Analogia

“Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica”. Analogia (dal gr. = somigliante. proporzionato, relativo a un altro): è un rapporto tra due cose o per ragione di somiglianza o per ragione di dipendenza causale.

L\’analogia è la base e l\’anima di tutto il linguaggio umano: l\’uomo ragiona e conosce sempre per via di confronto e di paragone, perché l\’intelletto, per la sua naturale tendenza all\’unità, inclina a scoprire i vincoli e i rapporti tra le varie cose per superar ne la molteplicità.
 Aristotile intuì l\’importanza dell\’analogia e ne fissò le leggi fondamentali (v. VII Physic. IV, 11; Poster. Anal. II. cc. XIII e XIV; Ethic. ad Nic., I, c. 6; Metaph. l. IV, c. 1 l. X, c. l; l. XII, c. 4), S. Tommaso fu portato a studiare profondamente l\’analogia per difendere il valore della nostra cognizione intorno alle cose divine contro la corrente agnostica della filosofia giudaica medioevale (Rabbi Mosè Maimonide). Secondo S. Tommaso, supposto che Dio è causa del mondo, fra l\’uno e l\’altro ci dev\’essere un rapporto di somiglianza, che oscilla tra un minimo e un massimo, in modo però che la creatura non sia tanto simile a Dio da raggiungere una identità formale (univocità), né tanto dissimile da rimanere a Lui del tutto estranea (equivocità). Quel rapporto di somiglianza tra il Creatore e la creatura si dice analogia di attribuzione, quando consiste nella semplice relazione di effetto alla propria causa (per es. materia e Dio), senza una ragione di somiglianza intrinseca. Se invece quel rapporto, oltre alla subordinazione causale, include anche una somiglianza formale tra la creatura e Dio, allora si dice analogia di proporzionalità. In base a quest\’ultima analogia una perfezione creata, per es. la bontà, si può attribuire a Dio e all\’uomo secondo lo stesso concetto formale, ma secondo modi diversi, perché l\’uomo partecipa della bontà divina imperfettamente, mentre Dio è la stessa bontà, in tutti i casi le perfezioni delle creature vanno sempre purificate da ogni imperfezione prima di essere attribuite a Dio. In tal modo noi formiamo tanti concetti di Dio secondo le perfezioni delle cose da lui create, e quei concetti non esprimono adeguatamente la divinità, ma non sono falsi. perché come alle molteplici perfezioni create risponde un solo principio perfettissimo imperfettamente rappresentato dalle creature, così ai diversi concetti che noi attingiamo dalle cose risponde una sola forma suprema imperfettamente espressa. Il processo analogico si attua in tre fasi: 1.a affermazione : Dio è buono (perché sono buone le creature); 2.a negazione : Dio non è buono (alla maniera delle creature); 3.a eminenza: Dio è la stessa bontà (in modo trascendente). L\’analogia domina anche nel campo della rivelazione, dove i misteri incomprensibili sono espressi in formule analogiche desunte dal linguaggio comune (analogia naturale); inoltre c\’è l\’analogia soprannaturale o di fede, che consiste nel paragonare i misteri tra loro per ricavarne una migliore intelligenza, come afferma il Conc. Vatic., sess. III, c. 4 (DB, 1796).