LA CROCE E LE CROCI

di Nicola Tornese.
Opuscolo N° 7 della Piccola Collana “I TESTIMONI DI GEOVA”. La venerazione della CROCE. La forma della CROCE

NICOLA  TORNESE


 LA CROCE E LE CROCI


 OPUSCOLO   N° 7 della PICCOLA COLLANA “I TESTIMONI DI GEOVA”


 


Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:


Padre Nicola Tornese


Viale S. Ignazio,  4


80131  NAPOLI    tel. 081.545.70.44




PARTE PRIMA


LA VENERAZIONE DELLA CROCE


L’errore geovista


Ai testimoni di Geova (tgG) non piace la Croce. A loro avviso dovremmo distruggere croci e crocifissi: sarebbero oggetti superstiziosi, strumenti diabolici. Chi fa il segno della croce commette una grave offesa a Dio (cioè a Geova). Tutto questo sarebbe un’usanza popolare che dispiace a Geova, il loro dio.


 


Hanno scritto:


“La croce è in effetti di origine pagana. I fatti mostrano che, invece di essere l’esclusivo simbolo del Cristianesimo, la croce era usata secoli prima della nascita di Cristo”.


 


E ancora: “Poiché è provato che la croce è un simbolo pagano, le persone che portano tale oggetto o hanno avuto crocifissi nelle loro case pensando che questo onorasse Dia e il suo Figlio Gesù Cristo, si trovano in condizioni di dover prendere un’importante decisione. Continueranno ad usarli? Solo li terranno? L’amore per la verità e il desiderio dispiacere a Geova in tutte le cose aiuteranno a prendere una decisione – Deut. 7: 26”, cioè distruggerli.


La verità biblica


L’amore per la verità e il desiderio di piace in tutto a Dio (non a Geova) ci hanno indotto consultare la Bibbia, a esaminare come realmente stanno le cose, in piena conformità al consiglio san Paolo:


“Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono (1 Tessalonicesi 5, 21, Garofalo).


 


Abbiamo constatato che a riguardo della Croce  il punto di vista degli autori ispirati, cioè del Bibbia, è diametralmente opposto a quello dei tdG.


 


Esaminiamo per ora solo alcuni testi:


 I – In Deutoronomio 7, 26, citato e sfrutta dai tdG, si legge:


“Nella tua casa non introdurrai un abominio: diverresti anatema come esso. Devi detestarlo e abominai poiché è anatema”.


 


Spiegazione:


 Questo testo biblico non ha nessun rapporto con la venerazione cristiana della Croce. L’auto sacro si riferisce alle sculture degli dèi (idoli) d popoli pagani sottomessi dagli Israeliti al teml della loro penetrazione nella terra di Canaan (l’odierna Palestina) durante la seconda metà del secondo( millennio avanti Cristo. Poco prima infatti è detto “Darai alle fiamme le immagini scolpite dei loro dèi” (verso 25). Non erano immagini della Croce.


 


In effetti, in quel comando divino non vi è nulla che abbia il minimo riferimento alla venerazione della Croce di Cristo, all’uso pio di tenere croci e crocifissi. Questi oggetti non sono immagini di idoli o dèi pagani. Non sono stati sottratti per avidità di oro e di argento a nessun popolo pagano (ivi verso 25). Al contrario, raffigurano e ricordano l’Uomo-Dio, Gesù Crocifisso, e ci aiutano, in virtù dì questo ricordo, a distaccarci dalle cose di questa terra.


Abbiamo qui un esempio del modo aberrante con cui i tdG fanno uso della Parola di Dio!


 


 


2 – Parimenti aberrante è l’uso che i tdG fanno di Esodo 202 4-5:


“Non ti farai idolo nè immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai” (CEI) .


 


Spiegazione:


 a)   Con un minimo di serietà e di onestà si può capire che qui si tratta di immagini rappresentanti dèi pagani. Non c’entra affatto la Croce di Cristo. Dio proibiva agli antichi Israeliti il culto di tali immagini perché non si corrompessero e non si facessero … l’immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio e femmina, la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che vola nei cieli, la figura d’una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto terra; perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l’esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle” (Deuteronomio 4, 16-19).


 b) Ripetiamo: con questa proibizione divina la Croce di Cristo non ha nulla che vedere. Essa non è immagine di nessuna figura di quelle qui elencate. La Croce ci ricorda solo il supremo gesto d’amore di Dio “che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato (sulla Croce) per tutti noi” (Romani 8, 32).


 


3 – Per questa ragione i tdG continuano ancora a profanare la Parola di Dio quando applicano alla venerazione della Croce 1 Corinzi 10, 14: “Miei cari, fuggite l’idolatria”. E per giustificare questa loro profanazione, aggiungono: “Un idolo è un’immagine o simbolo che è oggetto di intensa devozione, venerazione o adorazione”.


 


Spiegazione:


Si tratta d’un autentico inganno. Infatti non basta dire che “un idolo è una immagine o sim- bolo di intensa devozione ecc”. Bisogna avere la onestà di aggiungere che un idolo è un’immagine di divinità pagane. Ma questo i geovisti non lo dicono. Anzi cercano di nasconderlo. Come pure non dicono che nel testo citato di 1 Corinzi 10, 14 san Paolo parla esplicitamente di culti che si riferiscono a divinità pagane, non della Croce di Cristo.


 


San Paolo e la Croce


1 – Contro tali tentativi geovisti di oscurare la verità di Dio sta il fatto che l’apostolo Paolo ebbe una grande venerazione per la Croce, sì per la Croce di Cristo.


 


Ai Galati scriveva:


“O stolti Galati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?” (Galati 3, 1).


 


Con la forza della viva voce, meglio che coi colori del pennello o lo scalpello dello scultore, Paolo aveva messo davanti agli occhi e soprattutto davanti al cuore dei Galati l’immagine di Gesù Crocifisso.


 


E chiudendo la stessa Lettera esclama:


“Non sia mai, invece, che io mi glori d’altro all’infuori della Croce del Signore nostro, Gesù Cristo” (Galati 6, 14, Garofalo).


 


Paolo diceva questo in contrasto coi suoi avversari e persecutori, che volevano oscurare la Croce come fanno oggi i tdG.


 


E anche ai cristiani di Corinto l’apostolo scriveva:


“La predicazione della croce è certamente una follia per coloro che si perdono, ma per coloro che sono sulla via della salvezza, per noi, essa è forza di Dio (… ) Noi predichiamo un Cristo crocifisso, oggetto di scandalo per i Giudei e follia per i pagani” (1 Corinzi 1, 18-24, Garofalo).


 


 


 


E ai cristiani di Filippi:


“Divenite miei imitatori, fratelli, e fissate il vostro sguardo su coloro che camminano così come in noi avete un modello. Molti, infatti, sono quelli che, come spesso ve lo dicevo ed ora di nuovo ve lo dico in lacrime, camminano da nemici della croce di Cristo: loro fine è la perdizione, loro dio il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna; essi apprezzano solo le cose terrene” (Filippesi 3, 17-19, Garofalo).


 


2 – E ora notate: gloriarsi unicamente della croce di Cristo, predicare la croce di Cristo come l’unica forza di Dio, compiangere quelli che si comportano da nemici della croce di Cristo sono tutte espressioni che rivelano una grande venerazione della Croce. Sì, l’apostolo Paolo fu tra i primi e tra i più grandi veri discepoli di Cristo che hanno avuto ferma e sincera venerazione della Croce.


Paolo considerava la Croce come la bandiera del vero cristiano (cf Matteo 10, 38; Luca 9, 23). Con questa bandiera egli si presentava ai popoli da convertire alla fede in Cristo:


 


“E io, o fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con elevatezza di eloquio o di sapienza; infatti mi proposi di non saper altro in mezzo a voi all’infuori di Gesù Cristo, e Gesù Cristo crocifisso” (1 Corinzi 2, 1-2, Garofalo).


 


3 – I fatti, dunque, dimostrano che il punto di vista della Bibbia in quanto alla venerazione della Croce differisce radicalmente da quello dei tdG. Per san Paolo la Croce è motivo di gloria, forza di Dio, bandiera del vero apostolo di Cristo. Solo coloro che sono destinati alla perdizione si comportano da nemici della Croce di Cristo. I Giudei perseguitavano san Paolo perché era innamorato della Croce, venerava intensamente la Croce di Cristo. Essi si aspettavano un Cristo guerriero che con la forza brutale avrebbe instaurato un regno terreno, su questa terra con abbondanza di cibi e bevande prelibate. I tdG sono i legittimi discendenti di quei Giudei nemici della Croce di Cristo.


Chiacchiere profane (2 Tim. 2, 16)


E’ penoso dirlo, ma è doveroso: la mente dirigente della società geovista ha un solo interesse, che è quello di distruggere l’autentico insegnamento della Bibbia a danno di quanti incautamente si abbandonano al lavaggio di cervello operato dalle squadre operaie del Quartier Generale di Brooklyn, N. Y., sguinzagliate in tutte le parti del mondo. Questo inutile sforzo si nota anche nel loro tentativo di eliminare la venerazione della Croce, che tanti frutti di vera adorazione ha prodotto e produce nei veri discepoli di Cristo.


A tal fine deleterio la intellighenzia geovista si sforza di dimostrare che le origini della venerazione della croce sarebbero da ricercarsi in usi e costumi di antichi popoli pagani . Il metodo usato è quello di sempre, vale a dire equivoco, ingannevole, menzognero. Sono citate alcune righe di qualche enciclopedia, ma tralasciate tante altre che danno il vero significato di quelle citate. Ecco qualche esempio.


 


1 – Citando l’Encyclopoedia Britannica i tdG riportano solo il seguente brano: “Vari oggetti contrassegnati da croci di diverso disegno e risalenti a periodi molto anteriori all’era cristiana sono stati trovati quasi in ogni parte del mondo antico. India, Siria, Persia ed Egitto ne han tutti fornito innumerevoli esempi… L’uso della croce come simbolo religioso dei tempi precristiani e fra popoli non cristiani può forse essere considerato quasi universale, e in moltissimi casi era collegato con qualche forma di adorazione della natura”.


 


Fin qui i geovisti. Ma la Incyclopoedia Britannica continua, e proprio nella pagina seguente precisa:


 


“La morte di Cristo su una croce conferì necessariamente un significato nuovo à un segno, che fino allora ero stato associato con un mondo religioso non solo non cristiano, ma radicalmente spesso ad esso contrario”.


 


 


 


Come mai i tdG hanno omesso di informare i loro lettori sulla radicale differenza che l’Encyclopoedia Britannica precisa tra le croci dei pagani e la Croce dei cristiani? E’ senza dubbio un caso di malafede, che punta sulla ignoranza di tanta gente.


 


2 – Una seconda testimonianza riportata dai tdG e da loro condivisa deve qualificarsi volgare e blasfema. Eccola:


“Varie figure di croci si trovano dappertutto su monumenti e sulle tombe degli egiziani e sono considerate da molti esperti simboli del fallo (rappresentazione dell’organo sessuale maschile) o del coito… Nelle tombe egiziane la croce ansata (croce sormontata da un cerchio o impugnatura) si trova accanto al fallo”.


 


E ora notate:


 


a) Si tratta di una croce cristiana o di una Non–Christian Cross (= croce non cristiana)? E se questo è il caso, come di fatto è, come mai i geovisti fanno un accostamento tra la croce non cristiana simbolo del fallo o del coito, e la Croce su cui Cristo è morto per la salvezza di tutti? La croce di cui Paolo si vantava (cf. Galati 6, 14) era la croce dei culti fallici pagani oppure quella di Cristo? Come mai non è venuto in mente ai dirigenti della società geovista che né Paolo né Luca né Giovanni né Matteo, parlando della Croce di Cristo, avevano minimamente pensato alla croce ansata delle tombe egiziane? Evidentemente siamo qui di fronte a un caso di spudorata sfrontatezza geovista,  di inqualificabile volgarità, davanti al quale inorridisce qualunque coscienza umana e cristiana, un caso che rivela la mancanza di qualsiasi pudore e del minimo senso morale. Eppure i tdG si vantano di essere le persone più oneste del mondo!


 


3 – Una terza testimonianza è la seguente:


“Queste croci erano usate come simboli del dio-sole babilonese, e si vedono per la prima volta su una moneta di Giulio Cesare, 100-44 a.C., e poi su una moneta coniata dall’erede di Cesare (Augusto) 20. a.C. Sulle monete di Costantino il simbolo più frequente è PX; ma si usa lo stesso simbolo senza il cerchio intorno, e con i quattro bracci verticali e orizzontali uguali; e questa era il simbolo particolarmente venerato come ‘disco solare’. Bisogna dire che Costantino era un adoratore del dio-sole, e non entrò nella ‘Chiesa’ che un quarto di secolo dopo aver visto tale croce nei cieli”.


 


Osservazioni:


 


a) Si tratta ancora di accostamenti contrari alla storia e alla Bibbia. Se la storia parla di croci usate come simboli del dio-sole, non intende affatto affermare che tali croci abbiano dato origine alla Croce di Cristo venerata dai cristiani. Vi è un abisso tra la croce dei babilonesi e la Croce dei cristiani: quella riguardava il sole deificato, questa ricordava unicamente il Figlio di Dio messo a morte per i nostri peccati. Ogni accostamento tra le due croci deve dirsi infondato, anzi falso e volutamente ingannevole.


 


b) Si può anche aggiungere: Com’è possibile che i cristiani abbiano fatto proprio un simbolo pagano usato da imperatori romani se erano perseguitati e messi a morte appunto perché nemici dichiarati dei culti e delle credenze pagane?


 


c) In quanto la Costantino, anche se era stato un adoratore del dio-sole, non entrò nella Chiesa un quarto di secolo dopo la visione o segno della Croce, ma divenne catecumeno, ossia discepolo di Cristo, subito dopo quella visione, avvenuta nell’ottobre del 312 d.C. Tanto è vero che tredici anni dopo quella visione, nel 325, promosse il Concilio di Nicea dove convennero tutti i vescovi e dove fu condannato Ario, che insegnava gli stessi errori divulgati oggi dai tdG. Solo volle ricevere il battesimo alcuni anni dopo, prima di morire.


 


A conferma della sua fede cristiana sta il fatto che sul Labarum o bandiera da lui introdotta c’era il segno della Croce cristiana, con il monogramma, cioè il simbolo del nome di Cristo – e non quello del dio-sole.” Il simbolo  vuol dire Cristo’.


 


4 – Quanto detto finora contro le aberrazioni geoviste è  confermato dai grandi studiosi. Ecco tre testimonianze:


 


La prima. “Se mai un argomento dell’archeologia cristiana è stato complicato da trattazioni di dilettanti, da costruzioni ipotetiche senza critica, questo è ben la storia e l’archeologia della Croce cristiana. Devono perciò ritenersi infondati gli accostamenti alla Croce cristiana di *croci” ritrovate in monumenti pagani precristiani. Ed è di per se stesso evidente che l’origine assoluta del “mistero della Croce” non può temere paralleli non ha nulla a che fare con croci pre-cristiane”.


 


La seconda. “L’interesse degli scrittori del N.T. per la croce non è né archeologico, né storico, ma esclusivamente cristologico. Se essi parlano della croce, si tratta sempre della croce di Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio”.


 


Questo vuol dire che Paolo e tutti gli scrittori ispirati del N.T. hanno avuto interesse esclusivo di una sola Croce.- quella su cui Gesù Cristo, l’Uomo- Dio, diede la vita per la nostra salvezza. Essi parlano ed esaltano, cioè venerano la Croce di Cristo solo in quanto essa fu strumento di salvezza per volere di Dio, che sceglie ciò che è stolto per confondere i sapienti (1 Corinzi 1, 27).


Di altre croci o di altri problemi riguardanti la Croce mai né Paolo né Luca né altro autore ispirato mostrano il minimo interesse. Eppure Paolo e Luca potevano disquisire perché erano persone colte.


Fu conosciuta la croce prima di Crìsto? Quale uso ne facevano i pagani? Sono tutte questioni irrilevanti, problemi di nessun interesse per gli autori ispirati e, sul loro esempio, per tutti i veri cristiani. Essi li scartano, li ignorano perché fanno parte d’un sapienza mondana che rende vana la Croce di Cristo (cf. 1 Corinzi 1, 17-31). Sono “chiacchiere profane” (2 Tim. 2, 16).


 


La terza: “La croce tra i pagani come simbolo religioso ricorre frequentissimamente, specialmente in Egitto (…), ma anche tra i popoli indogermanici, gli Assiri, i Persiani ed altri popoli dell’Asia Minore .La Croce cristiana non deriva in alcun modo dalle figurazioni pagane suaccennate: non storicamente perché essa è solo la rappresentazione del supplizio di Gesù; non idealmente perché il senso religioso della croce pagana è tutt’altro da quella cristiana” li.


Ancora errori, insulti, volgarità


1 – L’errore: “Non è normale considerare caro ed adorare lo strumento usato per assassinare qualcuno che amiamo. Chi penserebbe di baciare la rivoltella, usata per assassinare una persona amata o di portarla intorno al Collo?”.


 


La verità:


 


a) Certo non è cosa normale amare e venerare la Croce di Cristo per chi si compiace di ragionamenti umani, sofisticati, contrari alla Scrittura. Ma chi conosce bene la Parola di Dio e ne fa un uso corretto, trova che l’amore e la venerazione della Croce sono motivo di vanto.


 


San Paolo si vantava della Croce di Cristo. Eppure egli sapeva che la croce era stato lo strumento di morte per la persona che egli amava più d’ogni altro (cf. Filippesi 3, 8). E Paolo amava Gesù appunto perché era morte in croce per amore! (cf. Galati 2, 20-21; 2 Corinzi 5, 14-15). Se dovessimo prestar fede al ragionamento contorto e ingannevole dei tdG, il comportamento di Paolo dovrebbe dirsi anormale!


 


b)Il ragionamento mondana dei geovisti (cf. 1 Corinzi 1, 20) si scioglie come nebbia al sole se ricordiamo che i veri cristiani (i tdG non sono cristíani) amano e venerano la Croce di Cristo non per approvare minimamente l’ingiustizia dei Giudei e la crudeltà dei carnefici che hanno eseguito la sentenza di Pilato. Ogni persona ragionevole capisce questo! Guardando alla Croce, baciando la Croce, venerando la Croce i veri cristiani vogliono ricordare con gratitudine e meditare con frutti spirituali sull’amore infinito di Dio “che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato (sulla Croce) per tutti noi” (Romani 8, 32).


 


 


2 – L’insulto: “Nell’antico Israele, giudei infedeli piangevano la morte del falso dio Tammuz. Geova disse che ciò che facevano era ‘detestabile’ (Ezec. 8: 13, 14). Se ne comprende meglio la ragione quando si scopre che, storicamente, Tammuz non era che un altro nome di Nimrod, il ribelle postdiluviano che si schierò contro Geova. Il simbolo di Tammuz era la croce. Venerandola si onora Nimrod. – Gen. lo: 8-10”13.


 


La verità:


 


 a) Notate anzitutto la grossolana contraddizione in cui cadono i geovisti. Prima ci hanno detto che non bisogna venerare la croce perché è stata strumento di morte per una persona cara. Ora ci fanno sapere che non bisogna venerarla perché simbolo di un nemico di Geova! E’ lecito e ragionevole domandare: la croce ricorda un amico o un nemico di Dio? Ma è inutile trovare un filo di logica, di ragionamento, di dignità nei tdG. Jahve disse: “Confondiamo la loro lingua perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro” (Genesi 11, 6-7).


 


b) Ma si tratta d’un insulto blasfemo. Se fosse come dicono i geovisti, san Paolo sarebbe un giudeo infedele perché, col suo vantarsi della Croce, avrebbe onorato il dio Tammuz, cioè Nimrod. Venerando la Croce, Paolo si sarebbe messo alla sequela di Nimrod, il ribelle postdiluviano che si schierò contro Geova. Ma siamo in presenza d’una autentica follia della propaganda geovista!


 


3 – Volgarità: “Come si legge in Ezechiele 8: 17, i giudei apostati inoltre ‘stendevano il germoglio, al naso di Geova’. Questo “germoglio “, spiegano alcuni commentatori, era una rappresentazione dell’organo sessuale maschile, usata nell’adorazione fallica. Come deve quindi considerare Geova l’uso della croce, che, come si è visto, era impiegata nell’antichità come simbolo di culti fallici”.


 


La verità:


 


 a) Abbia o visto che l’uso della Croce di Cristo non ha nulla proprio nulla, a che vedere con l’uso che i popoli pagani facevano della croce, né storicamente né idealmente. Lo affermano tutti i competenti dì storia delle religioni, di storia profana, di archeologia, eccetto naturalmente i tdG.


 


b) Se l’accostamento tra la Croce di Cristo e il germogliò steso al naso di Geova avesse il minimo fondamento, ne seguirebbe che Paolo, venerando la Croce, avrebbe praticato culti fallici, sarebbe stato un adoratore di divinità pagane, un idolatra! Parimenti quando tutti gli autori ispirati del Nuovo Testamento parlano della Croce, sarebbero seguaci dei giudei apostati, che stendevano il germoglio al naso di Geova.


 


c) Ma vi è il peggio! Anche Gesù Cristo ha parlato di croce: “Chi non prende la sua croce (stauròs) e mi segue non è degno di me” (Matteo 10,38, Garofalo); anzi vuole che il suo degno discepolo prenda la sua croce ogni giorno (cf. Luca 9,23). Dato che, a parere dei geovisti, la croce è in stretto rapporto coi culti fallici e con l’adorazione del dio Tammuz, in cui bisogna vedere il ribelle Nimrod, Gesù Cristo avrebbe consigliato, anzi imposto con autorità ai suoi seguaci, pena la perdita della salvezza (cf. Luca 9,24), di schierarsi col ribelle Nimrod e di praticare ogni giorno culti fallici.


Ma qui siamo in presenza di volgari profanatori della Parola di Dio. Questo equivale a fare propaganda delle proprie idee mediante la pornografia. E il miglior commento, anzi l’unica spiegazione di tanta aberrazione sono le parole di Gesù che ha detto:


 


“Ha reso ciechi i loro occhi e ]ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano col cuore, e si convertano e io li guarisca” (Giovanni 12, 40; Isaia 6, 9-10). Parola del Signore!


Rendono vana la Croce di Cristo (1 Cor. 1, 17)


Da quanto detto fin qui, analizzando con assoluta obiettività gli errori, gli insulti, le volgarità dei tdG contro la venerazione della Croce, appare chiaro, evidente, che il loro interesse per la Croce non coincide con quello della Bibbia, ossia degli autori che hanno scritto perché “mossi da Spirito Santo” (2 Pietro 1, 21).


I tdG si suffermano di preferenza su questioni estranee alla Parola di Dio, anzi contrarie a ciò che dice lo Spirito Santo. Le loro disquisizione “non servono a nulla se non alla perdizione di chi le ascolta” (2 Timoteo 2, 14). La loro scienza della Croce è una scienza profana (cf. 2 Timoteo 2, 16; 1 Corinzi   2, 5). “Non hanno ancora imparato come bisogna sapere” (1 Corinzi 8, 2).


in effetti, le fonti a cui i tdG attingono le loro chiacchiere sulla croce, non sono i libri sacri, ma elucubrazioni umane di gente senza fede, gonfi di una scienza mondana, nemici appunto della Croce di Cristo.


 


 


PARTE SECONDA


LA FORMA DELLA CROCE


L’errore


Nel loro sofisticato parlare della croce, uno dei problemi che interessa di più i testimoni di Geova è quello riguardante la forma della Croce. Qualsiasi seguace della setta, anche se analfabeta oppure digiuno di una elementare istruzione, vi dirà con assoluta certezza che Cristo è morto su un palo, non sulla croce a due bracci così com’è universalmente venerata dai veri cristiani.


Tutti i geovistì attingono questa loro cultura sulla forma della Croce da un libricino largamente diffuso dai tdG, che serve da catechismo per, indottrinare i candidati alla setta. Trascriviamo quanto è stato scritto:


 


“Ma non fu Gesù messo a morte su una croce a due bracci? La Bibbia indica di no. In Atti 5: 30 e 10: 39 (RV, Ri), traduzioni sia cattoliche che protestanti della Bibbia ci dicono che Gesù morì su un ‘legno’. La parola ‘legno’ traduce qui la parola greca xylon (o xulon). Circa questa parola e la parola stauros tradotta ‘croce’ in alcune versioni, The Companion Bible dice a pagina 186 delle ‘Appendici’: Omero usa la parola stauros di un palo comune, o di un pezzo di legno. E questo è il significato e l’uso della parola in tutti i classici greci”.


La verità


Vogliamo ripeterlo: la disquisizione sulla forma della Croce di Cristo è “una chiacchiera profana” (2 Timoteo 2, 16), estranea al Vangelo. A Paolo, agli Apostoli, agli evangelisti, ai veri cristiani d’ogni tempo interessò poco o nulla sapere se il loro Signore abbia offerto la sua vita su un palo o su una croce a due bracci. Per essi, motivo d’amore per Cristo fu e rimane il fatto che “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Lui che è morto e risuscitato per loro” (2 orinzi 5, 15).


Non così per i geovisti. Essi strumentalizzano questa chiacchiera profana allo scopo di gettare discredito sul veri cristiani e distruggere la fede autenticamente evangelica. Vogliono creare solo confusione e confermare nell’ignoranza quanti incautamente li hanno seguiti, accettando ciecamente il loro errato insegnamento.


Noi siamo abituati a non accettare acriticamente ciò che dicono o scrivono i tdG. Siamo fedeli alla Bibbia, che sapientemente ci avverte: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1 Tessalonicesi 5, 21). Oltre a ciò, un’esperienza ormai lunga ci ha convinto che i tdG nelle loro affermazioni omettono tante cose necessarie a sapersi, oppure ricorrono a facili e confuse generalizzazioni. E’ questo il loro metodo abituale per ingannare gli incauti.


Perciò, come in altri problemi biblici, anche in questo circa la forma della Croce abbiamo dubitato di quanto dicono i tdG e abbiamo voluto consultare molte traduzioni della Bibbia, oltre al testo originale. Con l’aiuto anche di buoni dizionari di lingua greca abbiamo potuto precisare il significato di xylon e di stauròs.


Ne è venuta fuori l’evidenza che le cose stanno in modo completamente diverso da ciò che affermano i tdG. Il testo sopra citato dal loro catechismo si è rivelato un capolavoro di confusione e di inesattezza, che tradisce la Parola di Dio e inganna chi non sa discernere come consiglia san Paolo (1 Tessalonicesi 5, 21).


 


Per maggior chiarezza dividiamo in tre punti le cose che abbiamo accertato.


 


1 – Testo originale e versioni


 


a) Nel testo originale greco del Nuovo Testa- mento lo strumento di morte su cui Gesù offri la sua vita, è detto abitualmente stauròs, non xylon. Stauròs ricorre una quarantina di volte, xylon solo cinque Volte .


I tdG capovolgono le parti, mettendo xylon in primo piano e stauròs in secondo. Con questa astuta manovra si aprono la strada per inoculare il loro errore. Ma siamo in presenza d’una manipolazione settaria della Parola di Dio. I tdG abitualmente fanno dire alla Bibbia ciò che essi vogliono a danno sempre degli ignoranti.


 


b) In tutte le versioni della Bibbia antiche e moderne, cattoliche e non cattoliche, la parola originale greca stauròs è tradotta sempre “croce”.Fanno eccezione i tdG che traducono sempre palo. I tdG dicono che la parolo stauròs è tradotta ‘croce’ in alcune versioni. Ma questo non è esatto. E’ una reticenza voluta, un’affermazione non vera. Un inganno.


 


c) La parola originale greca xylon, in tutte le Bibbie, non è mai tradotta palo. Fanno natu- ralmente eccezione i tdG. che traducono sempre palo. La traduzione che di xylon danno le Bibbie non geoviste è alcune volte ‘albero’, altre volte ‘legno della croce’ o semplicemente ‘croce’. Nell’ autorevole Bible de Jérusalem, ‘xylon’ è tradotto gibet’, che vuol dire ‘strumento di supplizio “‘.


Insinuare – come fanno ì tdG – che tra stauròs e xylon non vi sia differenza di rilievo e che xylon debba essere tradotto palo, è di nuovo un grave errore o travisamento della Parola di Dio a danno sempre degli ignoranti.


Con la guida ora di buoni vocabolari vogliamo far conoscere il vero significato o i significati sia di stauròs che di xylon.


 


2 – Significati di stauròs


 


a) Nel vocabolario greco-italiano del gesuita Lorenzo Rocci, a pagina 1699, è detto che stauròs può avete due significati: quello di palo (più antico), e quello di croce, ossia strumento di supplizio (più recente) . Col primo significato, cioè quello di palo, si trova in Omero, che scrisse almeno sei secoli prima di Cristo, quando la croce non era ancora conosciuta come strumento di supplizio, almeno dai Romani.


Col secondo significato, cioè quello di croce, la parola stauròs è usata da scrittori greci posteriori ad Omero, dopo che nel mondo greco-romano fu introdotta la morte mediante la croce.


Stando così le cose, deve dirsi equivoca e anche falsa l’affermazione geovista secondo cui stau- ròs significa un palo comune o un pezzo di legno “in tutti i classici greci”. Questo non corrisponde e affatto a verità. E’ un errore e un inganno.


 


b) Precisazioni sui significati di ‘stauròs’. Il grecista Lorenzo Rocci, ed altri, sulla scorta dei classici greci ci fa sapere che la stessa parola greca stauròs può avere due significati: quello di palo, più antico, e quello di croce, più recente. Con questa precisazione egli indica chiaramente che tra palo e croce vi deve essere una differenza. Ciò equivale a dire che non sempre stauròs significa un palo comune. Può significare secondo i casi un palo non comune, un palo cioè usato come strumento di morte. In tali casi stauròs significa croce. La croce era un palo (o stauròs) ‘adattato’ in modo tale da essere strumento di morte.


Quale fosse stato questo adattamento la parola stauròs, di per sé, non ce lo dice. Bisogna ricorrere ad altre fonti, fare altre ricerche, interrogare cioè scrittori antichi, esaminare raffigurazioni ecc. riguardanti la forma della croce, ossia dello stauròs adattato a strumento di supplizio.


 


c) Facciamo un esempio, per capire meglio come una stessa parola può, nel corso del tempo, prendere un nuovo significato.


La parola piombo indicava, fino a una certa epoca, soltanto il metallo, di cui si occupa la chimica. Ma la stessa parola, in epoca posteriore, cominciò a significare quello stesso metallo adattato a strumento dì morte, ossia una pallottola, come nella frase.- “Il tale è caduto sotto il piombo”.


La pallottola è piombo adattato, ossia avente una forma propria e uno scopo determinato, che è quello di uccidere. In altre parole, dopo l’invenzione dell’arma da fuoco, la stessa parola ‘piombo’ cominciò a significare anche un piombo non generico, comune, ma specifico, particolare, di cui si occupa la balistica.


Dalla sola parola piombo non possiamo determinare di che forma o di che calibro sia la pallottola. Bisogna fare altri studi, ricorrere ad altre fonti e testimonianze.


 


3 – Significati di xylon


 


Analogo procedimento bisogna seguire per determinare i significati biblici della parola xylon.


 


a) Nello stesso vocabolario greco-italiano di Lorenzo Rocci, a pagina 1299, è detto che xylon significa ‘legno’. Ma è pure detto che può significare tante altre cose fatte di legno come ceppo, bastone, gorga (= strumento di pena), croce ecc. Può significare anche ‘albero’. Non è detto che significa “palo”.


La parola xylon ha dunque un significato generico, cioè quello di ‘legno’, ed altri specifici (cep- po, bastone, croce ecc.). Tutti questi oggetti sono xylon o legno adattato. Dalla sola parola xylon non è possibile Sapere quale forma prendesse il ‘legno’ adattato a strumento di supplizio o ad altri usi. Bisogna fare altri studi ‘ ricorrere ad altre fonti.


 


b) Oltre a ciò, bisogna tener presente che gli scrittori del Nuovo Testamento usano la parola xylon (solo cinque volte) senza la minima intenzione di dirci che la Croce di Cristo avesse la forma di palo. La parola xylon è usata nel Nuovo Testamento in riferimento a Deuteronomio 21, 22-23, dove non si parla di strumento di supplizio in for- ma di palo, ma di albero, a cui era appeso il con- dannato a morte dopo eseguita la sentenza.


Quando perciò i tdG insinuano che gli autori ispirati usano la parola xylon per indicare che la Croce di Cristo avesse la forma di palo, strumentalizzano un’ennesima volta la Parola di Dio a fini prettamente settari.


La forma della Croce di Cristo


Ripetiamo ancora una volta dalle parole stauròs e xylon non è possibile avere una risposta diretta e sicura circa la forma della Croce di Cristo. E’ perciò sbagliato dire che secondo la Bibbia Cristo non fu messo a morte su una croce a due bracci. La Bibbia non dice questo. La Bibbia dice solo che lo strumento della morte di Cristo o crocifissione era chiamato stauròs. Per sapere quale forma avesse quello stauròs, ossia  quel paio adattato a strumento di morte, bisogna ricorrere ad altre testimonianze o prove di carattere storico, archeologico ecc. Queste non mancano, grazie a Dio, a beneficio di quanti cercano sinceramente la verità. Ne ricordiamo solo alcune.


 


1 – Lo storico giudeo Giuseppe Flavio racconta che durante l’assedio di Gerusalemme negli anni 69 e 70 dopo Cristo, i soldati romani catturavano molti Giudei che cercavano la salvezza nella fuga e li inchiodavano “quale in una posizione e quale in un’altra”.


Qui la diversa posizione indica certamente la diversa forma dello strumento di morte, a cui venivano inchiodati quegli infelici prigionieri. E’ dunque certo che ai tempi di Gesù, in Palestina, erano in uso diverse forme di croci.


 


Quale fu la forma della Croce di Gesù?


 


2 – Tutti e quattro gli evangelisti c’informano che Gesù fu costretto a portare lo strumento del suo supplizio verso il luogo dell’esecuzione. Ora è risaputo che sul luogo della crocifissione era preparato in antecedenza lo stipes, ossia il braccio o palo verticale di quello strumento di morte. Gesù perciò dovette portare un altro braccio o palo – quello trasversale – detto patibulum. Si può dunque concludere che lo strumento di morte su cui Gesù immolò la sua vita per la salvezza del mondo era format/o da due bracci o pali, di cui uno verticale e uno trasversale, e non già da un semplice palo verticale.


L’informazione data dai vangeli, anche se indiretta, va contro la posizione dei tdG, ed è in piena armonia con quanto sappiamo dalla storia profana sulla forma della croce.


 


3 – Una conferma è data da Materno Firmico, uno scrittore romano dell’antichità. Il condannato – egli dice – “patibulo suffixus crudeliter in crucem erigitur”, che tradotto vuol dire: “Il condannato confitto al patibolo viene tra atroci dolori sollevato verso il palo”. li patibulum – come già si è detto – designa il braccio trasversale della croce. A questo veniva inchiodato il condannato steso ancora per terra (Giovanni 20, 25; Luca 24, 29-30). Poi il patibulum con la vittima inchiodata veniva sollevata da terra (erigitur) e legato o inchiodato al braccio o palo verticale o stipes .


 


La voce degli studiosi A conferma riportiamo la testimonianza di alcuni studiosi:


 


“La croce era una specie di patibolo composta di due legni, uno diritto e uno traverso, su cui si legavano o s’inchiodavano i condannati. La forma usuale della croce in Roma non è probabile che sia stata quella che conosciamo. Si doveva trattare d’un palo conficcato in terra sul quale veniva issato il condannato con le braccia legate al patibúlum, sbarra di legno passata dietro le spalle”.


– “Per generale testimonianza, Cristo morì su una croce immissa; alcuni comunque ritengono che era una croce a forma di T” 23.


 


– “E’ estremamente probabile che lo strumento di supplizio adottato, lo stauròs, comportasse un pezzo di legno incrociato e quindi avesse la forma delle due travi in croce. Le fonti profane comunque non permettono di dire quale fosse esattamente la forma, se di crux immissa (+) oppure di crux commissa (T)… E’ assai probabile che venisse applicata l’usanza del “Portare la croce” fuori città (Mc. 15,20-21). Se lo stauròs era la trave traversa (il patibulum) è Verosimile che la forma della croce fosse quella della crux commossa (T).


Le più antiche raffigurazioni della Croce


Fu la Croce a doppio braccio e non un palo quella che i veri cristiani, secoli prima di Costantino, ebbero sempre cara e amarono raffigurarsi. Essa era legata al ricordo della morte salvifica del loro Signore. Per altri la croce poteva essere un segno d’infamia oppure un simbolo pagano. Non per i veri cristiani.


 


Nella pia raffigurazione della Croce di Cristo, fin dalle prime generazioni cristiane, non vi è mai traccia di palo. Si tratta solo e sempre di Croce a, doppio braccio. Oltre alle testimonianze autorevoli già riportate abbiamo i fatti decisamente a favore, di questa affermazione.


Prima di Costantino i cristiani non ebbero vita, facile. Fu quella l’èra dei martiri. Accuse e persecuzioni erano mosse contro di loro sia dai Giudei. che dai pagani. I Giudei aborrivano un Messia Crocifisso. Per i pagani la croce era un segno malfamato perché strumento di morte degli schiavi. Questo è il chiaro pensiero di san Paolo quando scrisse: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (i Corinzi 1, 23).


Questo spiega lo scarso numero di croci esposte al culto pubblico nell’epoca precostantiniana. Ma non vi mancano esempi, anche se rari in confronto, di ciò che verrà dopo il trionfo della Croce con Costantino.


 


1 – Tra le testimonianze indirette abbiamo quella dei segni convenzionali della Croce. In essi la Croce è sempre raffigurata a due bracci. Il più comune è quello dell’àncora a forma di croce. L’asta trasversale (il patibulum), contrariamente a quanto vediamo nelle àncore comuni, era collocata a metà circa di quella verticale (lo stipes). In questo modo l’àncora simboleggiava meglio la Croce di Cristo a doppio braccio. Alcune volte l’àncora cruciforme è associata all’Agnello, fìgura di Cristo che si immola (Giovanni 1, 29).


Nell’àncora cruciforme, conosciuta e venerata fin dal secondo secolo, abbiamo associati due simboli genuinamente cristiane quello della speranza ,com’è detto espressamente nella Lettera agli Ebrei (6, 19), e quello della virtù salvifica della Croce, su cui Cristo, Agnello immacolato, immolandosi, ha tolto i peccati del mondo (Giovanni 1, 29).


 



2 – Come testimonianza indiretta, sempre nella epoca precostantiniana, possiamo riportare le parole di Tertulliano, belle nella loro semplicità, d’un candore quasi serafico. Parlando della preghiera Tertulliano dice:


“Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura… Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e a posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera”.


 


 Due cose sono qui indicate dall’avvocato Tertulliano, che