INABITAZIONE

Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. INABITAZIONE: in forza della grazia santificante tutta la Trinità viene a dimorare nell'anima giusta.

Questa inabitazione, attestata dall'Evangelo, è collegata con una missione divina invisibile (v. Missione divina) e non presenta difficoltà, anzi è in armonia con quel principio secondo il quale Dio è tanto più presente dove più agisce (v. Presenza). Ma nel secolo XVII si è accesa una controversia per una opinione di Petavio, seguito poi da Tomassino. Questi Teologi pensavano che l'inabitazione santificatrice deve attribuirsi come propria allo Spirito Santo, il quale, in modo analogo all'Unione Ipostatica del Verbo, si unisce ineffabilmente e personalmente all'anima del giusto. Non pochi Teologi moderni hanno adottato questa opinione. La quale però implica serie difficoltà: se la grazia infatti è il titolo dell'inabitazione, essendo essa un effetto di operazione ad extra (v. Operazione), appartiene ugualmente alle tre Persone e quindi non si vede come l'inabitazione possa essere esclusiva o propria dello Spirito Santo. D'altronde la dottrina tradizionale non conosce unione ipostatica oltre quella del Verbo.
Tuttavia si deve riconoscere che l'opera della santificazione, e quindi l'inabitazione. essendo opera di amore, dice ordine più allo Spirito Santo (almeno in linea di causalità esemplare) che al Padre e al Figlio. Ma questo ordine si può ben ridurre a una semplice appropriazione (v. questa voce). senza giungere fino alla proprietà personale. Del resto Petavio e gli altri che lo seguono dicono che l'unione dell'anima santificata è con la Persona e non nella Persona dello Spirito Santo.
Recentemente sono stati fatti profondi studi sul modo con cui Dio abita nell'anima, distinguendo una presenza soggettiva (Dio come agente) da una presenza oggettiva (Dio come conosciuto e amato), che qualche Teologo spinge fino a una esperienza mistica di Dio.