B. LUDOVICO ZEFIRINO MOREAU (1824-1901)

Trascorse la sua vita in una grande semplicità e quasi come un anacoreta, sempre intento alla preghiera e alla guida del suo popolo. La S. Sede, nel 1893, gli diede un coadiutore nella persona di Mons. Massimo Decelles al quale lasciò la cura degli affari temporali della diocesi. Costui, nei processi canonici, attestò che la piena devozione al Papa, che inculcò nei diocesani, "fu veramente uno dei tratti più caratteristici della sua anima e della sua pietà. Per lui Chiesa e Papa formavano una cosa sola. Egli amava il Papa con lo stesso amore con cui amava la Chiesa: con la stessa tenerezza, con lo stesso zelo, con la stessa fede".

Mons. Moreau, quarto vescovo di San Giacinto (Canada), fu considerato dai suoi contemporanei come "un onore e una gloria del clero canadese". Egli nacque prematuramente il 1-4-1824 a Bécancour, allora della diocesi di Québec, ora di Nicolet, quinto dei tredici figli che Ludovico Zefirino, umile contadino, ebbe da Margherita Champoux. Padre e madre erano dei ferventi cristiani. Poiché desideravano donare al Signore qualcuno di essi, s\’imposero dei sacrifici per farli studiare. Ottennero in realtà che due dei loro figli diventassero sacerdoti, e due delle loro figlie prendessero il velo.
Ludovico crebbe pio, mite, ubbidiente e incline allo studio. Alla scuola del viceparroco, Don Carlo Dion, imparò i primi rudimenti del sapere. Troppo povero per entrare in collegio, frequentò per tre anni la scuola del villaggio. Continui furono i progressi che fece nello studio e nella pietà. In parrocchia era considerato un "piccolo santo". Difatti manifestò un grande attaccamento alla chiesa parrocchiale, e fu molto assiduo alle funzioni religiose. A quindici anni fu collocato nel seminario di Nicolet, diretto da Don Luigi Francesco Richer Laflèche, futuro vescovo di Trois-Rivières. In esso si distinse tanto per la pietà e lo studio che a vent\’anni fu scelto per sostituire un professore malato (1844). Il Moreau dovette sostenere fatiche superiori alle proprie forze, di modo che non riuscì a studiare a pieno ritmo e a insegnare a pieno rendimento. Fin dall\’autunno del 1845 dovette quindi ritornare in famiglia per curarsi.
Continuò a studiare la teologia alla scuola di Don Dion, ma senza regolarità.
Poiché bramava giungere al sacerdozio, all\’inizio dell\’autunno del 1846 il beato ne parlò a Mons. Giuseppe Signay, arcivescovo di Québec e metropolita del Canada, ma costui ricusò di ammetterlo agli ordini per la scarsa salute. Avendo in diocesi già troppi "vasi fessi", cioè preti malati, lo esortò a cercarsi un altro vescovo benevolo.
Con l\’aiuto di Don Dion il Moreau si rivolse a Mons. Ignazio Bourget (1799-1888), secondo vescovo di Montreal, il quale lo incorporò alla propria diocesi e lo chiamò in episcopio mediante il suo coadiutore, Mons. J. C. Prince. Fu ordinato sacerdote il 19-12-1846 dopo due soli anni di studi teologici, ma supplì all\’affrettata preparazione con uno studio serio e continuato per tutta la vita.
Per Ludovico ebbe così inizio quella mirabile serie di fatiche che, nonostante la congenita malferma salute, si era proposto di compiere per il bene delle anime. Per sei anni lavorò alacremente nella curia metropolitana in qualità di maestro delle cerimonie e segretario del vescovo, di capo della cancelleria e cappellano della cattedrale. Nel 1852 la S. Sede eresse la nuova diocesi di San Giacinto, e ne affidò a Mons. Prince la cura.
Costui, che apprezzava Don Moreau per la virtù, l\’ingegno e lo zelo, chiese a Mons. Bourget che gli permettesse di condurlo con sé come segretario. Mons. Bourget disse semplicemente al beato: "Figlio mio, prendi tu stesso una decisione. Va\’ a gettarti ai piedi di Nostro Signore: vi troverai la luce".
Nel proprio ufficio Don Moreau lavorò per tre senza mai prendersi una vacanza.
Dopo la morte di Mons. Prince (+1860) fece ancora da segretario ai successori di lui, Mona. Giuseppe La Rocque e Mons. Carlo La Rocque, i quali lo nominarono pure vicario generale della diocesi. Al loro servizio manifestò sempre un incomparabile zelo, un viva intelligenza e un\’ardente carità. Il tempo che gli restava libero dalle occupazioni lo impiegava nell\’assicurare i soccorsi spirituali a diverse comunità religiose, all\’ospedale e alla cattedrale di cui fu eletto vicario due volte, a trenta e a quarantacinque anni. Durante la cura pastorale provvide in modo speciale alle necessità morali ed economiche degli operai fondando l\’Unione di S. Giuseppe, che si sviluppò in modo lento ma sicuro, vent\’anni prima che sorgesse la Società degli artigiani canado-francesi.
Nel mese di luglio 1875, alla morte di Mons. Carlo La Rocque, il clero, le religiose, i fedeli di san Giacinto espressero il desiderio che il beato fosse fatto loro vescovo. Pio IX accolse il loro desiderio il 1-1-1876. Il 19 gennaio dello stesso anno il Moreau fu consacrato vescovo da Mons. Alessandro Taschereau, arcivescovo di Québec e suo metropolita(+1898).
A San Giacinto Mons. Moreau si guadagnò presto la stima dei fedeli santificandosi nelle vie ordinarie della perfezione con la fedele osservanza di un regolamento di vita. Puntuale come un monaco, alle cinque del mattino era già in piedi per fare la meditazione e celebrare la Messa secondo il cerimoniale romano che con Mons. Bourget fu uno dei primi a introdurre in diocesi, e a osservarlo con tanta scrupolosità da essere chiamato "uomo di rubriche". Ogni domenica prendeva parte alla messa solenne parrocchiale e voleva che tutti i sacerdoti della cattedrale vi fossero presenti. La sera non andava a dormire se prima non aveva fatto la visita al SS. Sacramento e la Via Crucis.
Durante la giornata il santo vescovo era sempre a disposizione di tutti, sia che pregasse, sia che studiasse, sia che leggesse la Bibbia in ginocchio. Un giorno alla settimana riceveva i poveri ai quali faceva dare copiose elemosine. Per se stesso non chiedeva, non esigeva nulla, ma dimostrava la sua riconoscenza a quanti gli davano del denaro perché gli permettevano di soccorrere i malati e i bisognosi. Per aiutarne il maggior numero possibile, nella sua vita quotidiana si privava di molte cose. Viveva nella più disadorna camera dell\’episcopio, vestiva modestamente, non fumava e non beveva vino per ottenere al suo clero la grazia della temperanza.
Con chi lo avvicinava, il santo pastore parlava più della virtù che del peccato. A chi si trovava in difficoltà diceva: "Pregate e tutto andrà per il meglio". Non si lamentava dì nulla perché era convinto che "una giornata senza croce era una giornata perduta per il cielo". Malgrado la vivacità del suo temperamento, non fu mai visto perdere la pazienza. Un teste nei processi canonici affermò: "Non una sola volta ho udito cadere dalle sue labbra una parola dura. Non una sola volta ho potuto scoprire, nel tono stesso delle sue parole, la più piccola nota di asprezza". Era raro che fissasse qualche persona in viso anche nelle brevi ricreazioni che faceva con i suoi collaboratori dopo le refezioni. Fu considerato da chi lo conobbe "l\’umiltà personificata". Rideva quando qualcuno gli diceva che era brutto e non credeva ai complimenti che gli facevano. Fu udito esclamare: "Io sono miserabile!". Quando qualcuno gli attribuiva dei miracoli se ne rammaricava, e diceva che sarebbe restato a lungo in purgatorio a causa della troppo buona opinione che si aveva di lui. Al solo vederlo la gente percepiva subito che era unito a Dio. Diceva infatti: "Quest\’uomo vive continuamente alla presenza del SS. Sacramento". Un sacerdote attestò: "Quando esco dall\’ufficio di Mons. Moreau ho l\’impressione di uscire dalla cappella".
Lo zelante pastore s\’interessava molto del suo clero. Lo radunava sovente per conoscerne le necessità, lo stato della diocesi e dare le opportune direttive. Tutti i giovedì riceveva i sacerdoti che gli volevano parlare personalmente. Ci teneva molto che i parroci gli facessero visita possibilmente una volta al mese. Li consultava nell\’assegnare uffici e benefici come un buon papa. Invece di fare delle preferenze, generalmente seguiva l\’ordine di anzianità. Tutti i sacerdoti si trovarono quindi a loro agio con il proprio vescovo. Prima di prendere una decisione Mons. Moreau rifletteva a lungo, e sgranava un rosario dopo l\’altro perché amava comportarsi come un bambino nelle mani del buon Dio. Fedele al detto: "Ad ogni giorno il suo affanno", non era precipitoso nell\’agire. Una volta, però, che aveva preso una decisione per il bene delle anime e la gloria di Dio, nulla lo arrestava, nemmeno il timore della prigione. Chiedeva con un\’estrema discrezione e otteneva assai. Comandava raramente ed era ubbidito sia perché possedeva in sommo grado il senso della misura, e sia perché in tutte le cose s\’ispirava ai principi soprannaturali. Suo motto era: "La giustizia prima di tutto". Quando prese possesso di San Giacinto, la diocesi era gravata da debiti, quando morì aveva dei crediti. Era talmente osservante dei diritti altrui che sovente s\’informava se le sue obbligazioni erano soddisfatte fìno all\’ultimo centesimo. Sovente gli capitava di avere bisogno di denaro. Se le somme erano piccole si rivolgeva a S. Antonio di Padova, se erano considerevoli si rivolgeva a S. Giuseppe.
Anche da vescovo Mons. Moreau lavorò per tre senza concedersi un momento di riposo, benché soffrisse di anemia generale. Convinto che sotto la mitra stava nascosta una corona di spine, egli abbracciò volentieri la croce, e affinchè fosse noto a tutti che non confidava nelle sue fragili forze, ma soltanto nella grazia del Signore, nello stemma episcopale fece porre il detto dell\’apostolo, che costituì il programma della sua vita: "Posso tutto in colui che mi da forza" (Fil. 4,13).
Tra i suoi primi atti è da ricordare un\’istruzione data nel 1876 per regolare nei dettagli le cerimonie per la confessione, la comunione e l\’ornamentazione delle chiese. L\’8-12-1876 interessò il clero all\’Opera del S. Cuore che poco prima aveva approvato sotto il titolo di Unione spirituale nel S. Cuore di Gesù. A breve distanza di tempo raccomandò con ardore al clero la Piccola Opera del S. Cuore di Gesù destinata a promuovere la santificazione dei fanciulli e a suscitare tra loro vocazioni sacerdotali e religiose. Si era proposto di essere il vescovo del S. Cuore e così fu, a ragione, chiamato dai contemporanei.
Il beato fu intrepido e vigilante nel difendere la fede cattolica dagli errori dei protestanti e nel propagarla. Sostenne le scuole cattoliche soprattutto nei cantoni orientali della diocesi, e indicò con fermezza ai parroci di quelle regioni la via da seguire per impedire che i cattolici più poveri, a contatto dei protestanti più facoltosi, perdessero la fede. Ad essi raccomandò di predicare con semplicità e dignità le verità della fede in modo da spingere i fedeli alla frequenza dei sacramenti. Prima ancora che S. Pio X nel 1905 esortasse i vescovi a stabilire nelle parrocchie la Confraternita della Dottrina Cristiana, Mons. Moreau dispose che nella sua diocesi tutte le domeniche fosse insegnato il catechismo per un\’ora, e che fosse molto curata la preparazione dei bambini alla prima comunione senza discriminazione tra ricchi e poveri. Per l\’insegnamento primario nelle parrocchie il 12-9-1877, con l\’aiuto di Elisabetta Bergeron (+1936), fondò le Suore di S. Giuseppe. L\’Istituto fu considerato il suo capolavoro per i buoni frutti che portò.
In quel tempo "agglomerati" di poveri cattolici, detti anche "townships", costretti a vivere in mezzo a protestanti, essendo privi di istruzione religiosa, pregarono il vescovo di mandare loro dei sacerdoti residenti a Sweetburg e a St.-Armand, e di creare una nuova missione nella parte orientale di St.-Armand, e un\’altra nella signoria di Foucault. Il beato accolse il loro invito. Difatti stabilì attorno alla piccola chiesa e scuola dei "townships" delle comunità insegnanti, in modo speciale l\’Istituto delle Suore di S. Giuseppe.
Con non minore diligenza Mons. Moreau provvide anche alle necessità delle comunità religiose esistenti in diocesi. Aiutò le Suore della Carità dell\’ospedale generale di Montreal o Suore Grigie; sorvegliò l\’Istituto delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, di vita contemplativa, fondate a San Giacinto nel 1861 da Madre Caterina Aurelia Caouotte, e ne ritoccò le costituzioni; chiamò in diocesi i Fratelli Maristi per l\’istruzione e l\’educazione della gioventù.
Per il bene dei fedeli, secondo le usanze del tempo, il vescovo di San Giacinto moltiplicò le confraternite e le pie associazioni, come ne fanno fede le sue lettere circolari. A lui è dovuta l\’istituzione in diocesi delle Quarantore, dell\’Unione di Preghiere, della Società di temperanza, dell\’Obolo di S. Pietro, del Santo Rosario e del Terz\’Ordine di S. Francesco. Istituì pure le congregazioni delle Figlie di Maria, delle Dame di S. Anna e delle Dame di Carità, della S. Vergine per gli uomini, della Santa Famiglia.
Mons. Moreau molto si adoperò per l\’istruzione e la formazione del clero. Con l\’aiuto della signorina Eleonora Charron (+1912), sua penitente del 1859 al 1866, fondò le Suore di S. Marta per il servizio domestico del seminario; aiutò diversi giovani a proseguire gli studi secondari; mandò numerosi chierici a Roma perché si formassero presso le Pontificie Università; ordinò 150 preti; eresse tredici parrocchie; visitò ogni anno con molta regolarità un terzo delle 71 parecchie della sua diocesi composta da nove contee e amministrò la cresima a circa 50.000 persone. Egli fu un dottore, non tanto sulla cattedra, poiché non era eloquente, ma con la penna. Tenne undici sinodi per il buon funzionamento dei pastori e dei fedeli; scrisse, dal 1860 al 1901, 15.000 lettere e 250 pastorali e circolari riguardanti le leggi e le discipline ecclesiastiche, l\’amministrazione delle parrocchie, il governo delle comunità religiose e delle pie associazioni, le opere di educazione e di beneficenza, i vizi e gli errori moderni, i doveri sociali, la colonizzazione e la missione agricola, ecc. E\’ stato pure uno dei padri del VI e VII concilio provinciale di Québec, poi del I concilio provinciale di Montreal. Si recò due volte a Roma a visitare le tombe degli Apostoli, e Leone XIII gli diede una testimonianza della sua particolare benevolenza facendolo Conte Romano e Assistente al trono pontificio.
Mons. Moreau venerò in sé e negli altri vescovi la dignità di successori degli Apostoli. Partecipò con loro attivamente alle dispute politico-religiose del tempo, ma la sua virtù gli permise di restare in buone relazioni con tutti e di fare opera di equilibrio con la sua onestà, sincerità e franchezza. La nazione canadese, composta dalle province dell\’Ontario, Québec, Nuova Scozia e New Brunswich, nacque ufficialmente il 1-7-1867 con il pieno riconoscimento dei diritti acquisiti dalla Chiesa e dalle sue istituzioni. Il 15-7-1870 anche i territori dei nord-ovest canadese, popolati in prevalenza da protestanti, si unirono al governo centrale con la firma dell\’Atto di Manitoba. Alla minoranza cattolica furono riconosciute le scuole e Fuso della lingua francese. I vescovi, responsabili della sorte dei franco-canadesi, furono costretti a intervenire nella politica, ma rimasero divisi sul modo di comportarsi nei riguardi del liberalismo allora imperante. Mons. Bourget e Mons. Laflèche, eletto vescovo di Trois-Rivières, affetti da un esagerato ultramontanismo, in occasione delle elezioni del 1871 proclamarono il primato della chiesa sullo stato e cominciarono un\’offensiva generale contro il liberalismo. Mons. Taschereau, invece, loro metropolita, sostenne che il liberalismo dottrinale condannato più volte dalla Chiesa non era da confondersi con il partito liberale.
Mons. Moreau si tenne scrupolosamente lontano dalla politica. Il 22-9-1875, in qualità di amministratore della diocesi di San Giacinto aveva firmato l\’Ordinanza collettiva con cui tutti i vescovi della provincia ecclesiastica di Québec mettevano i fedeli in guardia dal liberalismo senza alcun accenno al partito liberale, ma quando Mons. Taschereaur l\’8-3-1876 intervenne pubblicamente per denunciare l\’interpretazione antipartito liberale dell\’Ordinanza da parte di alcuni giornali, il nuovo vescovo di San Giacinto scrisse al suo metropolita per dirgli che l\’appoggiava solo per mantenere l\’unione nell\’episcopato, e che si augurava che i vescovi e il clero in genere intervenissero il meno possibile in politica per non perdere il rispetto dei fedeli. Il 24-8-1877 fece sapere a Mons. Laflèche che avrebbe ben presto rimosso un parroco perché "troppo mescolato alla politica e agli affari municipali". Era un modo discreto di fargli sapere che a lui non piaceva il suo attivismo politico. La questione fu risolta l\’11-10-1877 da Mons. Giorgio Conroy, primo Delegato Apostolico in Canada, con un\’Ordinanza Collettiva in cui si faceva distinzione tra il liberalismo dottrinale condannato dai papi e il liberalismo politico. Mons. Laflèche appose la sua firma soltanto per devozione al papa e per rispetto al suo Delegato. Invece Mons. Moreau assicurò il rappresentante della S. Sede l\’11-3-1878 che avrebbe vigilato molto attentamente perché il suo clero si tenesse nei limiti della più esatta riserva per quanto riguardava la politica. In una circolare al clero, (19-3-1879) raccomandò di non fare consistere la predicazione "in noiose e indiscrete tirate su liberalismo e sui liberali " perché "è essenziale per il successo e i frutti di un sermone o di una istruzione che si parli soltanto della gloria di Dio e della santificazione delle anime".
Al tempo del beato molto dibattuta fu pure la questione dell\’Università di Montreal, più volte richiesta da Mons. Bourget. Pio IX invece con la bolla Inter varias sollicitudines del 15-5-1876 eresse canonicamente quella istituita nel 1852 a Québec alla memoria del B. Francesco de Montmorency-Laval (1623-1708), fondatore della chiesa dell\’America Settentrionale, ed esortò tutti i vescovi della provincia ad affiliare a Laval i loro seminari e collegi. Contrariamente ai vescovi di Montreal e di Trois-Rivères, quello di San Giacinto pubblicò subito la bolla pontificia. Il 26-3-1880 scrisse al presidente della Scuola di Medicina di Montreal, affiliata all\’Università protestante di Victoria (Ontario): "Da parte mia ho sempre desiderato vivamente una università a Montreal, ma dopo che la S. Sede ha decretato una succursale di Lavai piuttosto che una Università io cammino nel senso della succursale, e per contribuire alla sua istituzione ho fatto affiliare a Lavai tutti i collegi della mia diocesi. Mi pare molto più sicuro e più cattolico lasciare fare la S. Sede che volerle forzare la mano". Poiché la Scuola di Medicina di Montreal rifiutava di sottomettersi alla bolla papale, il beato nel 1883 esortò ripetutamente Mons. Edoardo Fabre, successore di Mons. Bourget, a proibire ai suoi fedeli di frequentare la Scuola di Medicina sotto pena di vedersi rifiutare i sacramenti. Era il tradizionale mezzo dell\’episcopato nord-americano per proteggere la fede e sostenere le scuole cattoliche.
Quando l\’indeciso vescovo gli diede ascolto, Mons. Monreau se ne felicitò con lui e gli promise che avrebbe seguito il suo esempio, come difatti fece il 2-8-1883.
Il 19-3-1890 il governo del Manitoba e del Nord-Ovest Canadese, presieduto da Tommaso Greenway, decretò l\’abolizione delle scuole cattoliche e dell\’uso ufficiale della lingua francese in contrasto con la costituzione e con l\’atto di Manitoba del 1870. I vescovi del paese insorsero questa volta compatti a difesa dei loro diritti conculcati e si rivolsero a Leone XIII per ottenere al riguardo una sua enciclica. Il papa, prima di pubblicarla, in seguito alla richiesta del governo canadese presieduto dal cattolico Wilfrid Laurier, decise di inviare nel paese (marzo 1897) come suo Delegato Mons. Raffaele Merry del Val (+1930). Mons. Moreau, in quel tempo decano dei vescovi, gli fece buona accoglienza e gli espresse con franchezza, chiarezza e senso di responsabilità la necessità di non scendere a compromessi con il governo. Il Delegato invece non riuscì a intendersi né con i governanti del Manitoba né con quelli di Ottawa. Qualsiasi governo al potere del resto non avrebbe potuto votare la legge di accomodamento. Leone XIII l\’8-12-1897 pubblicò l\’enciclica Affari vos con la quale approvava i vescovi che avevano condannato le leggi ingiuste del Manitoba, ma raccomandava loro di accettare il Regolamento Laurier-Greenway, che permetteva ai cattolici di insegnare per mezz\’ora al giorno la religione nelle scuole governative, come soluzione parziale, allo scopo di ottenere il perfezionamento per vie pacifiche.
Il beato il 12-1-1898 comunicò con una circolare al clero e ai fedeli l\’enciclica pregandoli "di ricevere la parola del Vicario di Cristo con un profondo spirito di fede, con sentimenti dì viva riconoscenza, di filiale fiducia e di sincera sottomissione" e "senza aggiunte dì commenti personali".
Molto equilibrio dimostrò Mons. Moreau anche quando la S. Sede decise di smembrare la diocesi di Trois-Rivières, di cui era titolare Mons. Laflèche, creando quella di Nicolet. La S. Sede interpellò i vescovi della provincia. Essi, il 23-3-1876, votarono tutti contro la decisione, eccetto Mons. Taschereau. Dopo sette anni di contese Leone XIII ne decise la divisione sia perché nel frattempo i paesi attorno a Trois-Rivièrs si erano sviluppati assai, e sia perché i vescovi della provincia, esasperati dalle interminabili crociate politico-religiose di Mons. Laflèche, erano ormai favorevoli alla divisione. Mons. Moreau ne espresse la propria soddisfazione al metropolita e al Prefetto della S. Congregazione di Propaganda Fide, il cardinale Giovanni Simeoni, e condusse Mons. Elphège Gravel, primo vescovo di Nicolet, a Mons. Laflèche, per mostrargli che la divisione della sua diocesi era necessaria per il bene delle anime e che contro di lui, suo antico maestro, non conservava animosità.
Il beato continuò a trascorrere la vita in una grande semplicità e quasi come un anacoreta, sempre intento alla preghiera e alla guida del suo popolo. Quando cominciò, a causa dell\’anemia, a camminare con fatica e a cadere, diede le dimissioni (1892), ma non furono accettate. La S. Sede nel 1893 gli diede un coadiutore nella persona di Mons. Massimo Decelles (+1905) al quale lasco la cura degli affari temporali della diocesi. Costui negli anni che rimase a fianco del beato fu colpito dalla piena devozione al papa che inculcò nei diocesani. Nei processi canonici attestò che essa " fu veramente uno dei tratti più caratteristici della sua anima e della sua pietà. Per lui Chiesa e Papa formavano una cosa sola. Egli amava il Papa con lo stesso amore con cui amava la Chiesa: con la stessa tenerezza, con lo stesso zelo, con la stessa fede".
Nel 1896, quando celebrò le nozze d\’oro sacerdotali, e nel 1901, quando celebrò il giubileo d\’argento episcopale, il beato si piegò in modo ammirabile a tutto quello che gli altri disposero: alle lunghe cerimonie, alle lodi, alle felicitazioni. Riferì tuttavia a Dio ogni onore e gloria, e se ne rimase modesto e umile come al solito.
Mons. Moreau, che pensava sovente alla morte e di frequente ne parlava, morì com\’era vissuto: da santo. Vide venire la fine con gioia e molta conformità al volere di Dio il 24-5-1901, perché aveva veramente amato la sua diocesi e il suo popolo con tutte le forze. Le sue reliquie sono venerate nella cattedrale di San Giacinto. Paolo VI ne riconobbe l\’eroicità delle virtù il 10-5-1973, e Giovanni Paolo II lo beatificò il 10-5-1987.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 5, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 286-295
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