I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: L’ Ipocrisia

1. L’ipocrisia è un delitto sommamente detestabile.
2. L’ipocrita è maledetto da Dio.

1. L’IPOCRISIA È
UN DELITTO SOMMAMENTE DETESTABILE. – L’ipocrisia è raffigurata
da Clemente Alessandrino nella neve e l’ipocrita è paragonato
ad un letamaio coperto di neve, perché nasconde sotto la
candida apparenza di virtù i suoi vizi (Strom., lib.
III). Non vi è cosa tanto opposta allo spirito di Gesù
Cristo, quanto l’ipocrisia. Gesù è la verità
in persona, la semplicità e la sincerità per essenza,
non può dunque in nessun modo accoppiarsi con la falsità,
con la finzione, con la doppiezza… Dio ha dato la parola all’uomo,
perché manifesti il suo pensiero, perché apra l’interno
dell’animo suo. Ora l’ipocrita esprime con la lingua tutt’altro da
ciò che ha nel cuore: e non è questa una azione
abominevole innanzi a Dio, vergognosa innanzi agli uomini? Seneca
dice: «Il cattivo che s’infinge buono, dimostra di essere
pessimo (Prov.
«Gli ipocriti,
scriveva S. Paolo a Timoteo, mostrano una certa vernice di pietà,
ma ne rinnegano lo spirito, non ne conoscono la sostanza» (II,
III, 5). «Su le loro labbra, dice il Salmista, non suona la
verità; il loro cuore è un abisso; la loro bocca un
sepolcro aperto; la loro lingua è ingannatrice» (Psalm.
V, 9-10). Con le parole protestano di amare Dio, ma la loro lingua
mentisce (Id. LXXVII, 36).
Gli ipocriti sono
come quelle cavallette di cui si parla nell’Apocalisse (IX,
7-10), che alla sembianza di donna univano coda di scorpione. Infatti
gli ipocriti vi adulano e vi accarezzano con le parole, con lo
sguardo, con le loro maniere, ma poi in segreto vi si rivoltano, vi
mordono e vi demoliscono nella stima degli altri. Ma mentre cercano
di ferire e feriscono gli altri, essi uccidono se stessi: perdono la
fede, la carità, il buon nome; vengono in abominio a Dio e
agli uomini e ciascuno ripete col profeta; «Liberate, o
Signore, l’anima mia dalle labbra inique e dalla lingua
dell’impostore» (Psalm. CXIX, 2).
«Gli ipocriti,
scrive S. Bernardo, sono pecore nel portamento, volpi nell’astuzia,
lupi nelle opere e nella ferocia. Il loro primo pensiero è di
non essere buoni: ma di parere tali; di essere cattivi, ma di non
sembrarlo (Serm. LXVI, in Cant.)». Lo stesso santo dice;
«Il desiderare dall’umiltà la lode dell’umiltà,
non è virtù, ma pervertimento. Vi è cosa più
indegna e più perversa che quella di voler comparire migliore
appunto in quello in cui si è peggiore? Costoro non praticano
la virtù, ma nascondono il vizio sotto il mantello della virtù
(Serm. XVIII, in Cant.)». Di loro dice il Signore:
«Questa genia mi venera con le parole, ma in verità il
loro cuore è lontano da me» (ISAI. XXIX, 13).
L’impostore è
come il serpente che con l’astuzia ingannò i nostri primi
padri… L’ipocrita dice come Caino: Andiamo a passeggio e
intanto trama l’omicidio…; ripete la scena di Erode coi Magi:
Andate e cercate con diligenza del bambino e quando lo avrete
trovato, venitemi ad avvertire affinché anch’io venga ad
adorarlo (MATTH. II, 8). Il perfido belava da agnello e aguzzava le
zanne, simulava pietà e affilava le spade!… L’ipocrita imita
quei farisei che Gesù Cristo tante volte sferzò con i
suoi anatemi. Egli ha l’audacia di Giuda che sentendo dire dal
maestro nell’ultima cena: uno di voi mi tradirà, interroga con
faccia tosta: Sono forse io? e poche ore dopo gli dà il bacio
del tradimento (MATTH. XXVI, 25). L’impostore è come Ario il
quale, abilissimo nell’arte di parere quello che non era, celava
sotto le apparenze di modestia, un cuore astuto e capace di ogni
ribalderia… «Ma strappate, esclama S. Efrem, la maschera che
copre l’ipocrita e voi non vi vedrete che marciume». (Serm.).
Se vi è razza
di gente, che sia stata trattata duramente e senza misericordia da
Gesù Cristo, sono gli scribi e i farisei, appunto perché
ipocriti. Ora li chiamava guide di ciechi, che avrebbero mandato giù
un cammello e facevano gli schifiltosi per un moscerino (MATTH.
XXIII, 24). Quanto è frequente nel mondo questa falsa
divozione la quale teme il fuscellino nelle cose da nulla e non bada
al trave in quelle d’importanza; osserva con la lente
un’irriverenza, un atto men che composto, poi cammina a occhi chiusi
e versa a larga mano maldicenze, mormorazioni, odi, gelosie, rapine!
Un’altra volta li rimproverava che fossero tutto impegno a pulire e
lustrare l’esteriore del piatto e del bicchiere, lasciandoci dentro
sozzure e feccia, e li esortava a pulire prima l’interno dell’anima
loro, affinché anche il di, fuori fosse mondo e lucido; perché
altrimenti, nonostante la loro ipocrisia, l’interna corruzione
sarebbe per qualche poro trapelata al di fuori e conosciuta dal mondo
(Ib. 25-26), Altre volte diceva loro: Voi sembrate di quei
sepolcri imbiancati che all’esterno sembrano a chi li guarda una
bella cosa, ma dentro chiudono ossa in putrefazione. Così voi,
agli occhi di chi vi guarda superficialmente, sembrate giusti, ma a
frugarvi dentro, non si trova che corruzione (Ib. 27-28), Gesù
chiama gli impostori sepolcri imbiancati. «Un sepolcro, dice S.
Cirillo, può ben essere dipinto a foglie e fiori, ma dentro
non vi è mai altro che putridume, vermi e polvere (Comment.)».
Perciò S. Giovanni diceva di un tale: «Hai nome di
vivere, ma in realtà sei morto» (Apoc. III, 1).
L’ipocrita ha dunque la morte in seno e dentro le vene. O deplorevole
stato! ecco perché il Salmista afferma che l’impostore è
oggetto di abominazione, di ribrezzo a Dio (Psalm. V, 6).
S. Antonio soleva
dire che le persone dal cuore doppio sono mostri unici, perché
la natura che patisce mostruosità nelle membra, non la
sopporta nel cuore. S’incontrano uomini con quattro braccia, quattro
gambe, due teste, ma non se ne vide alcuno con due cuori, essendo il
cuore il principio della vita; siccome l’uomo non può avere
due vite, così non può avere due cuori. A ragione
pertanto noi chiamiamo l’ipocrita mostro straordinario, perché
ha un cuore doppio, l’uno su le labbra, l’altro in petto (Vit.
Patr
.).
Ma che cosa sarà di lui,
dove si nasconderà quando nel giorno dell’universale, pubblica
manifestazione delle coscienze, il supremo giudice che tutto vede,
tutto sente, tutto scrive, rivelerà i segreti dei cuori e
l’universo vedrà tutte le più segrete vergogne
ipocritamente nascoste?… «Figlio dell’uomo, disse Iddio ad
Ezechiele, rompi il muro, entra e vedi le sozze abominazioni che si
commettono, lo entrai, dice il profeta, e vidi figure di ogni sorta
di animali e di rettili e tutti quegli idoli stavano dipinti sul muro
tutto intorno» (EZECH. VIII, 8-10).
Inoltre l’impostura
non è soltanto un peccato abominevole, ma è anche una
stupidaggine e una pazzia. Ogni uomo non è in realtà se
non quello che si mostra in faccia a Dio… Ora, chi può
ingannare il Signore?… Non vi è prudenza, né
saggezza, né consiglio che valga contro il Signore, dicono i
Proverbi (XXI, 30). Che giova ingannare l’uomo, mentre è
impossibile ingannare Dio?..



2, L’IPOCRITA È
MALEDETTO DA DIO. – «Guai a chi è doppio di cuore!»
– dice l’Ecclesiastico (II, 14), «Guai a voi che
nascondete i vostri subdoli disegni nelle profondità dei
vostri cuori!» – ripete Isaia (XXIX, 15). Per mezzo di
Sofonia, il Signore annunzia ch’egli visiterà tutti quelli che
vestono un abito straniero (I, 8), Quest’abito straniero è
l’ipocrisia; che cosa infatti è più straniero per il
lupo, che il vello della pecora? Qual cosa più straniera
all’empio che la veste della pietà e della religione?
«La speranza dell’impostore
andrà, delusa» – leggiamo in Giobbe (VIII, 13), il quale
dice ancora che l’ipocrita non potrà sostenere lo sguardo di
Dio (IOB. XIII, 16). Gesù Cristo poi li ha cosi spesso
maledetti che per ben otto volte in un sol capo di S. Matteo (XXIII),
troviamo ripetuta quella minaccia: «Guai a voi, o ipocriti!»
– E la santa Scrittura è piena di tali minacce e maledizioni.