli altri misero salde radici. Più tardi la città fu riedificata in una zona più salubre, divenendo il centro della coltivazione del tabacco e del cotone con l’impiego di schiavi negri che si cominciò a importare dall’Africa.


Inizi della colonizzazione del Massachussetts Il 15 dicembre 1620 arrivò a Cape Cod il Mayflower, una nave che trasportava cento coloni. Il giorno dopo una parte di loro sbarcò e costruì una capanna comune per mettere al sicuro il carico della nave. Erano puritani, emigrati nel Massachussetts per vivere la loro fede senza ostacoli. Una parte di loro era emigrata in Olanda nel 1608, ma poiché stava per spirare la tregua dei dodici anni con la Spagna e la guerra era alle porte anche in Olanda, piuttosto di correre il rischio di aver a che fare con i cattolici, erano partiti per l’America. La traversata fu durissima e l’inverno che trovarono nella zona in cui poi sorgerà Boston, ancora più duro: morirono, infatti, la metà dei nuovi arrivati. Gli altri riuscirono a piantare granturco e nell’autunno successivo, il 4 novembre 1621, poterono gustare il loro primo raccolto insieme con carne di tacchino e di anatra (Giorno del Ringraziamento). Alla fine, gli sforzi dei colonizzatori britannici erano stati coronati da successo.



15. 3 Il tramonto della nobiltà terriera



Successore di Giacomo I, morto nel 1625, fu il figlio Carlo I.


Carattere di Carlo I Questi era un intellettuale ancor più raffinato del padre e ben presto la sua corte fu frequentata da artisti, poeti, musicisti. Volle anche introdurre una rigorosa etichetta di Corte che, se ebbe il merito di togliere alcuni costumi discutibili, ebbe anche il difetto di estraniarlo dal suo popolo. Per di più Carlo I aveva sposato Enrichetta Maria, figlia del re di Francia Enrico IV, cattolica e quindi poco amatai: per motivi religiosi essa si rifiutò di assistere all’incoronazione del marito.


Il duca Buckingham L’unico amico di Carlo I era il duca Buckingham, odiato dai sudditi. Carlo I ebbe l’infelice idea di metterlo a capo di una spedizione navale contro Cadice. L’attacco fallì e il Parlamento addossò la colpa al Buckingham. Carlo I sciolse il Parlamento per evitare l’incriminazione del favorito. Poco dopo, il re che era alla disperata ricerca di denaro e di un successo militare, decise di intervenire a sostegno degli ugonotti stretti d’assedio all’interno della Rochelle dalle truppe del Richelieu (1627-28). Il duca Buckingham ebbe di nuovo il comando della spedizione che non era stata autorizzata dal Parlamento, e ancora una volta l’operazione militare fallì. Tornato in Inghilterra, il duca Buckingham suggerì al re la convocazione dei Comuni per ricevere i finanziamenti necessari a un’altra spedizione di soccorso dei protestanti francesi.


Petizione dei diritti Il Parlamento rifiutò ogni tipo di sussidio: al contrario, due membri del Parlamento proposero una Petizione dei diritti, un famoso documento che proclamava illegali le tasse raccolte senza il consenso del Parlamento e l’imprigionamento di un suddito senza aver prima celebrato un regolare processo.


Morte del Buckingham Il re, su suggerimento del Buckingham, accettò la Petizione dei diritti, ma gli attacchi contro il favorito del re continuarono. La soluzione avvenne in modo tragico: nel 1628 un ufficiale dell’esercito pugnalò il Buckingham. Carlo I rimase solo di fronte al Parlamento e ai puritani.


I puritani attaccano la Chiesa anglicana Dopo la morte del Buckingham, il Parlamento attaccò il re sul piano della sua politica religiosa. Carlo I era un anglicano convinto che non tollerava attacchi contro il Prayer Book e l’organizzazione ecclesiastica anglicana. Soprattutto non amava i puritani che rivelavano un crescente malanimo nei confronti della monarchia. L’opposizione parlamentare cominciò a prendere di mira William Laud, arcivescovo di Canterbury e guida della più radicale opposizione ai puritani. I puritani, a loro volta, accusavano il Laud e il re di essere segretamente cattolici. La mossa successiva effettuata da Carlo I fu di negare che le questioni religiose fossero di pertinenza del Parlamento. Il Parlamento replicò negando al re la concessione anche delle tasse ordinarie fin tanto che non avesse accettato di discutere la politica religiosa.


Lotta aperta tra Carlo I e il Parlamento Il conflitto ormai era giunto al punto di rottura: Carlo I decise di chiudere il Parlamento e di mandare a casa i deputati. Quando lo Speaker annunciò la decisione del re e tentò di lasciare l’assemblea, fu afferrato e rimesso al suo posto: un deputato chiuse a chiave le porte della sala e dette inizio a una drammatica seduta nel corso della quale furono attaccate la politica finanziaria e religiosa del sovrano cui seguì la condanna morale di tutti coloro che erano decisi a favorirla. Elliot, il principale oppositore di Carlo I, fu imprigionato e morì qualche anno dopo in carcere. Gli altri parlamentari andarono a casa e il Parlamento non fu più convocato per i successivi undici anni.


Chiusura del Parlamento Perciò, dal 1629 al 1640 il re regnò senza il Parlamento. Furono anni di crescente prosperità perché il Regno Unito non partecipò in alcun modo al conflitto che impoveriva il continente. Anche volendolo, il re non poteva prendere decisioni che comportassero spese, dal momento che solo il Parlamento poteva votare i relativi finanziamenti. Carlo I doveva fare affidamento solo sul suo patrimonio e sulla vendita di patenti di nobiltà che in quel periodo furono inflazionate, accrescendo la decadenza dell’antica nobiltà le cui rendite fondiarie diminuivano sempre più. La nuova nobiltà proveniva dalla borghesia della City di Londra, il gran centro finanziario e commerciale che aumentava di anno in anno il suo giro d’affari.


La tassa navale Carlo I, sempre alla ricerca di denaro, intervenne pesantemente nelle attività commerciali, ma non seguì l’esempio del padre che aveva venduto numerosi monopoli, bensì estese la cosiddetta tassa navale (Ship Money, 1635), un’imposta che dovevano pagare tutti i porti per provvedere al mantenimento delle navi da guerra: il re decise che la tassa doveva esser pagata da tutte le città, anche quelle all’interno del paese. La resistenza fu fierissima e provocò un famoso processo durante il quale alcuni avvocati giunsero a parlare per interi giorni. Alla fine i giudici dettero ragione a Carlo I perché la flotta era necessaria per difendere il commercio dai pirati, ma gli oppositori ebbero una tribuna eccezionale per mostrare il loro dissenso.


Conflitto tra l’arcivescovo Laud e i puritani Intanto continuava anche l’azione dell’arcivescovo Laud, per molti aspetti opportuna, ma quando egli agiva contro i puritani, la reazione era sicura. Nel 1637 tre puritani furono processati per calunnia contro la Chiesa anglicana e condannati al carcere a vita, a una pesante multa e alla confisca dei loro beni: il giorno in cui furono condotti in prigione avvenne un’impressionante manifestazione a loro favore che mostrò quanto fosse impopolare l’azione dell’arcivescovo nei confronti dei dissidenti religiosi. Appena un mese dopo la famosa condanna, a Edimburgo in Scozia i presbiteriani si ribellarono all’introduzione del Prayer Book secondo l’edizione inglese.


La rivolta della Scozia La rivolta si estese a tutta la Scozia e ben presto fu raccolto un esercito agli ordini di Alexander Leslie: a Carlo I fu annunciato che se davvero insisteva nel costringere gli Scozzesi presbiteriani a adottare il Prayer Book, gli sarebbero occorsi almeno 40.000 soldati. Il re si decise per la lotta, ma non trovò soldati in Inghilterra. Nell’aprile 1640 il re fu costretto a convocare il Parlamento per avere i fondi necessari alla repressione della rivolta scozzese.


Il Parlamento lungo Riunita l’assemblea, John Pym, ruppe il ghiaccio per primo con un discorso di due ore, convincendo i parlamentari a non offrire al re i fondi necessari alla guerra in Scozia, prima che tutte le vecchie richieste del Parlamento fossero state accolte.


Carlo I in difficoltà Carlo I, stretto tra i puritani che gli resistevano in Inghilterra e i presbiteriani che minacciavano guerra dalla Scozia, decise di sciogliere il Parlamento e di pagare una forte somma agli Scozzesi perché non invadessero l’Inghilterra. Nel novembre 1640 il re non aveva più alcuna possibilità di resistere e si piegò a riconvocare il Parlamento lungo, così chiamato perché rimase in carica, variamente epurato, fino al 1653.


Il Parlamento processa il Laud e il conte Stratford Il Parlamento non si occupò degli Scozzesi perché sapeva che non avrebbero fatto la guerra se non erano provocati. Si occupò invece di William Laud e di Thomas Wentworth, conte Stratford, odiato perché ritenuto colpevole di aver fatto fallire la Petizione dei diritti del 1629. Lo Stratford si era distinto come governatore dell’Irlanda, dove aveva operato con mano di ferro, ma anche con efficienza e giustizia, procurando all’isola uno dei rari periodi di tranquillità del XVII secolo. Tra il Parlamento guidato dal Pym e il conte Stratford iniziò una lotta mortale. Lo Stratford volle esser processato per difendere la politica del re e guadagnare una risolutiva vittoria. Pym temeva che nel corso del processo fossero scoperte le sue trattative segrete con l’esercito scozzese, e che quindi potesse a sua volta venir accusato di alto tradimento. Pym decise di agire per primo nei confronti di Stratford e poiché non c’erano prove a carico del favorito di Carlo I, tutto il processo si ridusse all’interpretazione di una frase pronunciata dallo Stratford che avrebbe detto di avere un esercito irlandese in grado di conquistare “questo regno”. I Lord erano chiamati a fungere da giudici e nel corso del processo lo Stratford sostenne che con la frase “questo regno” intendeva la Scozia, mentre Pym sosteneva che significava l’Inghilterra. Pym arrivò a far votare un Bill of Atteinder, una legge in forza della quale non occorrevano prove, ma una semplice dichiarazione di tradimento nei confronti di un imputato da parte del Parlamento. Il re aveva promesso allo Stratford di salvargli la vita, ma bastarono alcune dicerie di un preteso intervento dell’esercito contro il Parlamento per far schierare contro il re i giudici e i parlamentari. Il re dovette cedere e nel maggio 1641 lo Stratford fu decapitato, dopo aver ricevuto la benedizione del Laud finito anch’egli in carcere.


Il Parlamento riduce i poteri del re Subito dopo il Parlamento votò una serie di leggi che riducevano i poteri del sovrano. Con il Triennial Act il Parlamento doveva essere regolarmente convocato ogni tre anni anche senza il consenso del re; la Ship Money e le altre tasse illegali furono cancellate; i tribunali del re e il tribunale ecclesiastico furono aboliti. Da quel momento apparve chiaro che il governo effettivo del paese passava dalle mani del re a quelle della borghesia che agiva attraverso il Parlamento.


Ribellione dell’Irlanda La morte di Stratford non placò gli animi. Gli irlandesi si sollevarono in una selvaggia e confusa ribellione, dettata più dalla disperazione che da considerazioni politiche attentamente valutate. Fin dal tempo della ribellione del 1595 in Irlanda erano stati inviati, specie nelle contee settentrionali dell’Ulster, numerosi scozzesi presbiteriani e inglesi puritani che dovevano colonizzare l’isola, trattando gli Irlandesi poco meno che se fossero stati bestie feroci. Il governo forte dello Stratford aveva impedito la guerra civile, che ora divampò incontenibile. Ricominciarono gli incendi ai danni delle case dei protestanti con migliaia di morti, prontamente moltiplicati dalla stampa puritana che diffuse notizie sensazionali di bambini arrostiti da preti irlandesi. Era chiaro che nessuno comandava nel Regno Unito e che il re aveva perduto il contatto col suo popolo. Quando gli giunse la notizia della rivolta irlandese, il re si trovava in Scozia: subito si mise in viaggio verso il Sud, chiedendo al Parlamento un esercito per schiacciare la rivolta irlandese. Pym, invece, riteneva di non poter permettere per alcun motivo che il re potesse disporre di forze armate: tutto il successo della rivoluzione dipendeva da questa condizione. Bisognava concludere in primo luogo la rivoluzione politica all’interno, e poi risolvere i problemi militari sollevati dalle aree esterne.


La gran rimostranza Perciò Pym preparò un documento chiamato Gran rimostranza in cui erano raccolti come in una requisitoria tutte le decisioni del re che erano state disapprovate dal Parlamento.


Oliver Cromwell Anche nel Parlamento inglese si formò un partito di “politici”, formato da coloro che anteponevano agli interessi di parte l’unità della nazione. Molti deputati temevano che un Parlamento troppo forte sostituisse la Chiesa d’Inghilterra e l’autorità del re fino al punto di distruggerle. La discussione in seno al Parlamento fu violenta e alla fine, il 12 novembre 1641, al momento della votazione fu una maggioranza ridotta per le tesi di Pym, 159 voti contro 148. Oliver Cromwell propose un compromesso politico: tutte le truppe raccolte per sedare la ribellione irlandese non dovevano essere affidate al re, ma al conte di Essex, un sostenitore di Pym.


Colpo di Stato di Carlo I Carlo I ebbe l’impressione, anche a causa di quella votazione così risicata, di essere ancora sufficientemente forte per imporsi al Parlamento. Decise di far arrestare Pym e altri quattro parlamentari che avevano guidato la lotta contro di lui. Pym e i parlamentari, tuttavia, furono avvisati delle intenzioni del re da spie e perciò decisero che la cosa più conveniente era di far compiere al re un atto di ostilità contro il Parlamento da sfruttare in senso propagandistico. Dopo aver ricevuto un rifiuto all’ordine di consegnargli i cinque ribelli, Carlo I si presentò davanti al Parlamento dopo aver posto i suoi soldati intorno all’edificio. Ma i cinque erano già fuggiti e agli occhi dell’opinione pubblica rimaneva il fatto della violazione dei privilegi del Parlamento (4 gennaio 1642). Nell’agosto dello stesso anno Carlo I fece innalzare lo stendardo reale a Nottingham in segno di guerra.



15. 4 La guerra civile



A favore del Parlamento si schierò Londra e la parte meridionale dell’isola, ossia la parte più ricca; per il re, il Nord e le regioni periferiche della Cornovaglia e del Galles. La flotta parteggiava per il Parlamento rendendo molto difficili gli aiuti esterni al re.


La guerra civile A Edgehill nell’ottobre 1642 avvenne la prima gran battaglia, lasciando tutto indeciso perché le truppe di Carlo I dovettero tornare a Oxford per passare l’inverno. Nel 1643 Carlo I decise di attaccare Gloucester che resistette all’assedio finché arrivò l’esercito del Parlamento, inviato in tutta fretta da Londra. L’assedio di Gloucester fu tolto per fronteggiare l’esercito del Parlamento, ma la battaglia che seguì non fu un successo per nessuna delle due fazioni.


Re e Parlamento alla ricerca di alleati Occorreva trovare alleati per potersi rafforzare: il Parlamento cercò di avere dalla sua parte gli Scozzesi, ma la condizione che essi posero fu di accettare in Inghilterra la Chiesa presbiteriana. Queste trattative furono l’ultimo successo di Pym perché nel dicembre 1643 egli morì.


Carriera di Cromwell Il capo più ascoltato del Parlamento divenne Oliver Cromwell (1599-1658), già deputato e strenuo oppositore della Tassa navale. Il Cromwell nei confronti del problema religioso era un indipendente nel senso che riteneva necessaria la libertà di culto anche se, di fatto, non amava né la Chiesa anglicana né i presbiteriani. Nel 1642 Cromwell si unì all’esercito del Parlamento col grado di capitano della cavalleria e ben presto si mise in luce dimostrando grandi doti militari.


Riforme militari di Cromwell In primo luogo riuscì ad ottenere dai suoi soldati una notevole disciplina, addestrandoli ad avanzare al piccolo trotto per mantenere gli uni con gli altri uno stretto contatto. Queste cariche di cavalleria erano meno spettacolari che quelle lanciate al gran galoppo dal principe Rupert del Reno, cugino del re ed eroe ammirato della guerra civile, ma gli uomini erano controllati più efficacemente. Inoltre, i soldati preferiti dal Cromwell erano quegli uomini che, con la disciplina ferrea da lui instaurata, potevano combattere come professionisti della guerra. Nacque così un nuovo tipo di soldato e un nuovo esercito destinato a risolvere il conflitto per il potere in Inghilterra.


Carlo I in difficoltà L’invasione da Nord degli Scozzesi aveva reso disperata la situazione del re che ora doveva combattere su due fronti. Al Nord, intorno a York, il duca di Newcastle si trovò accerchiato dagli Scozzesi guidati da Leslie e perciò annunciò al re di poter resistere solo fino al 4 luglio. Il principe Rupert del Reno fu distaccato dal re e inviato a portare soccorso a York, mentre Carlo I cercava di tenere impegnate a Oxford le truppe del Parlamento. Il principe Rupert, compiendo una di quelle cavalcate che lo avevano reso leggendario, passò i monti Pennini ed entrò in York il 2 luglio 1644. Non contento, si predispose ad attaccare subito gli Scozzesi accampati presso Marston Moor. Ma era sopraggiunta anche la cavalleria di Cromwell.


Significato della battaglia di Marston Moor Il principe Rupert avrebbe voluto attaccare subito ma fu persuaso a rimandare il combattimento al giorno dopo. I soldati si sbandarono per preparare la cena, proprio quando la cavalleria di Cromwell iniziava l’attacco. La battaglia durò fino a mezzanotte, e fu una chiara vittoria degli Scozzesi e delle truppe del Parlamento. A partire da quel momento Carlo I fu ancora in grado di combattere, ma non fu più in grado di vincere.


L’esercito rafforza il proprio potere Nel Sud gli eserciti del Parlamento erano stati battuti dalle truppe del re. Il Parlamento decretò una legge per cui nessun membro della Camera dei Lords e dei Comuni poteva essere ufficiale dell’esercito. La mossa era dettata dal desiderio degli indipendenti di conseguire per intero il controllo dell’esercito.


Il vescovo Laud condannato a morte Anche sul piano religioso il successo stava piegando dalla parte dei presbiteriani. Nel gennaio 1645 il Prayer Book fu sostituito da un Direttorio del culto e l’arcivescovo Laud fu condannato a morte.


Battaglia di Naseby L’esercito del Cromwell fu rafforzato divenendo un vero e proprio esercito formato di professionisti ben equipaggiati e ben pagati, mentre l’esercito del re appariva privo di un centro di direzione politica e tecnica, in balia dei personalismi più esasperati. Nel giugno 1645 fu ingaggiata la battaglia definitiva a Naseby. Il principe Rupert questa volta attaccò per primo e vinse nello scontro di cavalleria, ma la sua fanteria fu sopraffatta dalla netta superiorità della fanteria del Parlamento. Un’altra battaglia fu combattuta nel marzo 1646 e fu una chiara vittoria delle truppe del Parlamento. Ancora qualche settimana e poi il re si arrese agli Scozzesi che si affrettarono a consegnarlo al Parlamento.



15. 5 Oliver Cromwell Lord Protettore d’Inghilterra



Il nuovo problema politico, dopo aver vinto la guerra, era di sapere se Cromwell avrebbe accettato di imporre al paese la confessione presbiteriana, come era stato concordato con gli Scozzesi, e se il re avrebbe sottoscritto le richieste del Parlamento.


Indipendenti e livellatori Infatti, stava comparendo un nuovo tipo di rivoluzionario per il quale termini come “libertà parlamentari” o “antiche leggi d’Inghilterra” non avevano alcun significato: il re era stato combattuto perché ritenuto un tiranno, ma non si voleva passare sotto il potere di una nuova tirannide. I puritani estremisti furono chiamati “livellatori”, perché ritenevano che tutti gli uomini fossero uguali e che perciò, sul piano politico, ognuno, ricco o povero, avesse diritto di voto. Cromwell era un rivoluzionario sul piano delle idee religiose, ma non lo era sul piano sociale perché era un proprietario terriero la cui famiglia si era arricchita al tempo dell’abolizione dei monasteri, ed era convinto che solo i proprietari, in quanto pagano allo Stato le tasse, possono governare a ragion veduta decidendo come quei denari debbano venir spesi.


L’esercito di Cromwell Nel 1647 il Parlamento cercò di sbarazzarsi dall’esercito di Cromwell (New Model Army): una parte doveva essere congedata e l’altra inviata in Irlanda per domare la rivolta. Le condizioni fatte ai congedandi furono troppo dure perché non erano previste pensioni per i feriti e per le vedove dei caduti. Anche le paghe arretrate sarebbero state liquidate solo quando i soldati fossero tornati a casa. Nell’esercito serpeggiava il malumore e Cromwell dovette assumere la difesa dei suoi uomini. Anche a costo di andare contro i propri convincimenti politici, Cromwell si oppose al Parlamento. In secondo luogo egli decise di impadronirsi della persona del re: nel giugno 1647 Carlo I fu sottratto alla custodia del Parlamento e condotto a Newmarket sotto il controllo dei puritani. Il Parlamento reagì dichiarando traditore il Cromwell e cercando di farlo arrestare. Cromwell a sua volta rispose con l’occupazione di Londra.


Carlo I respinge le proposte di Cromwell I capi dell’esercito fecero al re proposte giudicate moderate: libertà religiosa per tutti, tranne che per i cattolici; elezioni del Parlamento ogni due anni; ritorno dei vescovi anglicani e del Prayer Book. Inoltre l’esercito doveva eleggere un Consiglio di Stato per la durata di sette anni, mentre il Parlamento doveva eleggere i ministri che sarebbero durati in carica per dieci anni. Carlo I rifiutò queste proposte perché riteneva Cromwell inaffidabile sul piano religioso e possibile una nuova guerra civile con annientamento reciproco di tutti i suoi avversari.


I livellatori rifiutano le proposte di Cromwell Anche i puritani livellatori ritennero quelle proposte inaccettabili, e fecero insorgere due reggimenti di cavalleria, mentre il re fuggiva nell’isola di Wight, promettendo agli Scozzesi la confessione presbiteriana per tre anni in Inghilterra e il rifiuto delle proposte di Cromwell (novembre 1647).


Riprende la guerra civile Tutto ciò fece esplodere di nuovo la guerra civile, nel corso della quale apparve chiara la superiorità dell’esercito di Cromwell. Gli Scozzesi furono sconfitti rovinosamente a Preston nell’agosto 1648. Poi Cromwell si occupò del Parlamento e del re.


Epurazione del Parlamento Con l’aiuto di soldati entrati nel Parlamento, il colonnello Pride arrestò 41 membri presbiteriani e fece espellere altri 96 deputati per “indegnità”. I parlamentari rimasti erano un’ombra del Parlamento lungo che aveva votato l’esecuzione del conte Stratford e aveva messo in ginocchio il re: fu chiamato Rump Parliament (spezzone di Parlamento).


Processo al re Carlo I Il re fu condotto a Londra e giudicato (20 gennaio 1649). Il processo appariva difficile perché si tentava di far passare per atto di giustizia un atto rivoluzionario: i parlamentari fungevano da giudici, ma non erano liberi perché controllati dal Cromwell. Il re affermò di non poter essere giudicato perché se un potere di fatto, senza avere dalla sua parte la legge, potesse lecitamente giudicare, nessuno sarebbe più sicuro della sua vita e dei suoi averi. Alla fine ogni scrupolo fu superato e il re fu condannato a morte. Il 30 gennaio 1649, Carlo I fu decapitato, compianto da molti come un martire: forse, con una morte affrontata con dignità, salvò la monarchia inglese e appena dieci anni dopo il figlio Carlo II poté riprendere il potere, sia pure alla condizione di regnare senza governare, ossia proprio ciò che Carlo I si era rifiutato di fare.


Repressione della resistenza irlandese e scozzese Dopo la morte del re tutto divenne più difficile in Inghilterra. Intanto bisognava risolvere il problema irlandese e scozzese. Cromwell si recò in Irlanda dove operò in modo spietato: Drogheda fu presa d’assalto e la popolazione, civili e militari, fu massacrata. A Wexford fu compiuto un altro massacro, questa volta non comandato dal Cromwell, ma effettuato in rappresaglia dei massacri del 1641. Nel 1650 Cromwell assunse il comando supremo di tutte le forze armate e si recò in Scozia dove ebbe come avversario il Leslie, l’antico compagno di tante battaglie. Gli scozzesi avevano armi e viveri in abbondanza, proprio ciò che mancava all’esercito del Cromwell che perciò non poté assediare Edimburgo. Il Leslie capiva che la tattica migliore era di evitare il combattimento in campo aperto perché le truppe avversarie erano superiori alle sue. Tuttavia, spinto dalle insistenze dei presbiteriani, il 3 settembre 1650 accettò il combattimento a Dunbar e fu sconfitto. L’anno dopo, nel 1651, Carlo II, divenuto reggente del regno di Scozia, tentò un’invasione dell’Inghilterra con un esercito di scozzesi e di realisti, ma fu sconfitto a Worchester, riuscendo a salvarsi con la fuga all’estero.


Potenziamento della flotta inglese Per tutto il tempo della guerra civile la flotta delle Province Unite aveva esercitato un potere incontrastato sui mari del mondo, al punto di poter fondare nell’isola di Manhattan la città di New Amsterdam, proprio nel cuore degli insediamenti inglesi d’America. A capo della flotta inglese fu posto Robert Blake, un puritano che fino a quel momento non aveva mai comandato su una nave. Blake per prima cosa attaccò il principe Rupert sloggiandolo dalle sue basi irlandesi e poi lo inseguì finché riuscì a distruggere la sua flotta al largo di Cartagena in Spagna.


Il Navigation Act Nel 1651 il Parlamento inglese emanò il Navigation Act, una legge secondo cui le merci inglesi dovevano viaggiare solo su navi inglesi, mentre le materie prime di importazione dovevano esser trasportate o dai paesi produttori o da navi inglesi. Tutti capirono che la legge era diretta contro i trasportatori delle Province Unite la cui flotta, sparsa sui mari del mondo, effettuava trasporti per conto terzi. La guerra era perciò inevitabile perché erano in gioco enormi interessi legati al commercio.


Guerra tra Inghilterra e Olanda Nel maggio 1652 Robert Blake ordinò a una flotta olandese che effettuava manovre al largo delle coste meridionali dell’Inghilterra, di abbassare la bandiera dell’ammiraglio Maarten van Tromp in segno di saluto. Avuta risposta negativa, cominciò il combattimento. Nel dicembre 1652, l’ammiraglio van Tromp si presentò al largo di Margate nel Kent con una flotta di 400 navi e riuscì a sconfiggere il Blake che rassegnò le dimissioni, peraltro respinte. Nella primavera del 1653 il Blake riuscì a sconfiggere la flotta olandese all’altezza di Cape Griz Nez, rimanendo gravemente ferito. Il comando della flotta inglese fu assunto dal generale George Monk che riuscì a sconfiggere una seconda volta gli olandesi. Nel luglio 1653 van Tromp rimase ucciso in combattimento e apparve chiaro che gli Olandesi, col commercio in rovina, non avrebbero continuato la guerra. Il Blake proseguì le sue fortunate campagne navali contro i pirati di Algeri (1655); contro le Indie occidentali spagnole conquistando la Giamaica, e contro le Canarie dove fu distrutto nel porto uno squadrone di galeoni spagnoli. Al ritorno da quest’ultima impresa il Blake, ammalato di malaria, morì nei pressi di Plymouth (1657).


Cromwell scioglie il Parlamento All’interno, mentre avvenivano queste decisive conquiste del commercio mondiale, il conflitto tra l’esercito e il Parlamento raggiunse il punto di rottura. Nell’aprile 1653 il Cromwell entrò in Parlamento con una quarantina di soldati e disse ai deputati del Lungo Parlamento, sopravvissuti alle epurazioni, che dovevano andarsene per far posto a persone più degne di loro. A partire da quel momento, Cromwell di fatto agì come un dittatore anche se furono fatti tentativi di far eleggere da parte delle congregazioni puritane deputati che tenessero in vita il sistema parlamentare. Nel 1655 un tentativo di sollevazione monarchico convinse Cromwell a governare senza Parlamento. Inghilterra e Galles furono divisi in undici distretti affidati ai generali dell’esercito che agirono con tanta durezza da disgustare anche coloro che avevano parteggiato per la rivoluzione. Nel 1657 gli impopolari generali furono sostituiti da un Parlamento bicamerale che aveva diritto di controllo sugli atti del Lord protettore. La nuova Camera dei Comuni si mostrò così ostile al Cromwell da indurlo a scioglierla.


Morte del Cromwell Nel 1658 Cromwell morì. Per circa due anni il figlio Richard cercò di mantenere il potere, ma nel 1660 Carlo II fu chiamato sul trono del padre, mentre il famoso esercito puritano, protagonista di tante vittorie, era congedato.



15. 6 Cronologia essenziale



1603 Muore la regina Elisabetta e sale al trono il cugino Giacomo I Stuart.


1605 Fallisce la cosiddetta congiura delle polveri ai danni del re e del Parlamento.


1620 Giunge a Cape Cod nel Massachussetts il Mayflower con cento puritani, primo nucleo della Nuova Inghilterra.


1625 Muore Giacomo I e sale al trono il figlio Carlo I.


1628 Il Parlamento convocato da poche settimane nega aiuti finanziari a Carlo I e avanza la Petizione dei diritti.


1629 Il Parlamento è sciolto e per i successivi undici anni non è più convocato.


1635 Carlo I, a corto di denaro, estende anche alle città dell’interno la tassa navale (Ship Money).


1640 Carlo I è costretto a convocare il Parlamento per reprimere l’insurrezione della Scozia. John Pym convince i parlamentari a non offrire alcun aiuto al re prima che siano state accolte le richieste del Parlamento.


1641 Il Parlamento condanna a morte il conte di Stratford, considerandolo difensore della politica del re, provocando la sollevazione dell’Irlanda.


1644 A Marston Moor l’esercito scozzese e le truppe scelte di Oliver Cromwell sconfiggono l’esercito di Carlo I.


1645 A Naseby è combattuta la battaglia decisiva che segna il tramonto delle possibilità di vittoria del re.


1646 Il re Carlo I si arrende agli scozzesi che lo consegnano al Parlamento.


1647 Il Parlamento cerca di eliminare l’esercito di Cromwell che reagisce prendendo in consegna il re. Riprende la guerra civile.


1649 Processo e condanna a morte di Carlo I.


1651 Navigation Act diretto contro il commercio delle Province Unite.


1653 L’ammiraglio puritano Robert Blake sconfigge la flotta olandese guidata dall’ammiraglio van Tromp.


1658 Morte di Oliver Cromwell.



15. 7 Il documento storico



I Padri Pellegrini che fondarono la piantagione di Plymouth, sorretti dalla certezza di esser destinati all’ingresso di una nuova terra promessa, sbarcarono dal Mayflower e seminarono il granturco nella speranza di sopravvivere al duro inverno del New England. Così il loro capo William Bradford descrive la vicenda.



“Ma qui non posso far altro che soffermarmi e concedere una pausa, rimanendo stupito per la situazione di quella povera gente; e penso avvenga la stessa cosa al lettore se considera bene la situazione. Dopo aver varcato il possente oceano e superato infiniti guai in agguato, come si può comprendere attraverso quelli già esposti, questi pellegrini ora non avevano amici a dar loro il benvenuto, né locande che li ospitassero o che ristorassero i loro corpi provati dalle intemperie; né case o villaggi dove rifugiarsi e chiedere soccorso. Sta scritto nella Bibbia che verso l’Apostolo e il suo gruppo di naufraghi “i barbari non offrirono loro la benché minima ospitalità” nell’apprestare soccorso; ma questi barbari selvaggi, quando incontravano i pellegrini – come verrà in seguito narrato – furono pronti a riempire i loro fianchi di frecce piuttosto che in altri modi.


E considerato che la stagione era l’inverno, coloro che conoscono gli inverni di quei luoghi, sanno che sono rigidi e violenti, e soggetti a bufere crudeli e fiere, pericolose da affrontare quanto le coste sconosciute da percorrere. Inoltre, null’altro potevano vedere tranne che un deserto desolato e orribile, pieno di animali selvatici e di uomini selvaggi, e tutti si presentavano in gran moltitudine. Non era neppure possibile salire sulla vetta del monte Pisga per osservare da questo deserto un paese più ospitale che potesse alimentare le loro speranze; da qualunque parte volgessero lo sguardo – tranne che in alto, nei cieli – riuscivano a ottenere poco sollievo o gioia dalle cose circostanti.


Essendo già passata l’estate, tutto ciò che li circondava appariva devastato dalle intemperie; e tutto il paese, coperto di boschi e cespugli, aveva un aspetto desolato e selvaggio. Se volgevano indietro lo sguardo vedevano il possente oceano che avevano attraversato e che stava ora come immane barriera e come un abisso tra loro e le parti civili del mondo. Che cosa poteva ora sostenerli all’infuori dello Spirito divino e della sua grazia? E i figli di quei padri non hanno forse il diritto di dire: -I nostri padri erano inglesi che varcarono questo grande oceano, disposti a morire in questo deserto selvaggio; ma levarono la loro voce a Dio ed egli li esaudì e si prese cura della loro infelicità. Che elevino una lode al Signore, perché è buono e la sua grazia dura in eterno”.



Fonte: W. BRADFORD, History of Plymouth Plantation (1620-1647), London, 1976 (trad. G. Zuffada).



15. 8 In biblioteca



Di notevole importanza per la storia sociale inglese il libro di L. STONE, La crisi dell’aristocrazia. L’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell, Einaudi, Torino 1965. Per la storia della cultura inglese si consulti di B. WILLEY, La cultura inglese del Seicento e del Settecento, il Mulino, Bologna 1975. Per l’insediamento dei puritani in America si esamini di J.H. ELLIOTT, Il vecchio e il nuovo mondo (1492-1650), il Saggiatore, Milano 1985. Notevoli i saggi raccolti a cura di C. HILL, Saggi sulla rivoluzione inglese del 1640, Feltrinelli, Milano 1957 e di B. MANNING, Popolo e rivoluzione in Inghilterra (1640-1649), il Mulino, Bologna 1977. Per la storia dei radicali inglesi si consulti di H.N. BRAILSFORD, I livellatori, il Saggiatore, Milano 1962.